Il viaggio nella vita di Alex è ricco di momenti di tristezza e riflessione. Eppure, ciò che ha catturato fin da subito l’attenzione dello spettatore è la capacità della protagonista di non abbandonarsi allo sconforto, rialzandosi ogni giorno alla ricerca del proprio futuro. Alex non smette di coltivare i suoi sogni, non abbandona l’idea di poter rimettersi a studiare e non si lascia abbattere dagli ostacoli della povertà, impegnandosi costantemente a regalare a sua figlia un’infanzia migliore della sua.
“I need to work, Sean. So I can make my own money so that I can be independent.”
UNA STORIA CICLICA
L’impossibilità da parte di Alex di gestire la crisi di Paula, e la rassegnazione di non possedere i mezzi per poter prendersi cura della stessa come vorrebbe, rendono Alex vulnerabile e più sola del solito. Ed è proprio per questo che l’iniziale ferrea posizione di Alex, che per tutto l’episodio sceglie di mantenere i confini tra lei e Sean, sembra affievolirsi di fronte alla sicurezza che mostra quest’ultimo nel prendersi cura di lei e Maddy.
Il desiderio di una famiglia felice, pur in difficoltà, porta la protagonista ad abbassare la guardia, scegliendo di credere alla volontà dell’ex compagno di cambiare abitudini e, seppur per pochi istanti, Alex ringrazia veramente che Sean sia lì, ad aiutarla a gestire la madre e a combattere l’intrusione del padre nella sua vita. Inconsapevolmente, la ragazza dà un’opportunità a Sean e soprattutto a sé stessa di abbandonarsi alle cure di qualcun altro, di essere rassicurata nel momento del bisogno.
Tuttavia, come prevedibile in tutte quelle situazioni che si sentono ripetere fin troppo spesso, Alex torna prigioniera del suo aguzzino, con la sola colpa di aver voluto essere indipendente e di aver tentato di inseguire i propri sogni. Il ciclo si ripete.
PERCHÉ MAID É UNA SERIE ASSOLUTAMENTE DA VEDERE
Nello scorrere gli episodi è quasi impossibile credere che quella di Alex sia una storia vera. Eppure.
Lo sgomento di fronte agli eventi e all’insensibilità di una società che ha lasciato una donna e sua figlia nell’indigenza assoluta, suscita un senso di rabbia e indignazione, costringendo tutti ad aprire gli occhi su una fetta di realtà finora mai considerata.
Ma Maid non è una serie da vedere solo per la toccante storia di Stephanie Land. Il nuovo prodotto Netflix risalta per lo stile della narrazione che, in maniera semplice ed efficace, mette in luce i numerosi problemi della burocrazia americana che non incoraggia una madre in difficoltà. Alex si ritrova a poter contare davvero solo sulla sua forza di volontà, circondata dall’indifferenza di tutti.
L’occhio della protagonista che si affaccia sul mondo risulta, come già sottolineato, una tecnica incisiva: le problematiche vite degli altri, sempre pronti a lagnarsi per qualcosa, appaiono effimere una volta messi i panni di chi davvero potrebbe lamentarsi. Alex non elemosina, non si lamenta e non si arrende, tant’è che di fronte alla prigionia che la vede, nuovamente, vittima del suo carnefice l’unica persona con cui riesce a prendersela è sé stessa, per essersi abbandonata ad un momento di debolezza in una vita che le ha regalato solo dispiaceri.
“I’m so stupid.”
Il finale di puntata vede Alex sprofondare nel suo io, totalmente incapace di far fronte alle catene che la vedono nuovamente prigioniera del suo carnefice. Mancano due episodi alla conclusione e la speranza di un lieto fine è vivida più che mai.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episodio dopo episodio, Maid conferma la sua forza dirompente, rendendo impossibile a tutti rimanere indifferenti dinanzi una storia così violenta e fragile allo stesso tempo.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.