Mettersi in viaggio, in pellegrinaggio, significa mettersi in stato di fragilità. Si impara a contare sugli altri e ad appoggiarsi agli altri. Così diceva nel 2007 l’allora responsabile nazionale di pastorale giovanile, don Paolo Giulietti.
Ovviamente questo non vale solo per il tempo dell’esperienza “fuori casa”, ma dev’essere un insegnamento per la vita in generale. 3 Caminos dà una dimostrazione pratica di questo assunto. I pellegrini hanno modo di imparare e praticare diversi valori, mettendosi a confronto. In cima a tutti, l’amicizia e la solidarietà. Su di essi viene basata la capacità di “fare famiglia”, al di là dei legami di sangue e, di conseguenza, formare una comunità. La comunità qui viene vista non tanto nei suoi aspetti produttivi, ma come luogo in cui crescere e “rete di sicurezza” per chi ha problemi.
ECCELLENZA E PROMOZIONE
Raquel tiene un concerto dove canta tutto l’amore per la sua famiglia, biologica e non.
Basta confrontare questa scena con quella del film Volver di Pedro Almodovar, per capire secondo quali parametri giudicare la serie.
Nella scena in questione, Penelope Cruz canta proprio del ritrovarsi dopo vent’anni, ma con la forza dell’amore rimasta intatta nonostante lo scorrere del tempo.
Detto in breve, il prodotto di Almodovar è Serie A, per non dire Champions League. Mentre con 3 Caminos si ha un prodotto paragonabile ad un campionato più locale. Questo nel bene e nel male, come può confermare chiunque stia aspettando come manna dal cielo la riapertura dei campionati minori: la loro capacità di fare tessuto sociale, di costruire e tenere unita una comunità è impareggiabile. Se ne sente forte la mancanza.
RIANNODARE I FILI
I flashback dedicati ai festeggiamenti del matrimonio tra Yoon Soo e Raquel, assolvono ad una triplice funzione.
- Riportano il clima spensierato di quando tutti erano più giovani e speranzosi, stemperando la malinconia del finale.
- Riempiono qualche buco, spiegando meglio certi passaggi sbrigati fin troppo velocemente.
- Sanciscono la riconciliazione fra i genitori di Ivan.
Purtroppo però, il minutaggio ad essi dedicato è fin troppo lungo. Rimane in bocca un gusto un po’ amaro, chiedendosi se non si sarebbe potuto dedicare un po’ di quel tempo a scene più utili. Per esempio, la fidanzatina di Ivan ha funzione puramente decorativa. Si poteva dare maggior voce ai pensieri della nuova generazione (magari a confronto con l’attivista Jana).
ALLA FINE DEL VIAGGIO… L’ELOGIO DELL’IMPERFEZIONE
La miniserie non ha certo voluto proporre personaggi perfetti, edificanti o storie esemplari. Prova ne sia la strana e sghemba storia di Jana e Luca, la quale giunge comunque al suo coronamento. Questo ha spesso facilitato l’identificazione dello spettatore con loro, uno dei veri punti di forza dello show.
Per celebrare la felice della conclusione della loro impresa, i protagonisti scelgono, come sempre, un bagno nell’oceano, a Cabo Finistere, piuttosto che l’entrata nel santuario, mai mostrata. Peccato, perché il portico decorato dal Maestro Mateo avrebbe potuto fornire un ulteriore momento magico, di spiritualità senza parole. Forse è stato un problema di concessione dei permessi, forse la scelta di non mostrare le immagini più famose e “scontate”.
Anche senza voler calcare troppo il pedale sui valori religiosi dell’esperienza chiamata Cammino di Santiago, certi valori spirituali riescono ugualmente a venire comunicati.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Capacità di far venir voglia al pubblico di mettersi in cammino verso Santiago: buona. Indipendentemente dal periodo di limitazioni. Merito delle location e della fotografia eccellente. Rappresentazione dei personaggi: interessante, ma alcuni approfondimenti e precisazioni qua e là non avrebbero guastato. Capacità di rappresentare un’esperienza interiore, indicibile per definizione: perfettamente centrata in alcuni punti. Sceneggiatura: si è tenuta sulle vie sicure del romanzo popolare e della fiction per famiglie, svolgendo decorosamente il suo compito. Ritmo della narrazione: spesso mancante di omogeneità, con elementi non ben distribuiti. Nello specifico, dopo una puntata ricca di colpi di scena c’è stato un salto temporale così tutto si è praticamente “risolto da sé”.
Insomma, questa fiction democristiana centra gli obiettivi proposti.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).