All American 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 4 min

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Welcome to Beverly Hills.

Si parla di un ragazzo che si trasferisce dal liceo di un quartiere povero a quello di un quartiere ricco, grazie alla sua bravura nel giocare a football e ai suoi buoni voti. Impossibile, quindi, non fare paragoni con altre serie dai temi simili, baciate da grande successo in questi ultimi anni, come The O.C., Friday Night Lights o One Tree Hill, per tacere del meno recente, ma fondamentale Beverly Hills 90210.
La scena iniziale è stilosa e azzeccata: viene mostrata la partita in cui brilla il protagonista, Spencer James. Dopo pochi istanti, però, la gioia di un touch down viene interrotta da alcuni spari. Un ottimo modo per introdurre un ambiente violento.
Purtroppo, in un momento tutto si guasta: la madre di Spencer, abbandonata dal marito anni prima con due figli da crescere, starebbe meglio in un romanzo di Dickens da quanto è zuccherosa e, in breve, anche la colonna sonora ed il linguaggio di tutti i personaggi diventano fastidiosi. Il commento musicale, infatti, è affidato quasi esclusivamente a brani rap, con l’eccezione di un pezzo di Calvin Harris nella scena della festa e poco più. I personaggi hanno nel frasario diversi termini gergali. Queste, certo, sono scelte stilistiche forti e precise, magari in linea con l’ambientazione e i personaggi. Si sa inoltre quanto ci tengano, negli Stati Uniti, a non rappresentare gli afroamericani come adoratori e succubi della cultura “bianca” wasp, soprattutto in questi ultimi anni. Scelte così definite, però, rischiano di incontrare il favore solo di una nicchia di pubblico molto ristretta e di venire a noia pure a quella, se proposte in quantità eccessiva. Tanto per tornare ai telefilm citati all’inizio, un punto di forza di The O.C.. e One Tree Hill era proprio l’eclettica colonna sonora.
Trattandosi comunque di serie ad ambientazione liceale, non possono mancare gli ingredienti e i cliché del genere, come la competitività sportiva e quella per conquistare le ragazze. Le due spinte si uniscono nella scena della festa, organizzata apposta dalla belloccia di turno per far bere Spencer la sera prima di un importante allenamento sotto gli occhi degli osservatori di squadre prestigiose. Non originalissimo, ma passabile. E già che ci sono, gli sceneggiatori buttano nel mezzo dei compagni di squadra e di liceo anche il figlio dell’allenatore, per buon peso. Il ragazzo si dimostra poco incisivo, come giocatore e come personaggio in generale.
Leila, figlia di un potente produttore, oggetto del desiderio di tutti i maschietti del circondario, è  interpretata da Greta Onieogou, classe 1991. Questo ricorda il casting dell’allora ventinovenne Gabrielle Carteris per il ruolo di Andrea e dell’allora venticinquenne Ian Ziering per il ruolo di Steve in Beverly Hills 90210, dove dovevano interpretare due sedicenni. A parte questo, il personaggio di Leila non risulta particolarmente affascinante e/o interessante. Spicca meglio, sul versante femminile, Olivia, figlia (guarda caso) del coach che ha preso il protagonista sotto la sua ala. La ragazza, per i suoi comportamenti e per un accennato problema di dipendenze, suscita nello spettatore maggiore empatia.
Giudizio sospeso, per ora, sull’amica decisamente mascolina di Spencer: la sua funzione è stata principalmente quella di farsi difendere dall’amico quando viene presa di mira dai bulletti della scuola. Potrebbe offrire interessanti spunti di partenza per trattare diversi temi importanti, a partire appunto dal bullismo scolastico, ma ogni eventuale sviluppo è rimandato al futuro.
In generale, per essere uno show “tratto da una storia vera”, che si propone di abbattere certi cliché, All American manca clamorosamente l’obiettivo, almeno in questo suo primo episodio (anche se va ricordato che viene mandato in onda da The CW). Anche l’unico degli attori con una carriera significativa alle spalle, cioè Taye Diggs nel ruolo dell’allenatore Billy Baker, non è ben supportato dalla scrittura e dalle interpretazioni degli altri membri del cast. Senza infamia e senza lode il protagonista Daniel Ezra.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sequenza iniziale
  • La figlia del coach
  • Colonna sonora rap
  • Gergo
  • La madre di Spencer
  • Cliché non ben utilizzati

 

Giudizio non positivo e ascolti d’esordio non certo premianti per una serie che, forse, si concentra sui dettagli sbagliati, (come la colonna sonora monotematica) mentre trascura aspetti fondamentali, come il modo in cui vengono tratteggiati il protagonista e il coach, altro personaggio chiave della storia. Il “colpo di scena finale” della puntata, con una misteriosa “verità” da rivelare a Spencer, condivisa dal coach e dalla madre, più che intrigare il pubblico a vedere il prossimo episodio, rischia di fargli abbandonare la visione senza rimpianti con un sorrisetto sarcastico.

 

Pilot 1×01 0.69 milioni – 0.2 rating

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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