The Lady 3×01 – Episodio UnoTEMPO DI LETTURA 4 min

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L’amore è spessiale, a tanti fa bene come a tanti fa male”

Contro ogni umana aspettativa, The Lady, fiore all’occhiello della poliedrica Lory Del Santo, torna, per il terzo anno consecutivo, ad accompagnare i nostri movimenti intestinali del mercolady sera, regalandoci quasi quindici minuti di web-bifidus, assimilabili comodamente da qualsiasi dispositivo mobile e utili, certamente, a lustrare in maniera più che accurata il nostro colon senza dover ricorre ad alcuna procedura ospedaliera invasiva. Actiregularis a parte, sarebbe comunque limitativo ridurre lo show solo ed unicamente alle sue indubbie doti purgative.
The Lady – quest’anno la perfidia si fa addirittura patinata – continua infatti a palesare prepotentemente la sua duplice natura, sia finzionale che documentaristica, riuscendo nella mastodontica impresa di raccontare al variegato pubblico del web le derive sociali in seno alla decadente società post-tronistica da lei affrescata; utilizzando un linguaggio cinetelevisivo oltremodo pionieristico, fatto di dialoghi scabrosi che nascono da un grottesco utilizzo della volgarità, strumento privilegiato, in quanto universalmente accessibile, per mostrare allo spettatore in maniera tanto didascalica quanto immediata le diverse forme di devianza sociologica sottese alla nostra società contemporanea. Forte della pressoché sconfinata libertà messa a disposizione dall’Internet, medium grazie al quale la Del Santo può dare libero sfogo al suo incommensurabile estro creativo, la regista/produttrice/sceneggiatrice/costumista/scenografa/operatrice/ecc. fa sì che la personalità del suo show resti perfettamente intatta, quasi immune all’inesorabile trascorrere del tempo, conferendo al suo marchio dalla quasi lisergica nomenclatura, uno spessore tale da garantirle, d’ufficio, un posto di tutto rispetto nell’olimpo dei grandi nomi legati alla produzione web-televisiva.

Donna a cui piacciono le pause: Mi fai pena. Sei come uno squalo. Non hai ossa neanche nel cranio. Appena esci in società dimostri che sei fatto di cartilagine. Tirato fuori dal tuo mondo muori schiacciato dal tuo essere. E’ come un peso che ti annienta.”
Uomo all’antica che ama i grattacieli e odia il pecorame: “E tu sembri la balena blu. I tuoi pensieri pesano tonnellate. Non concepisci la diversità. Vedi tutto in una direzione che è la tua.”
Artista da sagra dal capello lungo magistralmente unto: “Capire  non significa voler giustificare”
D: “Giustificare non significa condannare”
A: “Condannare non significa voler trovare una soluzione”
D: “Le soluzioni sono sempre contrastanti”
U: “Non c’è via d’uscita. Ecco perché accadono i disastri. Comunque l’unica certezza è che nella vita qualcosa succede sempre”

Che dire invece dei passi avanti compiuti dalla trama in questa scoppiettante premiere? Nulla.
Come al solito l’avanzamento diegetico risulta essere quasi interamente inesistente, oltre che inversamente proporzionale al numero di nuove trame aperte di stagione in stagione. A conti fatti, gli unici brevi attimi di reale progressione narrativa sono circoscritti ai 40 secondi precedenti alla sigla, grazie ai quali scopriamo che Zora è in possesso di documenti scottanti in grado di polverizzare The Lady, e grazie ai quali finalmente potrà coronare il sogno di una vita: spodestarla, diventando così la nuova Lady, The Dark Lady.
Tralasciando per un momento l’incommensurabile inutilità di tutto ciò che stiamo dicendo – scegliete voi tra “inutilità nel senso che pare futile sottolineare l’ovvio dicendo che The Lady è un capolavoro” oppure “inutilità nel senso che in quindici minuti potevo fare un sacco di cose più divertenti, tipo suicidarmi” – dialoghi come quello esposto poco sopra testimoniano l’intenzione della serie di voler proporre sempre nuovi spunti di riflessione al bisognoso spettatore, mendìco d’un sorso di refrigerante supporto emotivo. E allora, in quali modi veicolare questa vigorosa retorica televisiva? La risposta, in virtù della sua ovvietà, vien da sé. Una simil Ivana Spagna appena intonacata che ringrazia i suoi fan, ad esempio, o una cougar in divisa che non usa elettrodomestici fatta eccezione per il cellulare (?), con il quale tra l’altro risponde solo ai pervertiti che provano a circuirla in piena notte, o ancora, un ragazzo che si allena a basket con il miglior allenatore/senza tetto sulla piazza.
Tutte scelte sacrosante. Scelte che tra l’altro contribuiscono a mettere in evidenza il tratto fondamentale della serie targata LDS. Figura maschile e femminile assumono, in quest’ottica, due caratterizzazioni ben marcate: l’uomo, ridotto ai suoi puri istinti procreativi, ricorda in qualche modo i personaggi diretti dal regista spagnolo Almòdovar, mentre la figura femminile, votata alla celebrazione della bellezza in tutte le sue forme, assume i connotati di quella visione Felliniana che, se continuiamo a scrivere tutte ste minchiate, forse è il caso che la smettiamo di guardare sta roba.

THUMBS UP THUMBS DOWN
Altre parole sarebbero superflue. Limitatevi a guardare il trailer del prossimo episodio. Ah, questa settimana ringraziamo. Così, a caso.

 

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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