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Al contrario delle precedenti stagioni, la seconda puntata non è solo introduttiva dei personaggi che non hanno avuto spazio nella season premiere, ma, da circa metà episodio in poi, il ritmo cambia e gli avvenimenti cominciano fin da subito a farsi spazio creando ancor più attesa verso quello che accadrà da ora in poi.
A Forte Terrore, Roose Bolton torna con una moglie, Walda Frey, a conferma del suo legame con il signore delle Torri Gemelle, la proprietà del Nord donatagli da Tywin Lannister, prezzo del tradimento verso gli Stark e la quasi certezza che nessuno potrà togliergli il suo nuovo potere, anche se da consolidare. L’incontro con il suo bastardo e soprattutto con Reek, l’ei fu Theon Greyjoy, rivela al Lord che Bran e Rickon non sono stati uccisi ma vagano in libertà e il pericolo di una rivendicazione delle loro terre è troppo alto per ignorare la fuga dei due ragazzini.
Non si può che apprezzare moltissimo il dialogo tra padre e figlio che evidenzia il disturbo psicotico che coglie Ramsay (confermato anche dalla terribile scena della caccia nel bosco) non appena gli viene assegnata una nuova missione “al sangue”; l’interpretazione di Iwan Rheon, seppur un pò sopra le righe, è disturbante anche se ben si confà con il suo character, che nei libri è ancora più crudele. Che dire di Theon? Il ragazzo è ormai completamente assoggettato al suo nuovo padrone e se inizialmente Bolton non è d’accordo con il trattamento riservatogli, dopo aver visto la fedeltà ottenuta attraverso la paura che il Voltagabbana ha verso Ramsay, se ne compiace, utilizzando a suo vantaggio questa pedina.
Di Stark o Greyjoy non è rimasto nulla in Theon che, forse sarò senza cuore, dopo la distruzione di Grande Inverno, merita una sorte nefasta e fino ad ora sta pagando ad altissimo prezzo il suo comportamento.Oltre la Barriera ci riuniamo a Bran, Hodor, Meera e Jojen Reed: la compagnia è ancora in cerca del corvo a tre occhi e dopo una visione attraverso l’Albero del Cuore, il giovane Stark sa esattamente la direzione da seguire. Questo segmento non è sempre stato ben trattato nella scorsa stagione: nei libri, le parti dedicate a Bran e alla scoperta del suo potere sono intrise di misticismo e mistero ma non sono una favoletta per bambini. Nella serie invece, l’idea sembra questa e spero si dia un tono molto più adulto e approfondito al significato del viaggio, zeppo di simbolismi non del tutto chiari a chi è neofita dei libri.
Tutto questo mentre il fuoco del Dio Rosso brucia i corpi degli infedeli a Roccia del Drago, sotto gli occhi di un severo e sconfitto Baratheon e quelli folli di Selyse, sua moglie. Sembra avere un ruolo più centrale la piccola Shireen, la principessa, che regge benissimo il confronto con la Donna Rossa, dimostrando intelligenza e curiosità, nonostante la sua reclusione da parte di una madre che la disprezza a causa del morbo che le sfregia il volto. Fino a questo momento un po’ di lentezza caratterizza i frammenti dedicati ai diversi personaggi ma arrivati ad Approdo del Re tutto è molto diverso.
Dal titolo dell’episodio si capisce che il fulcro narrativo è rappresentato dal matrimonio tra Joffrey e Margaery: le due casate rafforzano i loro domini attraverso questa unione ma qualcosa di imprevedibile sta per accadere. Se una sorta di calma apparente aleggiava sui Lannister, convinti della loro vittoria su tutti i fronti, ecco che al banchetto nuziale il destino, la sorte, il fato, l’omicidio, chiamiamolo come vogliamo, si abbatte su uno dei rappresentanti più odiati dell’intera casata: Joffrey viene avvelenato e in una scena di grande impatto visivo, ci lascia per sempre. Al sadico, codardo e capriccioso Re, viene riservata una fine scioccante che lascia sia il resto dei personaggi, sia noi, attoniti, nonostante in molti aspettassimo la dipartita di questo insieme di difetti repellente. Durante i festeggiamenti infatti, il Re aveva palesato in ogni modo il suo odio verso Tyrion, umiliandolo più e più volte: il Folletto era riuscito a districarsi magistralmente dagli oltraggi del nipote, tenendogli testa senza battere ciglio, dimostrando una granitica forza d’animo e controllo ma sarà proprio questo astio a far credere che la mano dietro l’assassinio sia proprio quella di zio Tyrion. E’ stato davvero lui? Ci sono indizi da cogliere? Molte domande in attesa di una risposta, che si avrà dopo una visione attenta di ogni dettaglio.
Ciò che maggiormente va sottolineato è il modo in cui si è costruito il climax per arrivare al momento clou: tutto il banchetto è permeato di tensione, a partire dalle frecciatine lanciate da Lady Olenna a Tywin, il dialogo ben poco velato tra Oberyn e Cersei, il confronto di quest’ultima con Brienne, senza dimenticare come Sir Loras fredda Jaime senza lasciargli alcuna possibilità di risposta. Joffrey dimostra ancora una volta la sua inadeguatezza come re e come uomo e lo fa allestendo uno spettacolo di nani per celebrare la Guerra dei Cinque Re, dimostrandosi volgare, irrispettoso e crudele: la scena, così grottesca, è offensiva per tutti, tanto che a riderne è soltanto la parte peggiore dei Lannister. Ad un certo punto capiamo che qualcosa di grosso sta per accadere, è questione di sguardi, di attimi e in un momento tutto precipita. Notiamo le grandissime differenze tra queste nozze, denominate “Purple Wedding” e quelle in cui sono stati coinvolti gli Stark, le terribili “Nozze Rosse”: unico comune denominatore è la colonna sonora, presente in entrambe le celebrazioni, “The Rains Of Castamere“, qui in una splendida cover dei Sigur Rós.
La straordinaria interpretazione di Jack Gleeson ha reso ancor più piacevole detestare il suo personaggio e la sua bravura, insieme a quella di Peter Dinklage, è riuscita a dare a tutta la vicenda un respiro ancor maggiore.
Grande lode anche a Lena Headey, altro personaggio di spicco dell’episodio: Cersei è divorata dal potere che sta ormai perdendo e le sue inutili reazioni a questo dato di fatto sono di capriccio o umiliazione. Ci chiediamo cosa cambierà con la morte del suo primogenito e la pronta accusa verso l’odiato fratello.
La difficoltà di riuscire a gestire moltissimi personaggi, insieme alle diverse storie è per molte serie un difetto, qui invece gli scivoloni sono sempre ridotti al minimo e, in questa puntata in particolare, i momenti importanti sono stati costruiti con grande maestria, merito senz’altro di Benioff e Weiss e di un Martin qui in veste di sceneggiatore.
A Forte Terrore, Roose Bolton torna con una moglie, Walda Frey, a conferma del suo legame con il signore delle Torri Gemelle, la proprietà del Nord donatagli da Tywin Lannister, prezzo del tradimento verso gli Stark e la quasi certezza che nessuno potrà togliergli il suo nuovo potere, anche se da consolidare. L’incontro con il suo bastardo e soprattutto con Reek, l’ei fu Theon Greyjoy, rivela al Lord che Bran e Rickon non sono stati uccisi ma vagano in libertà e il pericolo di una rivendicazione delle loro terre è troppo alto per ignorare la fuga dei due ragazzini.
Non si può che apprezzare moltissimo il dialogo tra padre e figlio che evidenzia il disturbo psicotico che coglie Ramsay (confermato anche dalla terribile scena della caccia nel bosco) non appena gli viene assegnata una nuova missione “al sangue”; l’interpretazione di Iwan Rheon, seppur un pò sopra le righe, è disturbante anche se ben si confà con il suo character, che nei libri è ancora più crudele. Che dire di Theon? Il ragazzo è ormai completamente assoggettato al suo nuovo padrone e se inizialmente Bolton non è d’accordo con il trattamento riservatogli, dopo aver visto la fedeltà ottenuta attraverso la paura che il Voltagabbana ha verso Ramsay, se ne compiace, utilizzando a suo vantaggio questa pedina.
Di Stark o Greyjoy non è rimasto nulla in Theon che, forse sarò senza cuore, dopo la distruzione di Grande Inverno, merita una sorte nefasta e fino ad ora sta pagando ad altissimo prezzo il suo comportamento.Oltre la Barriera ci riuniamo a Bran, Hodor, Meera e Jojen Reed: la compagnia è ancora in cerca del corvo a tre occhi e dopo una visione attraverso l’Albero del Cuore, il giovane Stark sa esattamente la direzione da seguire. Questo segmento non è sempre stato ben trattato nella scorsa stagione: nei libri, le parti dedicate a Bran e alla scoperta del suo potere sono intrise di misticismo e mistero ma non sono una favoletta per bambini. Nella serie invece, l’idea sembra questa e spero si dia un tono molto più adulto e approfondito al significato del viaggio, zeppo di simbolismi non del tutto chiari a chi è neofita dei libri.
Tutto questo mentre il fuoco del Dio Rosso brucia i corpi degli infedeli a Roccia del Drago, sotto gli occhi di un severo e sconfitto Baratheon e quelli folli di Selyse, sua moglie. Sembra avere un ruolo più centrale la piccola Shireen, la principessa, che regge benissimo il confronto con la Donna Rossa, dimostrando intelligenza e curiosità, nonostante la sua reclusione da parte di una madre che la disprezza a causa del morbo che le sfregia il volto. Fino a questo momento un po’ di lentezza caratterizza i frammenti dedicati ai diversi personaggi ma arrivati ad Approdo del Re tutto è molto diverso.
Dal titolo dell’episodio si capisce che il fulcro narrativo è rappresentato dal matrimonio tra Joffrey e Margaery: le due casate rafforzano i loro domini attraverso questa unione ma qualcosa di imprevedibile sta per accadere. Se una sorta di calma apparente aleggiava sui Lannister, convinti della loro vittoria su tutti i fronti, ecco che al banchetto nuziale il destino, la sorte, il fato, l’omicidio, chiamiamolo come vogliamo, si abbatte su uno dei rappresentanti più odiati dell’intera casata: Joffrey viene avvelenato e in una scena di grande impatto visivo, ci lascia per sempre. Al sadico, codardo e capriccioso Re, viene riservata una fine scioccante che lascia sia il resto dei personaggi, sia noi, attoniti, nonostante in molti aspettassimo la dipartita di questo insieme di difetti repellente. Durante i festeggiamenti infatti, il Re aveva palesato in ogni modo il suo odio verso Tyrion, umiliandolo più e più volte: il Folletto era riuscito a districarsi magistralmente dagli oltraggi del nipote, tenendogli testa senza battere ciglio, dimostrando una granitica forza d’animo e controllo ma sarà proprio questo astio a far credere che la mano dietro l’assassinio sia proprio quella di zio Tyrion. E’ stato davvero lui? Ci sono indizi da cogliere? Molte domande in attesa di una risposta, che si avrà dopo una visione attenta di ogni dettaglio.
Ciò che maggiormente va sottolineato è il modo in cui si è costruito il climax per arrivare al momento clou: tutto il banchetto è permeato di tensione, a partire dalle frecciatine lanciate da Lady Olenna a Tywin, il dialogo ben poco velato tra Oberyn e Cersei, il confronto di quest’ultima con Brienne, senza dimenticare come Sir Loras fredda Jaime senza lasciargli alcuna possibilità di risposta. Joffrey dimostra ancora una volta la sua inadeguatezza come re e come uomo e lo fa allestendo uno spettacolo di nani per celebrare la Guerra dei Cinque Re, dimostrandosi volgare, irrispettoso e crudele: la scena, così grottesca, è offensiva per tutti, tanto che a riderne è soltanto la parte peggiore dei Lannister. Ad un certo punto capiamo che qualcosa di grosso sta per accadere, è questione di sguardi, di attimi e in un momento tutto precipita. Notiamo le grandissime differenze tra queste nozze, denominate “Purple Wedding” e quelle in cui sono stati coinvolti gli Stark, le terribili “Nozze Rosse”: unico comune denominatore è la colonna sonora, presente in entrambe le celebrazioni, “The Rains Of Castamere“, qui in una splendida cover dei Sigur Rós.
La straordinaria interpretazione di Jack Gleeson ha reso ancor più piacevole detestare il suo personaggio e la sua bravura, insieme a quella di Peter Dinklage, è riuscita a dare a tutta la vicenda un respiro ancor maggiore.
Grande lode anche a Lena Headey, altro personaggio di spicco dell’episodio: Cersei è divorata dal potere che sta ormai perdendo e le sue inutili reazioni a questo dato di fatto sono di capriccio o umiliazione. Ci chiediamo cosa cambierà con la morte del suo primogenito e la pronta accusa verso l’odiato fratello.
La difficoltà di riuscire a gestire moltissimi personaggi, insieme alle diverse storie è per molte serie un difetto, qui invece gli scivoloni sono sempre ridotti al minimo e, in questa puntata in particolare, i momenti importanti sono stati costruiti con grande maestria, merito senz’altro di Benioff e Weiss e di un Martin qui in veste di sceneggiatore.
PRO:
- La fine di Joffrey e la costruzione del climax per arrivare al momento, tanto atteso, da lettori e non
- Tyrion e il modo in cui reagisce ai continui soprusi da parte del nipote
- “The dwarf, the cripple and the mother of madness“
- Lady Olenna, una vera “Regina di Spine”
- Confronto tra Cersei, Tywin e Oberin: breve ma molto intenso
- Confronto tra Roose e Ramsay
- Interpretazioni brillanti di Jack Gleeson e Peter Dinklage
CONTRO:
- Lentezza nella prima parte dell’episodio
Gli eventi sono stati messi in moto, la macchina è prontissima a partire: la qualità dei dialoghi sempre ottima, la recitazione accorta degli attori e la storia, nonostante alcune differenze con la copia cartacea, rendono Game Of Thrones uno show eccellente e la qualità non diminuisce. Gli ascolti lo premiano, il rinnovo per una quinta e sesta stagione è già nero su bianco: non resta che goderci lo spettacolo.
Two Swords 4×01 | 6.6 milioni – 3.6 rating |
The Lion And The Rose 4×02 | 6.3 milioni – 3.4 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.
Tutto ok, ma si scrive Greyjoy e Jaime.
Corretto!Mi scuso per la svista!
Perfetto, Nei pro aggiungerei la tensione che si crea nella scena della "rasatura" dell'improvvisato barbiere Greyjoy, quando ci si aspetta un taglio netto nella gola di Ramsay, chi non l'avrebbe fatto? 🙂
Theon è talmente assoggettato a Ramsay che non gli torcerebbe un capello!
Quella scena è stata costruita ad arte, stanno facendo un ottimo lavoro con l'involuzione di Theon in Reek 🙂