The Chestnut Man (in italiano L’uomo delle castagne) è l’adattamento Netflix dell’omonimo romanzo di Søren Svejstrup, sceneggiatore di The Killing. Rimanendo all’interno dell’ambiente Netflix è da segnalare che la protagonista della storia, Naia Thulin, è interpretata da Danica Curcic già comparsa in un’altra serie danese sempre di Netflix, ossia Equinox.
Si tratta di un crime thriller dalle forte tinte splatter, almeno per quanto portato in scena in questo primo episodio, ma risente anche dei vari cliché del genere ritrovandosi appesantito da varie sottotrame a tema familiare che non fanno altro che rallentare l’esposizione del caso.
Un triplice omicidio nel passato; una morte recente; la scomparsa della figlia di una carica politica importante; varie problematiche famigliari da presentare al pubblico: questo è lo spaccato narrativo con cui si presenta al pubblico The Chestnut Man.
SPLATTER QUANTO BASTA
Si tratta di una presentazione in linea di massima interessante, specialmente per quanto concerne l’opening che prende in esame il multiplo omicidio del 1987. Tuttavia, questo primo episodio risente dei consueti appesantimenti di una premiere: c’è la necessità di presentare il contesto narrativo ed i personaggi allo spettatore.
Ecco quindi una carrellata velocissima di volti, nomi, cognomi, ruoli all’interno della società, amicizie, antipatie, figli, collegamenti ed altro ancora. Ma anche luoghi, lavori, passioni e debolezze. Ci deve essere spazio per tutto quanto e lo spettatore deve riuscire a digerire queste informazioni per poter andare avanti. Se si tiene in considerazione la struttura narrativa fatta di varie dislocazioni temporali, poi, si comprende l’importanza di riuscire a collocare nomi e luoghi al posto giusto fin dal primo episodio.
La narrazione del fantomatico “uomo delle castagne” oggetto dello show si apre nel 1987, come detto, e ricompare in scena solo trent’anni più tardi con un’altra morte violenta. Prima di questa, tuttavia, era scomparsa (e successivamente ritrovata morta) la figlia di una importante figura politica danese, Rosa Hartung. Passato, presente e ancora passato che si intersecano attorno ad una figura, questo killer che lascia degli omini di castagne sul luogo del delitto, dall’identità sfuggevole.
RIVELAZIONI ALL’ORIZZONTE?
Una caccia all’uomo, quindi, che presenta tuttavia alcune problematiche di fondo: Naia prende l’incarico di questo caso, ma ha intenzione di lasciare la sezione omicidi per poter avere più tempo con la propria figlia; Mark Hess è momentaneamente parcheggiato al fianco di Naia in attesa di sviluppi sull’indagine che lo riguarda; la famiglia Hartung è ancora pesantemente sconvolta dalla morte della figlia e viene attaccata da messaggi minatori. Si tratta di cliché del genere crime, questi spaccati famigliari, che aiutano lo spettatore ad empatizzare con il personaggio. Un elemento furbo, quindi, ma che non può non appesantire la visione della puntata.
Si percepisce, inoltre, all’orizzonte un altro cliché del genere: collegamento tra passato e presente. L’omicidio del 1987 non è stato piazzato sicuramente solo per dare allo spettatore un’idea di quando sia “nata” la passione per il sangue dell’uomo delle castagne. Presumibilmente, infatti, uno dei personaggi in scena potrebbe essere uno dei figli sopravvissuti al massacro: da quanto appuntato durante la chiamata alla centrale di polizia, infatti, sappiamo che due dei figli (un maschio ed una femmina) sarebbero sopravvissuti. Possibile quindi che all’orizzonte si prospetti una rivelazione di questo tipo?
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The Chestnut Man è un buon thriller con punte di splatter intense, ma dosate senza esagerare. Il pilot risente del proprio ruolo introduttivo, come era lecito aspettarsi. Si tratta di uno show che conta un totale di sei episodi e valutata la mente dietro l’opera (Søren Svejstrup, The Killing) una possibilità non sarebbe la scelta più sconveniente. Anche perché, accantonati alcuni cliché del genere, lo show potrebbe regalare plot twist e scene al cardio palma di un certo tipo. L’intro riguardante gli omicidi del 1987 ha mostrato chiaramente la pasta di The Chestnut Man.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.