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Wayward Pines 1×01 – Where Paradise Is HomeTEMPO DI LETTURA 4 min

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You could be happy here, Ethan. You could have an amazing life here.

Iniziamo questa recensione con una verità assoluta: di serie come Twin Peaks, esiste solo Twin Peaks.
Il taglio, irripetibile, che Lynch diede al suo capolavoro televisivo è difficilmente riproducibile: ci prova M. Night Shyamalan a riprendere certe atmosfere nel pilot di Wayward Pines e se da un lato l’operazione ha un suo perchè interessante, dall’altro invece risulta inconsistente, complice una prova recitativa non brillante dell’intero cast. Lo spettatore accompagna il protagonista Ethan Burke (Matt Dillon) alla scoperta di questa realtà dove le linee telefoniche non funzionano, delle piccole casse nascoste tra i cespugli trasmetteno rumori di grilli (“There are no crickets in Wayward Pines“) e le persone sembrano uscite da una stucchevole pubblicità delle perfette famigliole anni ’50.
Come in tutti i lavori del regista americano, l’elemento principale della narrazione è il mistero e il gioco fatto da attori e sceneggiatori è quello di tenere la tensione narrativa il più alta possibile; l’errore sta nell’indugiare troppo su alcuni elementi atti a far capire allo spettatore che qualcosa di strano permea la cittadina, ad esempio il continuo sottolineare che i telefoni non funzionano, che comunicare al di fuori risulta impossibile. Se chi guarda comprende fin da subito la stranezza della faccenda, il Burke monocorde di Dillon, agente segreto che dovrebbe essere sempre allerta in situazioni sospettose, ci arriva solo a fine episodio, scelta fatta probabilmente, per introdurre la scoperta del recinto elettrificato che circonda e racchiude la città al mondo (qualcuno ha detto The Village?), ma che non è efficace quanto dovrebbe.
Il pilot prosegue presentando altri personaggi che però non sono completamente a fuoco, forse per la volontà di dipingere il classico alone di mistero attorno ad essi, ma l’impressione è che siano solo poco approfonditi: alcuni sono anche fastidiosamente stereotipati, come l’inquietante infermiera dell’ospedale, interpretata da una Melissa Leo che ricordiamo essere vincitrice sia di Oscar che di Golden Globe come Miglior Attrice Non Protagonista in The Fighter nel 2010 oltre che di un Emmy come Outstanding Guest Actress in a Comedy Series per Louie, o il tranquillo sceriffo interpretato da un Terrence Howard sottotono rispetto al fenomeno Empire. Per essere precisi è lo stesso personaggio di Dillon a risultare stereotipato e non così tanto sfaccettato come si vorrebbe. Lo sbandierare ai quattro venti di essere un agente dei Servizi Segreti è già di per sè un qualcosa che andrebbe dosato con estrema cautela, dirlo alla prima barista che si trova a tiro non è poi una scelta così assennata, anzi. Il motivo per cui l’agente si trova a Wayward Pines è poi abbastanza banale per questo tipo di storie: la scomparsa di alcuni colleghi, tra questi, una a cui il protagonista è particolarmente legato, carnalmente, perchè ovviamente non ci si poteva far mancare il lato sentimentale in uno show che non dovrebbe proprio averlo.
Ma allora cosa funziona in questi quaranta minuti? Sicuramente la regia: Shyamalan è nel suo regno, gioca con le giuste inquadrature, aiutato anche da un paesaggio, quello fittizio dell’Idaho, naturalmente bellissimo e cornice perfetta per rappresentare il detto “non è tutto oro ciò che luccica”; il mistery, che ha un ruolo importantissimo, è ben dosato tranne in alcuni momenti ma invoglia a fare congetture, capire chi nasconde cosa e in questo tipo di show, è una caratteristica fondamentale. Tutto il resto però sa di già visto, un po’ nella carriera dello stesso regista e un po’ nei prodotti di questo tipo (come non notare l’apertura dell’episodio come se fosse il “Pilot” di Lost?), uno fra tutti il già citato Twin Peaks, a cui deliberatamente ci si ispira ma non si raggiunge a livello qualitativo. Lo show è tratto dal libro “Pines” di Blake Crouch ma è ampiamente preso e riadattato da Shyamalan per risultare come una sua creazione e questo si vede, nel bene e nel male. Ciò che emerge dalla puntata è una sorta di presa di posizione atta ad abbassare la libertà di espressione e le qualità degli attori per enfatizzare la trama ed il lato mistery della serie, e questo non è decisamente un bene. Ok che non si sta parlando di ridimensionare le potenzialità di un Matthew McConaughey o di un Leonardo Di Caprio però la sensazione di appiattimento della qualità recitativa c’è ed è molto evidente.
La serie, composta da dieci episodi, non convince appieno ma potenzialmente ha il tempo di ingranare la giusta marcia correggendo le pecche iniziali e virando su una strada migliore, soprattutto per quanto riguarda i personaggi e il loro background; per i serial-dipendenti è quasi d’obbligo dare una chance al prodotto, purché lo si guardi cercando di evitare il paragone con le pietre miliari del genere, così da godere dei pregi e guardare ai difetti con più indulgenza.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia e tocco evidente di Shyamalan
  • Location ottima
  • Elemento mistery ben dosato
  • Personaggi piuttosto banali e monocorde
  • Background dei personaggi poco sviluppato

 

Annunciato come uno dei pilastri della stagione telefilmica di FOX, il pilot di Wayward Pines è tutto sommato ben fatto ma non buca lo schermo, o comunque non lo fa al primo colpo; resta da vedere se è una strategia e se quindi uscirà allo scoperto piano piano, o se resta un prodotto carino e guardabile ma senza guizzi degni di nota.

 

Where Paradise Is Home 1×01 ND milioni – ND rating

 

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

4 Comments

  1. Ci vuole veramente moooolta indulgenza. Concordo con quasi tutta la recensione, solo ritengo che l'elemento mistery non sia affatto stato "ben dosato"… vengono presentati più misteri in una puntata di WP che nella prima stagione di Twin Peaks (capisco che non si debbano fare paragoni di questo tipo… allora diciamo rispetto a tre episodi di X-Files).
    Temo purtroppo che tra la recitazione mediocre, i paragoni impossibili e l'eccessiva voglia di farcire la trama con qualsiasi elemento narrativo possibile (dal romance alla cospirazione al mistero sovrannaturale al quasi horror), mi tocca bocciare una serie in cui riponevo molte speranze, e già dal primo episodio, peccato.

  2. Ma sai, Shyamalan ha infilato nei suoi lavori misteri su misteri e ha saputo dimostrare di cavarsela bene e saper gestire la tensione in modo convincente; mi sembra abbia affrontato l'episodio con lo stesso metodo e ha dosato al meglio possibile l'elemento principale dello show. Certo è che tutto può sgonfiarsi già al secondo episodio senza una recitazione più matura o altri elementi narrativi più interessanti.

  3. Ci sono solo due strade percorribili. La prima è che sia effettivamente una serie "banale" o comunque non originalissima, la seconda (plausibilissima visto i trascorsi di Shyamalan) è che vogliano farci credere una determinata cosa per poi sorprenderci abilmente nel finale a sorpresa. Alcuni dettagli mi fanno propendere verso la seconda ipotesi, speriamo bene…

  4. Si Penciland, in effetti è vero, le strade sono due e come dici tu, i trascorsi di Shyamalan potrebbero rivelare una serie "gioiello". Per il momento, purtroppo, il pilot non conquista.

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