Twin Peaks 2×01 – May The Giant Be With You – Che Il Gigante Sia Con TeTEMPO DI LETTURA 5 min

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13 Marzo 1991

 

Abituati all’offerta televisiva italiana e alle scelte palinsestuali che ne derivano, la maggior parte degli spettatori si ritrova spesso ad ignorare l’esistenza di una suddivisione stagionale all’interno dell’opera telefilmica. Molto spesso si finisce erroneamente per concepire lo show serializzato come un unico prodotto suddiviso in capitoli e semplicemente dispensato a lavoro finito senza interruzioni di continuità tra un annata e l’altra. La realtà, però, è ben diversa. I quattro mesi di pausa trascorsi dalla messa in onda di “The Last Evening” (quasi un mese in Italia) segnano infatti l’avvio della seconda stagione del telefilm targato David Lynch e Mark Frost, divenuto in breve tempo un vero e proprio fenomeno televisivo e sociale.
Sconvolgente e conturbante, Twin Peaks riesce nello straordinario tentativo di appassionare e al tempo stesso disorientare, creando attorno ai suoi personaggi un’atmosfera torbida, sfuggente che riesce a catalizzare attorno a sé tutto l’interesse dello spettatore. L’ambiguità non abbandona mai la città, delimitandone quasi i confini attraverso illusioni e giochi di luce che contribuiscono a conferire agli scenari un perenne alone di inquietudine fortemente percepito da chi guarda. Nulla è ciò che appare e la dimensione del sogno non è altro che una pura circonvoluzione del reale, mediante la quale viene generato un costante flusso di suggestioni, plot twist imprevedibili e metafore tanto inattese quanto indecifrabili.
Agente Cooper: “Where do you come from?” / “Da dove sei venuto?
Il Gigante: “The question is: where have you gone?” / “La domanda giusta è: dove sei giunto tu fino ad ora?
Non occorre attendere molto per visualizzare, all’interno dell’episodio, lo scenario da noi descritto poc’anzi. Messa alle spalle la consueta versione instrumentale di Fallingouverture che oramai rappresenta un vero e proprio marchio di fabbrica, la serie decide di mettere in mostra la propria natura grottesca e contraddittoria fin dai primi secondi di girato. Il significato nascosto nella titolazione dell’episodio, evidente rimando al celebre “May the force be with you” di Guerre Stellari e qui convertito in “May the giant be with you“, viene immediatamente giustificato attraverso l’intensa scena tra Dale Cooper steso a terra sanguinante a causa della ferita subita e il fantomatico gigante portatore di misteriose rivelazioni.
Ritmi lenti e sincopati scandiscono la narrazione in questi novanta minuti di première, accelerati soltanto in una manciata di scene, perlopiù caratterizzate da un improvviso cambio di registro studiato per spaesare lo spettatore facendo leva sulla componente tragicomica. Emblematico l’insistente motivetto musicale cantato da Leland Palmer, character meritevole d’attenzione non soltanto per l’ottimo lavoro fatto sulla sua caratterizzazione ma ancor più per la straordinaria interpretazione di Ray Wise, capace di restituire allo spettatore tutto il dolore e la confusione che un uomo può provare in seguito alla morte della propria figlia.
Nonostante siano prevedibili ulteriori colpi di scena e novità sul caso, Cooper e colleghi sembrano avere in mano una ricostruzione plausibile di quanto accaduto la notte dell’omicidio.
Due delle quattro rivelazioni del Gigante si confermano vere e infatti la prima (‘l’uomo nel sacco che ride‘) si dimostra un riferimento a Jacques Renault, da poco ucciso da Leland Palmer, mentre l’ultima (Leo rinchiuso in un ‘cavallo affamato‘), decifrata a sorpresa da Andy, fa riferimento alla prigione (denominata Hungry Horse) dove Leo ha passato la notte del 9 febbraio 1988, la stessa dell’omicidio di Theresa Banks. Questo naturalmente fornisce a Johnson un alibi a prova di bomba che costringe Cooper a rivedere l’identità del terzo uomo presente la notte dell’omicidio di Laura.
Kyle MacLachlan dimostra come di consueto tutto il suo talento e riesce a conferire, grazie alla sua aria innocente, tutta la fiducia necessaria al suo character per accompagnare lo spettatore in questo mondo estremamente surreale.
Esisterà davvero questa forza naturale che guida ogni sua azione? E’ sensato pensare che alla fine saranno proprio le sue visioni e i suoi particolari metodi a risolvere l’indagine? Stiamo assistendo alla semplice risoluzione di un caso oppure l’intero universo narrativo si configura come una sofisticata rappresentazione della più classica battaglia tra bene e male? Una battaglia che vede protagonisti da una parte innocenza e forte senso etico – attraverso la figura dell’agente Dale Cooper – e dall’altra l’inferno in terra, la cittadina di Twin Peaks, emblema, quantomeno ad un primo sguardo, di quella quiete provinciale già messa in scena da Lynch nel suo Velluto Blu (sempre con Kyle MacLachlan nel ruolo di protagonista) e che anche in questo caso nasconde un sottobosco fatto di violenza, corruzione e ipocrisie di ogni genere.

 

LATI POSITIVI:
  • L’incontro con il Gigante e l’effetto straniante procurato dal vecchio del servizio in camera
  • Il consueto alone di mistero misto inquietudine che accompagnano la visione del telefilm
  • Ray Wise impeccabile nell’interpretazione del suo personaggio
  • L’intenso dialogo tra Bobby e suo padre
  • La sequenza del sogno finale con annesso risveglio di Ronette Pulaski
LATI NEGATIVI:
  • Alcuni potranno contestare l’elevato minutaggio e i conseguenti ritmi blandi della narrazione
  • Twin Peaks è così, lo ami o lo detesti, e questo potrebbe portare a significativi cali negli ascolti

 

Un avvio stagionale assolutamente promettente quello messo in scena da Twin Peaks con “May The Giant Be With You”. Nonostante il numero contenuto di episodi andati in onda finora, la serie ha già fatto incetta di premi, tra i quali campeggiano due Emmy Award e tre Golden Globes. Premi obiettivamente meritati se visti in relazione all’ottimo lavoro fatto da Lynch e Frost nella costruzione di un universo narrativo atipico sotto ogni punto di vista e avvolto da una splendida cornice di soavità che in realtà maschera una profonda riflessione sull’essere umano e sulle sue possibili derive morali.

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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