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R.I.P. (Recenserie In Peace) – The Amazing Spider-Man (1977-1979)TEMPO DI LETTURA 7 min

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Credevate davvero che serial comics come Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., Constantine, The Flash, Gotham, The Walking Dead e Arrow, fossero riusciti così bene al primo tentativo? Pretendere una cosa del genere è come pretendere che tutti i gruppi musicali del mondo incassino sistematicamente 36 milioni di copie alla prima pubblicazione del primo album. Non tutti riescono in un’impresa del genere, sopratutto perché la musica (come i telefilm) è scritta e prodotta da uomini e donne influenzate dall’epoca in cui vivono, dalle esperienze, dalle esigenze delle persone a cui il prodotto è rivolto e dalla confidenza generale con cui il media in questione è trattato; proseguendo con l’esempio della musica, anche se i componenti del gruppo sanno di avere tra di loro una buona chimica che gli permette di dar vita ad un genere accattivante, ci vorrà del tempo prima che la formazione trovi il suo equilibro e i suoi tratti distintivi. Se i telefilm possono già essere esclusi da questo discorso (in quanto godono di un certo rispetto e qualità fin da subito) per i fumetti, invece, è tutto un altro discorso.
Come si era detto nella recensione del crossover The Flash/Arrow: i fumetti ormai sono un fatto, sono parte integrante del nostro bagaglio culturale, nonché certificata e riconosciuta fonte di alto e sopraffino livello narrativo, ora finalmente uscita dalla ingiusta classificazione “cose per bambini”, ma prima non era proprio così. Decenni e decenni prima, ogni volta che un personaggio dei comics usciva dal suo habitat naturale di carta e china, cercando di farsi conoscere attraverso un media diverso dal fumetto, era un flop assicurato: proprio come è successo alla serie tv The Amazing Spider-Man, andata in onda sul finire degli anni ’70, anche se non per i motivi che tutti credono. In verità e in verità vi dico, che il vero colpevole che fece fallire la prima trasposizione live-action dell’Uomo Ragno, non fu la classica sfiga che Peter Parker si porta appresso, ma un colpevole (fino ad oggi) ancora latitante: gli anni ’70. Ma prima un po’ di info generali.
Trasmessa dalla CBS e prodotta dalla Columbia Pictures, The Amazing Spider-Man andò in onda sulle reti Americane dal 1977 fino al 1979, per 2 stagioni e un totale complessivo di 13 episodi, dalla durata di 60 minuti l’uno; il serial Marvel fu inaugurato da un lungometraggio televisivo trasmetto nel Settembre del ’77 che, quando la serie partì ufficialmente nell’Aprile del ’78, venne contato come episodio pilota della prima stagione. La storia del serial con protagonista l’Uomo Ragno, è quella che conosciamo tutti, più o meno. Peter Parker, fotografo freelance per il Daily Bugle, viene morso da un ragno radioattivo durante un esperimento in laboratorio, scoprendo di aver acquisito i famosi poteri aracnidi; contemporaneamente, un misterioso guru ipnotizzatore minaccia la città, plagiando la mente di alcune persone e spingendole a rapinare banche, oltre che a ricattarla con la minaccia di far verificare eventi peggiori se non gli verrà pagata la somma di cinquanta milioni di dollari. Peter, sentendosi in dovere di fare qualcosa, capisce che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e diventa l’eroe mascherato Uomo Ragno per fermare il diabolico truffatore e chiunque minacci la tranquillità di New York.
Il primo e unico serial dell’Arrampicamuri fu segnato da una eguale dose di pregi e difetti che diedero vita ad una strana reazione chimica che fece implodere la serie su sè stessa. Il difetto più grande era senza dubbio l’inesistente attinenza al fumetto e la scarsissima fedeltà con il franchise originale, che in quel momento godeva di una popolarità mostruosa: furono, infatti, gli anni ’70 a consacrare il Tessiragnatele a personaggio fittizio di Serie A riconosciuto a livello mondiale. Nonostante il fatto che fosse gratificante vederlo muoversi sul piccolo schermo, arrampicarsi su palazzi, lanciare una corda biancastra spacciata per ragnatela e giostrarsi tra gli impegni personali e la vita da supereroe come solo Peter Parker, l’Uomo Ragno del piccolo schermo era (purtroppo) il formato televisivo del detto “l’abito non fa il monaco”. Anche se la recitazione del cast era abbastanza convincente e le trame della serie abbastanza originali, lo erano fin troppo. In The Amazing Spider-Man mancavano praticamente tutti gli elementi e i personaggi che hanno reso Spidey un personaggio così amato e acclamato, addirittura venne rimosso l’iconico e leggendario leitmotiv che ha reso Testa di Tela un personaggio unico e con una caratterizzazione innovativa: la morte dello Zio Ben, l’iniziale sfruttamento dei poteri per fare soldi e la successiva presa di coscienza (nonché epocale bastonata morale) che “da un grande potere, derivano grandi responsabilità“. E, ancora, vennero totalmente rimossi i classici supervillian di Spidey, sostituendoli con della semplice criminalità (più qualche sparuto e pezzentissimo villain con poteri scarsissimi inventato per lo show), che, per carità, il personaggio ha affrontato e tutt’ora affronta criminalità pura e semplice, ma non solo quella; questo, rese il più famoso personaggio Marvel interpretato da Nicholas Hammond, più un Philip Marlowe in costume che l’Amichevole Uomo Ragno Di Quartiere.
Arrivati a questo punto, una domanda viene spontanea farsela: perché optare per tutta questa rivisitazione oltremodo libertina del personaggio? Per colpa degli anni ’70. Come anticipato prima, all’epoca i fumetti erano imprigionati più che mai nella classificazione “cose per bambini” e la riscoperta del media era ben lontana dall’arrivare, quindi per Hollywood era un collegamento mentale più che logico raddrizzare quelle “robe da fumetto” e bonificare fin dove era necessario, rendendo così più plausibile il mythos fumettistico per una messa in onda televisiva, poiché non c’era fiducia alcuna nei comics nonostante il successo di un personaggio come il Tessiragnatele. Da una parte The Amazing Spider-Man collezionò un record di circa 16 milioni di spettatori per puntata, ma dall’altra, alla CBS arrivarono tante lettere di lamentele dai fan tante quante furono gli spettatori, criticando i profondi cambiamenti ed il solo utilizzo di personaggi come J. Jonah Jameson, Zia May e Glory Grant (nel serial, Rita Conway). Puntarono sopratutto il dito sull’assenza di villain che, disperati, si sarebbero pure accontentati di Hypno-Hustler, Gibbon, Frog Man, pur di vedere il loro beniamino rossoblù combattere qualche tizio in costume: sarebbero andati bene pure I Sinistri Due, se portarne sei era troppo.
Le gocce che fecero traboccare il vaso, segnando un lento e decadente tracollo della serie, furono la mancanza di effetti speciali convincenti e la dissociazione assoluta di Stan Lee dal prodotto televisivo vista l’amarezza e la delusione che gli suscitava. Ma del resto, erano gli anni ’70, i mezzi erano quelli che erano per realizzare fedelmente le movenze del Ragno, se poi ci si aggiunge il fatto che le “robe da fumetto” erano scartate, se non modificate a priori, il risultato non si può presentare di certo in maniera positiva. Inoltre fu anche per una scarsa qualità degli effetti speciali a disposizione del mercato cinematografico dell’epoca che la produzione decise di eliminare i villain, perché impraticabili nella loro realizzazione e sopratutto perché “troppo da fumetto”.
Per un po’, come si è detto prima, funzionò, ma poi l’implosione di The Amazing Spider-Man non si fece attendere ed arrivò con prepotenza. Il che è veramente un peccato, perché le idee erano buone e con più controllo degli autori delle originali storie e più fiducia nell’opera cartacea qualcosa di decente sarebbe venuto fuori: non di certo memorabile, ok, ma almeno da non far costipare il già povero e sfortunato Peter Parker. Tuttavia c’è da notare che non solo il serial Marvel arrivò nel celebre posto sbagliato al momento sbagliato, ma anche nell’epoca sbagliata, un epoca dove il fumetto era bistrattato dai più, nonostante l’enorme qualità che viaggiava tra le pagine. Per continuare l’esempio musicale, era come se in testa avessero una melodia orecchiabilissima e molto ritmata, ma senza la possibilità di suonarla, perché incapaci di suonare qualsiasi strumento. Ma i tempi sono indubbiamente cambiati, fortunatamente in meglio, e ora gli spettatori hanno finalmente la possibilità di vedersi serial comics degni di questo nome come quelli citati in apertura.
In anni in cui pure Gotham, la città difesa da Batman, si becca un telefilm sulle sue origini, non sia mai detto che la Marvel opti per un ritorno di fiamma per rifarsi dell’occasione mancata, imbracciando quegli strumenti ed eseguendo la cavalcata della rivincita.

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