Heroes Reborn 1×05 – The Lion’s DenTEMPO DI LETTURA 5 min

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“Insomma, alla fine del quarto episodio sembriamo dire: oh, adesso la trama si mette veramente in moto. Però forse lo avevamo detto anche dopo il precedente episodio e, speriamo di no, lo diremo anche dopo il prossimo”.
Queste le parole, a questo punto profetiche, che nella scorsa recensione si auguravano una scossa alla serie, la quale non è puntualmente arrivata. “The Lion’s Den” smentisce tutte le nostre, magari flebili, speranze, facendoci arrivare a dubitare seriamente sulla possibilità di assistere a qualcosa di interessante e coinvolgente, che non sia l’ormai scontato season finale chiarificatore. Per riassumere le nostre impressioni su quest’ultimo episodio, con una frase, potremmo amaramente dire: “Ok, anche questa è andata…”.
Questo sembra il motto dell’autore Tim Kring e del suo team per questa prima stagione del rilancio di Heroes. L’effetto nostalgia degli episodi iniziali sta via via scemando, lasciando il posto a un minutaggio inconsistente e davvero poco intrigante, che cerca di ritardare fino all’ultimo le risposte che loro stessi hanno messo in piedi, non riuscendo però (o non essendone capaci, viste le 3 stagioni successive alla prima-evento “originale”) ad intrattenere quanto basta nel frattempo. Quasi imbarazzante, in questo senso, il confronto tra Noah ed Erica pieno di irritanti mezze frasi e incalzanti interventi che però non permettono all’altro interlocutore di rivelare nulla; stesso procedimento lo ritroviamo nella sottotrama di Tommy, sua madre e il tizio “penny-for-your-thoughts“, dove il giovane “teleporta” si accontenta della spiegazione: “sì, ma tu salverai il mondo!” per concludere la discussione e andarsene via (Claire si era fatta venire qualche dubbio in più, all’epoca). Poco tempo fa abbiamo avuto quel gioiellino di Sense8, che dovrebbe invece insegnare a tutti come, se si vuole, si può montare una serie sull’introspezione di un intero cast corale, tanto sulle singole storyline dei personaggi quanto sulle loro iterazione, se si possiede però fiducia (e maestria ed esperienza) nei propri mezzi nonché, soprattutto, una chiara e necessaria programmazione dell’evoluzione della trama. Insomma, per dirla in breve, non serve promettere mari e monti per tenere attaccati gli spettatori allo schermo, basta una ragionata e ben calibrata messa in scena.
Qui sembra girare tutto intorno ad un unico grande evento, non tanto diversamente da quello che accadeva nella prima indimenticabile stagione “originale”, con la distruzione di New York profetizzata a turno da Mohinder Suresh e Hiro Nakamura. In quel caso, però, il fattore novità, in tutti i suoi aspetti rivoluzionari per quel preciso momento storico (un “moderno” serial televisivo nerd prima di tutti i Marvel Movies, Fringe, The Big Bang Theory, ecc…), anticipatore quindi di una miriade di show a venire (sì, volendo, anche Sense 8), riuscì ad entusiasmare e sconvolgere settimana per settimana la nascente comunità web formata dall’allora recente collisione dell’Oceanic 815 su una certa isola. L’evento in sé, quindi, assumeva anche meno importanza della salvezza di una semplice cheerleader, mentre stavolta a far da padrone, in maniera incondizionata, sono i ricordi cancellati di Noah legati alle malvagie trame della Renautas, con il genocidio della razza umana alle porte.
A proposito di quest’ultima “rivelazione” (che, tra l’altro, già Molly e i suoi “7 billions” avevano anticipato), curioso come negli ultimi anni, tra serie come Utopia o film come Kingsman – The Secret Service, lo sterminio mondiale sia diventato un motivo quasi ricorrente. Senza inoltrarci in letture filosofiche o esistenziali sull’operato degli sceneggiatori internazionali e la loro (evidentemente drammatica) connessione con la realtà contemporanea, ci limitiamo a riflettere sulla riproposizione di una simile idea in Heroes, show che, in fondo, ha sempre cercato un certo catastrofismo misto ad elevata spiritualità, per quanto in salsa “fumettistica” e popolare, perfettamente supportata poi dalla sua mistica colonna sonora di riferimento. Il tipico leitmotiv della serie, non a caso, è il già citato “save the world“, ripetuto quasi allo sfinimento, qui riproposto sia con Tommy sia con la ragazza misteriosa Malina, che si fa quindi più reale e concreto che mai a fronte delle intenzioni di Erica, palesate a fine episodio. Perlomeno, un punto Tim Kring lo mette a segno, anche se va trovato colpevolmente tra le righe.
Dove Heroes Reborn cade più sonoramente, però, è esattamente in quell’aspetto che una volta,  come accennato, rappresentava il suo rapporto di forza maggiore, ovvero il suo rapporto con gli spettatori, allora portato avanti dal fringeiano adagio “because it’s cool“, magari anche “ruffianamente” ma in modo comunque appassionante e innanzitutto “cult”. Operazioni come la web-serie pre-season Dark Matters o la stessa storyline di “Katana Girl” e del suo personale “fanboy”, sono un lucido tentativo di infondere empatia da parte di un preciso target di pubblico; il problema, però, è che sembra rimanere tutto alla base. Personaggi come quello di Zachary Levi (che, se fosse scritto meglio e con una sottotrama un tantino più avvincente, sarebbe da elogiare, vista la sua interpretazione lontana anni luce da quella allegra e scanzonata mostrata in Chuck) o quella di Carlos (o il tizio mascherato di cui per ricordarci il nome siamo dovuti andare su Wikipedia), sono invece l’emblema di come la maggior parte delle storyline siano semplicemente noiose se non stancanti da seguire. Metteteci anche una CGI quasi peggiore di quella di Once Upon A Time (vedi, specialmente, la scena di Malina contro il “tuttofare” della Renautas) e avrete il quadro generale di un disastro totale all’orizzonte. Urgono, insomma, decisivi aggiustamenti per salvare la baracca… ce la faranno i nostri heroes?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Save the world” vs. “Destroy the world” 
  • Il partner di Noah, quantomeno è simpatico
  • Zachary Levi, che comunque ci sta provando, a differenza degli altri 
  • Per dirla alla Derek dell’Incantesimo del Lago: che altro c’è?
  • Ancora niente Hiro & co., ma nei promo sì: vecchie volpi 
  • Noah vs. Erica, Tommy vs. sua madre: ma una frase chiara e di senso compiuto, la vogliamo dire?
  • La povertà degli effetti speciali e della messa in scena in generale 
  • La scarsa empatia coi protagonisti 

 

Slap the world“… ma se continuiamo così, possiam subito passare col bruciare tutto.

 

The Needs Of The Many 1×04 4.39 milioni – 1.2 rating
The Lion’s Den 1×05 4.01 milioni – 1.1 rating

 

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