“Le vie del Signore sono infinite,
e i soldi aiutano a percorrerle”
Pronti via e The Lady viene inquadrata intenta nel ricercare la propria anima gemella, lasciando lo spettatore un attimo destabilizzato, abituato com’è a vedere la propria serie tv preferita trattare argomenti di tutt’altro spessore. Quello della futile e stereotipata ricerca del proprio partner di vita è materiale per basse commediole romantiche americane, non di certo per una serie disillusa e “alta” come The Lady. Ma il trucco dell’autrice Del Santo è quello dei più comuni registi intellettuali, quando per un attimo “sembrano” abbassare il punto di vista del “narratore invisibile” (ossia, la macchina da presa), solo per elevare con più ampio respiro e con maggior aderenza alla realtà la propria visione del mondo.
“E tu a che Accademia di recitazione sei iscritta?”
“L’Accademia delle Arti Marziali”
“E cosa insegnano?”
“Che essere un UFO è la cosa più comune al giorno d’oggi”
Non bastano infatti che pochi minuti per tornare all’ermetismo tipico della Del Santo. La sauna, ambientazione d’élite per classi agiate, diventa la sede intellettuale della simil-Setta dei Poeti Estinti, riunitasi a disquisire sui massimi sistemi. Solo un pretesto, ovviamente, per svelare le ricercate intenzioni dell’autrice che, ispirata dalla pirandelliana “maschera” dell’essere, sembra voler dire al proprio pubblico che non siamo altro che degli Iron Fist Alieni. Tutti, indipendentemente dalla disponibilità economica che si possa possedere.
“E lo sai che nel serpente il veleno è nei denti, nella mosca è nel capo, nello scorpione è nella coda, mentre nel malvagio è in tutto il corpo?”
L’esistenzialismo della filmaker veronese, che per l’occasione approfondito anche il proprio bagaglio culturale in tema di zoologia, comincia allora a intraprendere una parabola ascendente, fino a sviscerare l’essenza stessa del male. L’uomo, ancora, non fa che recitare una parte, che sia buono o sia malvagio nel profondo, sta solo agli altri smascherarlo o meno. La zoologia, d’altro canto, sembra essere il leitmotiv di puntata, la metafora principe delle allegorie della Del Santo. Devota e “lo studente” ne sono una rappresentazione: lei si esibisce per lui con l’intento di sedurlo, come accade in certe famiglie del mondo animale; lui invece cerca di innalzare il proprio spirito con il sapere (Io studio tantissimo, studio forte, semicit.), a significare la perfetta sintesi dell’ipocrisia insita nella storia dell’uomo, che sempre ha tentato di evolvere i propri istinti, dimenticando di fatto le proprie origini naturali. Ammirabile come la Del Santo usi continuamente la danza, anche rischiando di risultare fuori posto rispetto al contesto (spesso anche in assenza di alcuna musica diegetica), pur di rappresentare la propria ideologia. Non è quindi un caso la presenza implicita della tematica gender, con la presenza del transessuale nella citata Setta (“ha scoperto di essere donna? aaah, mi pare di capire”), a testimoniare appunto che di fronte alla natura siamo tutti uguali; un importante quanto avanguardistico messaggio di Lory contro la politica sessista dell’era Trump.
“Ti brucerai i capezzoli, i raggi ultravioletti bucano l’ozono”
“L’astrofisica non m’interessa, io abbronzata sono più bella, questo conta”
Il ritorno della “ragazza nuda” (che, pur di tenere fede al suo ruolo, non ci mette nulla a spogliarsi nuovamente, dimostrando tutta la coerenza narrativa della Del Santo, autrice che conosce a menadito i background dei propri protagonisti, anche meglio di colleghe come J.K. Rowling), è l’ennesimo smacco alla conoscenza dilagante, al suo declino e appiattimento nell’era di Internet e dei social network. Tutto l'”Episodio Undici” mette in scena sempre più, infatti, questa dicotomia tra scienza e natura, tra fredda astrofisica e brucianti areole. Ma l’eterna lotta deve pur trovare un vincitore, e come Bruce Wayne abbraccia la propria oscurità diventando il Cavaliere di Gotham City, la nostra “ragazza nuda” comprende qual è il suo posto, diventando La Vagina di Miami e mettendo in atto il piano affidatole da The Lady.
“Ogni nostra azione, passo, movimento, decisione, deve tendere al massimo. Anche se una vita imperfetta non significa che non valga la pena di essere vissuta”
“Non mi stanco mai di ascoltarla. Ogni volta è come se dovessi imparare a conoscere la storia dell’Universo, una storia infinita”
La Del Santo affida così alla propria protagonista, Lona, il compito di rendere esplicita la sua poetica. L’influenza di un altro autore contemporaneo come Terrence Malick è altrettanto esplicita, e The Tree of Life irrompe nel dissacrante e allucinato mondo di The Lady. Lo scontro tra uomo e natura cede così il passo all’importanza e al valore infinito della vita umana. Le “maschere” che indossiamo sono, appunto, solo maschere, di fronte agli affetti e ai sentimenti di cui ci circondiamo, sono questi ultimi i veri obiettivi per cui lottare, non i soldi e il lavoro. Esattamente come The Lady è per Lona che, sempre coerentemente, dopo lo slancio sincero, prende subito le distanze da chi lavora per lei. Esattamente come, in netta opposizione, a fingere affetto, per giunta familiare, è la sorella di Lona, pronta a tradire l’animo tormentato della protagonista, nel più classico scontro “sorfratricida” che sicuramente rappresenterà uno step cruciale, di crescita, per l’eroina. Sì, la finzione narrativa prende il sopravvento sulla ricercata riflessione esistenziale, come ogni prodotto cinematografico che si rispetti, perché The Lady è in fondo un prodotto d’intrattenimento, anche se qualche volta ce lo possiamo scordare.
“Al momento nessuno può competere con te. Le tue quotazioni sono effervescenti”
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Dicono che stimola i radicali liberi“I nostri radicali, dopo l’ennesima visione del capolavoro The Lady, rimangono sempre in continua fibrillazione, fino alla prossima puntata.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.