by the old Moulmain Pagoda, looking lazy at he sea.”
(Rudyard Kipling – Mandalay)
Sin dall’inizio, protagonista della puntata è Lord Mountbatten, zio del principe Filippo. Era già stato introdotto nei primi episodi della serie, quando era interpretato da Greg Wise e veniva un po’ deriso come “colui che si è venduto l’India”. (Per maggiori informazioni in merito si può vedere il film Il Palazzo del Viceré, dove nei suoi panni c’è il conte di Grantham di Downton Abbey, cioè Hugh Bonneville).
Ora ritorna con tutt’altro piglio, impersonato da Charles Dance, una scelta perfetta dal punto di vista fisico data l’impressionante somiglianza dell’attore con il vero Lord Mountbatten, e anche dal punto di vista attoriale. A parte l’esperienza fatta in Game of Thrones come indimenticato papà Lannister, risulta particolarmente incisivo nel raffigurare un vecchio militare, tutto intriso di concetti d’onore e mentalità imperial – colonialista, come dimostra la poesia di Kipling riportata sopra. Viene recitata in una scena assai suggestiva e un po’ horror, dove lo si vede illuminato da solo nel buio, inquadrato di scorcio. Lo scrittore di capolavori per ragazzi come “Kim” e “Il Libro della Giungla”, infatti, era fiero sostenitore dell’espansione coloniale e considerava “fardello dell’uomo bianco” portare “la civiltà” agli altri popoli.
Il progetto di colpo di stato di cui nel titolo, lo vede al centro come figura chiave, dove inizia subito a farsi due conti e giunge a conclusione di avere assolutamente bisogno dell’appoggio della regina per sperare in un successo.
La sovrana, intanto, viene mostrata mentre gira il mondo per acquistare nuovi cavalli per la sua scuderia, fregandosene bellamente senza tener alcun conto della grave crisi economica in cui versa la Gran Bretagna. Meglio ancora, è in viaggio con l’amico di sempre, Lord “Porchey” Carnarvon e rimpiange la strada non intrapresa, quella della vita da gentildonna di campagna, dedita alla sua passione per l’equitazione.
Non per niente, la serie ha mostrato come, ai tempi del matrimonio con Filippo, la regina avesse considerato anche Porchey come suo possibile consorte. Si noti comunque come The Crown non abbia alcun timore di mostrare anche i lati meno encomiabili ed edificanti della personalità e dei comportamenti dei suoi personaggi principali, soprattutto in questa terza stagione, dove si sente ripetere, quasi come un ritornello ad ogni piè sospinto, quanto siano grigi, noiosetti e rigidi Elisabetta, Filippo e tutto l’ambiente di corte. L’avanzare dell’età certo non aiuta freschezza e frizzantezza.
Forse dipende anche da questo, ma nonostante la grandezza e l’epicità del tema trattato, cioè un colpo di stato, tutto si svolge sottotono, con i calcoli razionali di cui si diceva prima, un cortese “no” da parte della regina e, meglio ancora, con l’intervento dell’inimitabile Alice di Battenberg, sorella di Lord Mountbatten (è lo stesso nome, semplicemente in versione inglese e tedesca).
La principessa aggiunge al suo incredibile curriculum di sordità, fuga dalla Grecia, psicanalisi con Freud ed elettroshock quello di aver ammansito il fratello con un semplice “Sta’ skis ca suma vegg” invito a non buttarsi in imprese pazze, data la tarda età. Almeno a quanto si vede nell’episodio.
Tutto sommato, questa vecchia generazione riesce a conquistarsi la simpatia dello spettatore, così come i giovani Carlo e Anna (più lui che lei). I problemi maggiori sembra averli la generazione di mezzo, la quale non sembra trovare un equilibrio tra la rigidità di Elisabetta e le pazzie di Margaret.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).