Twin Peaks 3×16 – The Return, Part 16TEMPO DI LETTURA 6 min

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People are under a lot of stress, Bradley.

Raramente si gioisce nel vedere qualcuno mandato al macello, senza un vero perché, anche se si tratta di personaggi di finzione, non annoverabili certo fra le schiere dei buoni. Lascia quindi l’amaro in bocca l’eliminazione del giovane Richard ad opera del suo stesso padre, Bad Cooper che, essendo invasato dallo spirito del male Bob, ovviamente non mostra il minimo segno di rimorso.
Non è piacevole nemmeno il modo in cui avviene l’uscita di scena di Gary e Chantal, cioè i personaggi interpretati da Tim Roth e Jennifer Jason Leigh, anche loro legati a Bad Cooper. Si sente un forte gusto di potatura rami secchi in vista del gran finale. Comprensibile ma pur sempre evidente.
In questi momenti bui, un’importante funzione di alleggerimento comico la svolgono i fratelli Mitchum, mostrando il loro lato più simpatico e gentile.

I am the F.B.I.”

Per fortuna, poi, ci sono anche le gioie: la prima e più grande è quella di veder tornare finalmente l’agente Cooper come lo si era conosciuto negli episodi di 25 anni fa. Ora è di nuovo nel pieno possesso delle sue facoltà e addirittura in viaggio verso Twin Peaks. Il finale, con tutta probabilità, riserverà quindi agli affezionati il piacere di vederlo interagire di nuovo con diverse sue vecchie conoscenze. Intanto è arrivata la scena emozionante e commovente del commiato, almeno momentaneo, con la famiglia di Dougie. Nel caso il suo personaggio non si dovesse rivedere, un plauso a Naomi Watts per il suo battagliero e puntuale contributo all’opera del vecchio amico David Lynch.
Bello anche vedere come Audrey Horne abbia rotto gli indugi e (sembra) ce l’abbia fatta ad andare alla Road House, dopo i dubbi e le esitazioni delle scorse puntate (della gioia profonda causata ai fans di The Blacklist dalla presenza di Clark Middleton parleremo a luogo e tempo debito). Si concede pure una “Audrey’s dance”, altro omaggio ai vecchi tempi, subito dopo il cameo di Eddie Vedder. Il cantante dei Pearl Jam, presentandosi con il suo vero nome, si aggiunge così ad una lunga e prestigiosa lista di comparsate eccellenti, da Richard Chamberlain a Monica Bellucci.

I’m in the sheriff’s station.”

Nel pieno rispetto dello stile di David Lynch, comunque, anche i momenti felici aprono le porte a nuove domande e scenari spiazzanti. Basti pensare al dialogo tra Cooper, tornato in sé, e l’uomo senza un braccio, con la questione del seme e la richiesta di “farne un altro” accompagnata da alcuni capelli. Questa particolare scena si ricollega a quanto avvenuto nella 3×03, quando Dougie venne richiamato alla loggia e “smascherato” per ciò che era in realtà: un doppelganger di Cooper. Proprio tale sfera dorata e una ciocca di capelli (come se si stesse creando una sorta di bambola voodoo) sembrano essere gli ingredienti per la creazione di un doppelganger-fantoccio, di cui Cooper chiede la creazione.
Ma è in puro stile lynchiano anche la rapidissima scena in cui Audrey sembra trovarsi all’interno di una struttura simile a quella di un ospedale. Nuovo materiale per chi pensa che sia prigioniera nel legno, nella sua stessa mente o qualcosa del genere. E’ da sottolineare, per questa determinata scena, come si temporeggi sul viso dell’attrice Sherilyn Fenn in maniera indiretta soffermandosi sul volto riflesso da uno specchio. Questa particolare scelta riporta alla mente due fattori strettamente correlati: il primo è relativo alle scene di Leland e Cooper dopo che BOB prese possesso dei loro corpi; il secondo fattore riporta alla scena del film “Twin Peaks: Fire Walk With Me” quando una particolare entità ripeteva “the chrome reflects our image“. Soffermandosi ulteriormente su questa scena si può notare (o meglio udire) un altro particolare: il riverbero della corrente elettrica durante il cambio di scena attorno ad Audrey. Fino a questa puntata quel determinato rumore è stato associato a scene relative, in generale, al mondo del soprannaturale (Loggia Nera, convenience store, woodsman, ecc.), quindi si potrebbe essere portati a pensare che Audrey sia bloccata in un determinato luogo collegato a Bad Cooper. A maggior ragione se si tiene conto del doppio filo (sentimentale e “familiare”) che lega i due personaggi. Da non dimenticare, poi, come si tenda ad una coniugazione passata quando un dialogo verte sulla persona di Audrey e in generale sulla sua salute.
Restano irrisolti anche i dubbi di chi si chiede quale sia l’esatta successione temporale delle sequenze proposte. Intanto non si è ancora capito chi sia Billy, che potrebbe comparire, o forse no, nel doppio appuntamento finale.
La palma in fatto di apertura di prospettive abissali e inquietanti, però, spetta a Diane e alla sua storia. Qui l’altra amica di lunga data del regista, Laura Dern, fa un ottimo lavoro e supporta David Lynch nello spericolato viaggio per fare arrivare in porto la sua creatura.
Durante il suo lungo e doloroso racconto, concluso in maniera del tutto inaspettata, si fa esplicito riferimento al concetto di tulpa, già accennato in precedenti episodi nei dialoghi fra gli agenti Albert Rosenfield e Tammy Preston. Si tratta, in poche parole, di un’entità creata dal pensiero di qualcuno particolarmente addestrato alla meditazione. Questo porterebbe Diane poco lontana dallo status di amica immaginaria che sembrava avere nei vecchi episodi, ma soprattutto apre la strada ad una riflessione di notevole valore filosofico sul tema “siamo noi, con la nostra mente, a creare il mondo che ci circonda“. Nonostante, però, la teoria di Diane “L’Amica Immaginaria” sia percorribile per una certa tal misura ci sono alcuni fattori che minano tale possibilità: il primo è da ricercare nella pellicola “Twin Peaks: Fire Walk With Me”, dove un giovanissimo Cooper sembrava cercare di conquistare una giovane Diane (abilmente nascosta dalla telecamera e che quindi non compare); il secondo, di maggior peso, è il fatto che sia Albert, sia Cole si ricordano di Diane e ne riconoscono le sembianze nel tulpa che appare in questa terza stagione. Diane, visto il burrascoso passato (a sua detta) con Bad Cooper, potrebbe essere bloccata in un determinato luogo al momento non ancora mostrato. Ogni riferimento a Audrey o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Tuttavia, come si è detto prima, il termine tulpa riporta ad un determinato livello di meditazione che una persona ha e che potrebbe ricollegarsi in un certo tal senso alle enigmatiche parole proferite dalla Bellucci, apparsa nel sogno di Gordon Cole: “We are like the dreamer who dreams, and then lives inside the dream. But who is the dreamer?
Secondo il teorema di March, elaborato nel 1925, “Se una cosa viene percepita come reale, essa sarà reale nelle sue conseguenze“. Insomma, che si indaghi sull’argomento percorrendo vie più familiari al pensiero occidentale, o lo si voglia fare con strumenti della meditazione buddista cari a Lynch, prima del gran finale il materiale su cui riflettere abbonda.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Cooper è tornato operativo al 100%
  • Audrey Horne ce la fa
  • Diane 
  • I fratelli Mitchum
  • Povero Richard
  • Eliminazione di Gary e Chantal

 

Manca solo il doppio appuntamento della settimana prossima alla conclusione di questa terza serie. Diversi punti sono stati chiariti, ma nuovi interrogativi si sono aperti. Le aspettative ormai sono altissime, anche solo per come la serie ha saputo trovare ancora molto da dire dopo decenni.

 

The Return, Part 15 3×15 0.33 milioni – 0.1 rating
The Return, Part 16 3×16 0.27 milioni – 0.1 rating

 

 

 

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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