“My name is Hope Mikaelson. I came from a long line of the villains in the stories you heard about werewolves, vampires, witches and everything between.”
Questo spin- off di The Originals, a sua volta spin – off di The Vampire Diaries, inizia subito con un problema, anzi due. Innanzitutto, sono usciti di scena due dei personaggi più carismatici dell’universo ideato da Lisa Jane Smith e sviluppato da Julie Plec, perché Klaus (uno degli esseri più strapotenti dell’intero universo) e suo fratello Elijah (capace di uccidere in giacca e cravatta, senza mai perdere un briciolo di stile e compostezza) sono morti, appunto, nel finale di The Originals. Restano certo porte aperte a comparsate di Caroline Forbes, di Freya Mikaelson o di sua sorella Rebekah, ma a presidiare il fortino sono rimasti soprattutto i personaggi umani quindi più sfigati, perché un semplice umano, in un mondo di vampiri e lupi mannari dura quanto un gatto in tangenziale. Questo, da un lato, risolve il problema dell’invecchiamento dei personaggi: è difficile far durare una serie per molte stagioni e tenere lo stesso attore in un personaggio dall’eterna età apparente di 18-20 anni, dall’altro toglie fascino e magia allo show (il termine “magia” è usato a ragion veduta, dato proprio il tema trattato).
Le vicende sono ambientate nella Salvatore School for the Young and the Gifted, un collegio fondato allo scopo di aiutare i ragazzi con poteri soprannaturali a sviluppare le loro caratteristiche in modo positivo e produttivo per se stessi e per gli altri. Lo frequentano Hope Mikaelson, figlia di Klaus, nonché Josie e Lizzie, le gemelle diverse figlie del preside, professor Alaric Saltzman, uno dei poveri umani di cui si parlava sopra (l’altro è lo sceriffo Matt Donovan). Ecco l’altro problema: l’ambientazione giovanile, scelta certamente per avvicinare una nuova generazione al mondo di vampiri, streghe e lupi mannari, priva le storie di quell’opulenza che rendeva rilassanti molte scene delle serie precedenti.
A parte questo, l’inizio del pilot è semi disastroso, soprattutto nella presentazione di Lizzie e Josie, completamente sconclusionata e mal gestita. Hope va meglio, ma purtroppo Danielle Rose Russell fa rimpiangere la piccola Summer Fontana, che interpretava l’erede dei Mikaelson all’età di circa 7 anni.
Non giovano granché nemmeno le citazioni di Harry Potter (trattandosi di scuola di magia), per quanto mantenute convenientemente sul vago.
Per fortuna, poi, le cose migliorano. La serie si mette sui binari ben consolidati dalla tradizione, lanciando come trama orizzontale della stagione la caccia ad un super cattivo. Stavolta è Landon, presentatosi con le sembianze di un bel ragazzino, davanti al quale Hope dimentica i suoi ferrei propositi di non avvicinarsi più a nessuno dopo i multipli lutti subiti, in una delle sequenze forse meglio congegnate dell’episodio. Rilevarne i lati buffi e inverosimili è infatti l’unica chiave possibile per presentare la situazione della ragazza, figlia di due ibridi tra vampiri e lupi mannari, in più erede di una stirpe di streghe, per quanto le streghe si considerino creature di genere nobile rispetto alle altre due categorie.
Le gemelle Saltzman, inoltre, dimostrano di avere una qualche utilità nella vita nell’economia generale della narrazione: una si produce una scenata di rabbia con distruzione della stanza, tanto per far capire le sue potenzialità, anche se deve ancora imparare qualcosa in materia di sfoghi dall’indimenticata Marissa Cooper, l’altra traffica con la magia nera, tanto per fornire qualche complicazione alla trama, utile in futuro.
Tutto questo fornisce giusto quanto basta per non dare al prodotto una sonora bocciatura in partenza, ma a concedergli almeno il beneficio del dubbio per le prossime due o tre puntate, onde permettergli non si dice di spiccare il volo verso vette mai toccate prima, ma almeno di assestarsi su livelli medi decorosi.
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This Is The Part Where You Run 1×01 | 1.12 milioni – 0.3 rating |
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).