The Good Place 1×01 – 1×02 – Pilot (Chapter 1) – Flying (Chapter 2)TEMPO DI LETTURA 5 min

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Ogni uomo, donna, bambino del pianeta Terra è etichettato sin dalla nascita. Io recensore, tu lettore e pure il mio vicino di casa molesto. Tutti noi siamo etichettati in differenti modi, ognuno di noi è unico e inimitabile. Una delle caratteristiche più importanti della nostra vita è la religione. Ed è proprio questo uno dei temi portanti di questa nuova serie targata NBC.

Michael: “Jews, Christians, Buddhists, every religion guessed about 5%, except for Doug Forcett.”
Eleanor: “Who… who’s Doug Forcett?”
Michael: “Well, Doug was a stoner kid who lived in Calgary during the 1970s. One night, he got really high on mushrooms, and his best friend, Randy, said, “Hey, what do you think happens after we die?” And Doug just launched into this long monologue where he got like 92% correct.”

Ebbene sì. La creatura di Mike Schur risponde ad una delle domande che l’uomo si pone fin dalla nascita “Cosa c’è dopo la morte?”. Eh niente. Tutti hanno sbagliato: Non c’è un paradiso, non ci reincarniamo in nessun altro essere animale, non c’è nessun Dio Spaghetto Gigante. C’è The Good Place. Il posto in cui è ambientata la serie, non la serie stessa, sia chiaro.
Eleanor (Kristen Bell), dopo una morte imbarazzante, si trova faccia a faccia con Michael (Tad Danson), l’architetto del suo Good Place. Micheal le spiega il criterio di valutazione per entrare nel Good Place, come funziona la vita nel post-morte e il perché è stata scelta. E proprio questo è il secondo tema portante della serie: Eleanor non dovrebbe essere lì, lei non è stata un’ottima persona nella sua vita, non ha mai fatto nulla per meritarsi ciò. È finita nel Good Place a causa di un errore e Michael, ovviamente, non lo sa; l’unico a saperlo è la sua anima gemella, Chidi, incontrata proprio nel Good Place. Eleanor chiede a Chidi di insegnarle ad essere una persona buona, per meritarsi di restare in questo posto, e questo è il terzo, ed ultimo, tema portante della serie.
Analizzando il pilot si capisce che questa serie non è né qualcosa di innovativo che potrebbe cambiare la vita al telespettatore, né qualcosa di visto e rivisto. Si può inserire nel mezzo, come una novità che si spera non scenderà nell’oblio dei cliché molto presto, oppure mai, la speranza è l’ultima a morire. Le premesse per fare bene sono relativamente molte: Kristen Bell, la fu Veronica Mars, sembra essere perfetta nei panni di Eleanor, la pecora nera di Good Place, anche Tad Danson, alias Micheal, interpreta perfettamente il ruolo di creatura divina (?), a tratti imbranata e a tratti esilarante.
Se i protagonisti sono ben noti al pubblico televisivo, i comprimari non lo sono affatto. Via via che vengono presentati, le facce note sono poche o nessuna, Mike Schur deve aver scommesso su di loro e solo il tempo potrà dire se la scommessa sarà vincente, ma è bene ricordare che se il comparto attori non è all’altezza, tanto meno la serie lo sarà. Ma all’altezza dovrebbe, sottolineiamo il dovrebbe, esserlo il creatore della serie. Il signor Schur. L’esperienza dopo essere stato il produttore dei vari: The Office, Parks and Recreation e Brooklyn Nine-Nine, dovrebbe essere più che sufficiente per non fare affondare la serie, ma a casa NBC non è mai tutto oro ciò che luccica.

Quando ci si approccia ad una nuova serie è istintivo paragonarla ad altre, non si dovrebbe mai farlo, per non montare o abbassare le aspettative, ma in fin dei conti si è umani, l’errore vien da sé. Il secondo episodio, chiamato “Flying (Chapter 2)”, delinea meglio le caratteristiche del nuovo prodotto NBC. Eleanor sarà presumibilmenteprotagonista di un percorso lineare che la porterà a meritarsi il suo posto nel Good Place. Questa linearità, con la presenza di cliffhanger, come successo nel finire di questo secondo episodio, fa tirare un sospiro di sollievo allo spettatore.
Vi sono innumerevoli serie di questo genere, ad esempio My Name Is Earl, le quali possono risultare simpatiche per una stagione ma, a causa dell’assenza di un’evoluzione vera e propria dei personaggi e della trama, a lungo andare, scadono nel ridicolo ed entrano nel turbine dei cliché. Altre caratteristiche che denotano alla serie una particolare personalità sono la presenza di sketch e flashback. Se gli sketch sono funzionali alla parte comedy e sono presenti in molte serie di questo tipo, i flashback sono una “novità”. Novità che potrebbe essere un thumbs up o un thumbs down, sapere gestire i flashback non è mai semplice, non devono né essere pesanti ed inutili, né funzionali come riempitivo di un episodio.
Altro punto a favore della serie, e una delle cose che fa sperare nel meglio della riuscita della serie stessa, sono le parole di Mike Schur che, in un’intervista, disse che per questa serie si sia ispirato a Lost. No, non avete letto male. L’ispirazione che prende il creatore di The Good Place, ovviamente, non riguarda la trama ma la caratterizzazione del prodotto, un prodotto, come già detto prima, che comprende colpi di scena e cliffhanger, cioè il meglio per tenere a bada l’incubo della ripetitività e tenere attaccati allo schermo i telespettatori.
The Good Place parte bene, con due episodi più che buoni. L’esperienza di vita ci ha insegnato che, prima di salire sul carro, il carro deve essere collaudato e testato. Per ora un piede è già salito, per metterci anche l’altro ci vuole tempo e un pizzico di pazienza.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Kristen Bell (Eleanor) in parte
  • La storia di Doug Forcett
  • L’inesperienza di Michael
  • L’assenza di informazioni sul Bad Place
  • Michael e il cagnolino
  • La presenza di cliffhanger
  • Jameela Jamil (Tahani) forse un po’ troppo esagerata
  • Per adesso tutto molto bello, ma quanto potrà andare avanti?

 

È ancora troppo presto per giudicare, ma chi ben comincia…

 

Pilot (Chapter 1) 1×01  8.04 milioni – 2.3 rating
Flying (Chapter 2) 1×02 8.04 milioni – 2.3 rating

 

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Detto anche Calendario Umano, si aggira nel sottobosco dei prodotti televisivi e cinematografici per trovare le migliori serie e i migliori film da recensire. Papà del RecenUpdate e Genitore 2 dei RecenAwards, entra in tackle in pochi ma accurati show per sfogarsi e dire la propria quando nessuno ne sente il bisogno.

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