“You know, big boobs sell tickets.“
“The Deuce è una serie miracolata”, con queste cinque parole prendeva il via la recensione del precedente episodio. Nient’altro che un puro e semplice dato di fatto. Al termine di “Nobody Has To Get Hurt” non soltanto possiamo confermare quanto detto la volta scorsa nella nostra disamina di “The Feminism Part“, ma senza dubbio possiamo aggiungere che The Deuce è anche una serie inconcludente. Un’inconcludenza che nasce in primo luogo da una progressione narrativa sostanzialmente inesistente, zavorrata inoltre dalla costante aggiunta di character – e relative storyline – elemento che non fa altro che rendere la visione maggiormente confusa e dispersiva per il povero spettatore annoiato in cerca di un’emozione che mai arriverà. Anche l’omicidio di CC, evento che sicuramente possiamo etichettare come “importante” all’interno del telefilm, perde forza in questo finale di puntata, un po’ perché fortemente telefonato, un po’ perché, in fin dei conti, non poteva esserci altro finale per il personaggio, da sempre caratterizzato in modo tale da attrarre inevitabilmente l’odio di chi guarda. E se le tette vendono biglietti – concetto che tra l’altro riassume bene l’inspiegabile longevità dello show – la morte atroce del cattivo di turno non può che fare altrettanto.
Volendo tirare precocemente le somme di questa seconda stagione, possiamo affermare che l’errore più grossolano commesso dagli autori è stato senza dubbio quello di aver segmentato eccessivamente la storia, dando vita ad una trama difficile da seguire e che, in fin dei conti, ci lascia estremamente insoddisfatti al termine dei consueti 60 minuti di episodio settimanali. Indubbiamente l’intenzione degli autori è sempre stata quella di esplorare le innumerevoli problematiche del periodo, suddividendole tra le decine di personaggi disponibili e concentrandosi su ciascuna di esse in maniera talvolta eccessivamente prolissa, ma sebbene le intenzioni siano da premiare, il risultato finale, purtroppo, ci lascia con l’amaro in bocca.
La produzione di Red Hot, segmento colpevolmente trascurato in favore di altre trame completamente inutili – tanto per fare un esempio Frankie che si ammucchia con una MILF a caso e si rende conto della sua immaturità congenita – rappresenta senza dubbio il punto di forza della narrazione, eppure sembra che gli autori siano intenzionati a dedicare maggior spazio alla componente gangster, nel tentativo forse di ricreare atmosfere alla The Sopranos, ma in ogni caso fallendo miseramente.
La sensazione è che la serie non abbia mai veramente spiccato il volo, nonostante l’ottima premessa alla base del telefilm, che prometteva silenziosamente una ricostruzione romanzata del processo di ascesa dell’industria pornografica nella New York anni ’70. Giunti quasi al termine di questo secondo arco narrativo, però, ci troviamo di fronte ad una sequela di personaggi in cerca di riscatto, spinti dal loro desiderio di autorealizzazione ma costantemente ostacolati dall’inferno della New York di quel periodo. Forse la peggiore delle scelte se messa in relazione alle reali potenzialità legate al contesto di fondo. Chissà, magari nel finale di stagione finiremo per ricrederci ma, allo stato attuale delle cose, servirebbe un vero e proprio colpo di genio. O al massimo un miracolo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Feminism Part 2×07 | 0.45 milioni – 0.1 rating |
Nobody Has To Get Hurt 2×08 | 0.48 milioni – 0.1 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.