Cosa c’è di più importante per una serie comedy-sitcom di riuscire a coinvolgere i propri spettatori e catturarne l’attenzione facendola poi sfociare in una naturale e sana risata? Assolutamente niente. Proprio questo, infatti, è il cardine imprescindibile da cui si deve iniziare a lavorare. Svuotata del suo elemento comico, una serie del genere non ha alcun senso di esistere e facilmente naufraga in poco tempo.
Raramente guardando una sitcom o comedy che sia, lo spettatore si aspetta di poter ottenere anche una vera e propria trama di serie sulla quale base poi, gli sceneggiatori possano costruire ogni singolo episodio. Il più delle volte, infatti, questo genere di serie funzionano come i procedural drama, ossia pochissima trama orizzontale, ma un grande impegno di sceneggiatura per quanto concerne la trama verticale. Truth Be Told è esattamente il prototipo base di una serie sitcom: tanta comicità e poco interesse ad un vero e proprio approfondimento riguardo l’evoluzione dei personaggi, non accennando ad una trama orizzontale.
La serie coinvolge lo spettatore e porta le sane risate che sono, come già ampiamente detto, la base. Non si è pazzi a sottolineare che una serie sitcom faccia ridere: è una cosa infatti che non va assolutamente data per scontata, visto e considerato quante serie comedy di davvero poco peso vengano prodotte ogni anno. Truth Be Told, pur tralasciando alcuni elementi lungo la strada, sembra riuscire a reggersi.
La comicità che intrattiene, però, sembra rifarsi sui soliti canoni già ampiamente abusati in tutti questi anni. Basti citare il voler cercare la risata dello spettatore facendo porre alla bambina delle domande sconvenienti ai propri genitori ( “Daddy, do you have a ‘bagina’?”).
Un altro elemento che risulta sempre noioso nella visione di questo genere di serie tv, è la risata registrata in sottofondo. Che più che utile, risulta sempre un invito a ridere, scandendo i tempi precisi in cui farlo; quando ciò non avviene, crea quell’ambiguo senso d’esser fuori luogo per il fatto di non aver riso “a tempo” (cosa che fortunatamente non capita in Truth Be Told).
Il titolo della serie è stato cambiato poco prima della messa in onda del pilot: in realtà la serie doveva chiamarsi People Are Talking, ma i produttori han deciso di cambiare le carte in tavola proprio all’ultimo. Non è il primo caso in cui ad una serie viene cambiato il proprio nome: Lost era infatti stata messa in produzione con il nome di Nowhere; The Good Wife invece era prevista con l’alternativa tra due titoli (The Whole Truth, Leave the Bastard); mentre per That ’70s Show era previsto il titolo di Teenage Wasteland.
Per quanto riguarda la recitazione, nulla da segnalare dal lato negativo: la puntata scorre via tranquillamente senza intoppi e senza appesantirsi via via che l’episodio scioglie la matassa. Nota da segnalare: l’episodio è stato diretto da Pamela Fryaman che ha avuto tra le sue mani centonovantasei episodi (sul totale di duecentotto) di How I Met Your Mother, occupandosi per intero della discussa ultima stagione e del finale più volte criticato aspramente. Se Pamela sarà effettivamente utile a creare una vera e propria trama capace di calamitare l’attenzione, ancora non è dato saperlo. Ma come premesse, Truth Be Told ha tutte le carte in regola per potersi rivelare come un assoluto colpo di scena. Tutto dipende da come questa mano di carte verrà giocata.
Visti e considerati gli ascolti del pilot però, è meglio che Pamela si sbrighi a metter piede all’acceleratore, altrimenti questo show avrà visto la luce solamente per un periodo di tempo davvero molto limitato.
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Pilot 1×01 | 2.6 milioni – 0.7 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.