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Rimanere sempre bloccati nell’ombra di una persona, sia lavorativamente, sia sentimentalmente, è una problematica molto complessa. Non aver modo di dimostrare chi esattamente si è (o come nel caso di questo episodio si è diventati) a causa di un qualcuno che cerca in tutti i modi di frapporsi tra noi ed il mondo esterno è la tematica che Grey’s Anatomy decide di affidare a questo abbastanza riuscito episodio. Una delle capacità migliori di Shonda è sempre stata quella di riuscire a nascondere sotto un pesante tappeto le grosse crepe di sceneggiatura e tutti i discutibili personaggi (con annesse evoluzioni ed involuzioni) per poter concedere allo spettatore un episodio di stacco, di riposo. Dedicare un intero episodio al personaggio di Amelia, valutata la precaria situazione della donna negli scorsi episodi, poteva essere sì una scelta vantaggiosa, ma anche un pericolo nel caso si fosse ricorsi ad un cambiamento repentino ed istantaneo. Cosa già accaduta per una donna mai paga, mai sazia e soprattutto mai soddisfatta di nulla. Anche se Shonda ha “giustificato” questo suo atteggiamento più e più volte ricorrendo al problema medico del tumore. E c’è da dire che ad un certo punto si ricade in questo schema: quando viene citata un’azione al limite dello sconsiderato riguardante Amelia per forza di cose si ricade nella consueta frase “era malata”. Il tutto appare, ovviamente, quanto meno ingigantito ma perdersi attorno a questo particolare significherebbe non cogliere il focus dell’episodio.
La puntata vede finalmente Amelia uscire allo scoperto dall’ombra non solo di Derek, ombra imponente che si è ritrovata cucita addosso nel momento in cui ha iniziato a lavorare con lui sotto lo stesso tetto, bensì dell’intera rinomata casata degli Shepherd. Il confronto di Amelia non è solo con il fantasma del fratello, ma anche (e soprattutto) con le sue sorelle e con la madre, personaggio con cui sul finale di puntata riuscirà effettivamente a riappacificarsi e riavvicinarsi.
È una puntata votata all’intimismo da un certo punto di vista: viene mantenuto lo schema classico degli episodi di Grey’s Anatomy ossia con un caso medico a fare da perno dando modo agli sceneggiatori di costruire una storia che coincide, sotto determinati punti di vista, anche con la trama orizzontale, ma si cerca di dare spessore ad un lato di un personaggio, Amelia, appunto, che mai era stato chiamato in causa: ex drogata, con mille problemi, presentata sempre come la pecora nera della famiglia ed abbandonata da tutti tranne che dal fratello. Con il prosieguo della puntata, però, Amelia appare sempre meno mostro e sempre più umana, così come lo spettatore ha imparato ad apprezzarla nell’ultimo periodo dopo l’arrivo improvviso di Betty nella sua vita: la possibilità di aiutare una giovane a mettersi sulla retta via, evitando gli errori che hanno segnato la sua vita ha donato nuova linfa vitale ad Amelia. Il personaggio è riuscito a ritagliarsi molto più spazio di approfondimento evolvendosi a vero character di interesse e non più semplice spalla di Owen (ormai diventato il verso personaggio scomodo della serie).
Questo ventunesimo episodio ribadisce quanto di buono dimostrato fino a qui e sottolinea ulteriormente la valida evoluzione avvenuta in Amelia.
Discorso a parte merita, purtroppo, il rimedio scelto da Shonda per mettere la toppa sul blando episodio della passata settimana: nascondere sotto il tappeto le debolezze di questa serie è sempre stato l’avvisaglia di una involuzione in atto (o un presagio della stessa). Valutando però quanto di buono dimostrato fino a questo punto e considerando che stiamo assistendo ad una delle migliori stagioni di Grey’s Anatomy da almeno 6 anni a questa parte (nel complesso), c’è da sperare che questa involuzione non si realizzi e che il percorso di questo quindicesimo ciclo riesca a concludersi in maniera più che dignitosa.
La puntata vede finalmente Amelia uscire allo scoperto dall’ombra non solo di Derek, ombra imponente che si è ritrovata cucita addosso nel momento in cui ha iniziato a lavorare con lui sotto lo stesso tetto, bensì dell’intera rinomata casata degli Shepherd. Il confronto di Amelia non è solo con il fantasma del fratello, ma anche (e soprattutto) con le sue sorelle e con la madre, personaggio con cui sul finale di puntata riuscirà effettivamente a riappacificarsi e riavvicinarsi.
È una puntata votata all’intimismo da un certo punto di vista: viene mantenuto lo schema classico degli episodi di Grey’s Anatomy ossia con un caso medico a fare da perno dando modo agli sceneggiatori di costruire una storia che coincide, sotto determinati punti di vista, anche con la trama orizzontale, ma si cerca di dare spessore ad un lato di un personaggio, Amelia, appunto, che mai era stato chiamato in causa: ex drogata, con mille problemi, presentata sempre come la pecora nera della famiglia ed abbandonata da tutti tranne che dal fratello. Con il prosieguo della puntata, però, Amelia appare sempre meno mostro e sempre più umana, così come lo spettatore ha imparato ad apprezzarla nell’ultimo periodo dopo l’arrivo improvviso di Betty nella sua vita: la possibilità di aiutare una giovane a mettersi sulla retta via, evitando gli errori che hanno segnato la sua vita ha donato nuova linfa vitale ad Amelia. Il personaggio è riuscito a ritagliarsi molto più spazio di approfondimento evolvendosi a vero character di interesse e non più semplice spalla di Owen (ormai diventato il verso personaggio scomodo della serie).
Questo ventunesimo episodio ribadisce quanto di buono dimostrato fino a qui e sottolinea ulteriormente la valida evoluzione avvenuta in Amelia.
Discorso a parte merita, purtroppo, il rimedio scelto da Shonda per mettere la toppa sul blando episodio della passata settimana: nascondere sotto il tappeto le debolezze di questa serie è sempre stato l’avvisaglia di una involuzione in atto (o un presagio della stessa). Valutando però quanto di buono dimostrato fino a questo punto e considerando che stiamo assistendo ad una delle migliori stagioni di Grey’s Anatomy da almeno 6 anni a questa parte (nel complesso), c’è da sperare che questa involuzione non si realizzi e che il percorso di questo quindicesimo ciclo riesca a concludersi in maniera più che dignitosa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio che rallenta ulteriormente la narrazione, ma che tutto sommato concede spazio ad una porzione di background riguardante Amelia a cui non era stato concesso sufficiente spazio nei precedenti episodi. Nulla da obbiettare, anche se nascondere tutto sotto il tappeto non ha mai portato nulla di buono in casa Grey’s Anatomy.
The Whole Package 15×20 | 6.85 milioni – 1.5 rating |
Good Shepherd 15×21 | 6.81 milioni – 1.5 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.