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Estate 2003, mentre gli italiani affogavano nella monotonia delle repliche estive, nel palinsesto USA compariva timidamente in programmazione un nuovo serial, The O.C. acronimo di The Orange County. A prima vista il tipico teen drama, in realtà molto più di questo.
Per quelli che sono cresciuti a pane e Dawson’s Creek, l’arrivo di The O.C. ha stravolto il genere del teen drama. Niente più melense stagioni ad aspettare che i due protagonisti si scambino un pudico bacio, no. Tradimenti, abuso di droga e di alcol e la presentazione di un mondo giovanile così come è ora: spietato, superficiale e decisamente fuori dalle regole. Se non sei ricco, sei out. Se non sei di Newport Beach, sei out. Se sei nerd? Beh, sei out ovunque ma qui ancora di più. Partendo da queste premesse, la domanda che si è posto l’ideatore Josh Schwartz è stata: cosa succede se mettiamo un outsider dei bassi fondi in mezzo a dei ricconi che cambiano il Suv ogni 3 mesi? Rispondono a questa domanda Ryan Atwood, Seth Cohen, Marissa Cooper e Summer Roberts, più ovviamente le loro rispettive famiglie, non proprio normali ma nemmeno così disfunzionali o diverse da quello che si possa pensare.
Questo è sicuramente uno dei punti a favore dello show: l’empatia con il pubblico nonostante il divario sociale ed economico. C’è chi nasce ricco e c’è chi nasce povero, non è una cosa che si può scegliere, tutto dipende da quanto si è fortunati, tuttavia la fortuna a volte può bussare alla nostra porta o, in questo caso, alla porta di Ryan Atwood. Un adolescente della Orange County male, che vive con una madre alcolizzata che cambia uomo continuamente, e un fratello che spaccia, ruba e generalmente delinque alla bene e meglio, si ritrova ad essere difeso per l’accusa di tentato furto d’auto da un avvocato statale, Sandy Cohen, che prenderà il suo caso molto a cuore tanto da portarlo a vivere a casa sua nella, poi diventata celebre per gli aficionados, casetta in piscina.
Da quando viene portato a Newport Beach la vita di Ryan e dei Cohen cambia radicalmente e insieme alla loro anche quella dei loro vicini di casa, i Cooper. Inutile dire che un ragazzo dei quartieri bassi non è molto ben visto dai ricchi figli di papà, tuttavia la coesistenza viene resa più piacevole da una cotta per una certa Marissa Cooper, la vicina di casa che tutti vorremmo, e dal fratello acquisito, Seth. Questi personaggi, insieme alla più vulcanica Summer Roberts, sebbene completamente diversi tra di loro saranno costretti ad interagire e scopriranno stando assieme la loro complementarità, oltre che le gioie e i dolori che un “classico” ragazzo della borghesia californiana sperimenta durante l’adolescenza.
La domanda fondamentale comunque rimane perché guardare queste 4 stagioni. La risposta è ovviamente l’empatia che si forma subito con i personaggi della serie che, volenti o nolenti, si fanno amare dallo spettatore nel giro di una manciata di minuti. La loro diversità è anche il motivo per cui ogni adolescente, o in generale ogni spettatore, riesce a riconoscersi in almeno uno di loro ed è stimolato a proseguire la visione sempre piacevole e mai scontata dello show (la prima metà della 3° stagione è da dimenticare ma questo è un discorso a parte…). Chi scrive poi, si è affacciato al mondo dei telefilm e alla serialità proprio grazie a The O.C. che tutt’ora è l’unico a stazionare con i suoi 4 cofanetti dvd sulla mensola di casa.
Questo è sicuramente uno dei punti a favore dello show: l’empatia con il pubblico nonostante il divario sociale ed economico. C’è chi nasce ricco e c’è chi nasce povero, non è una cosa che si può scegliere, tutto dipende da quanto si è fortunati, tuttavia la fortuna a volte può bussare alla nostra porta o, in questo caso, alla porta di Ryan Atwood. Un adolescente della Orange County male, che vive con una madre alcolizzata che cambia uomo continuamente, e un fratello che spaccia, ruba e generalmente delinque alla bene e meglio, si ritrova ad essere difeso per l’accusa di tentato furto d’auto da un avvocato statale, Sandy Cohen, che prenderà il suo caso molto a cuore tanto da portarlo a vivere a casa sua nella, poi diventata celebre per gli aficionados, casetta in piscina.
Da quando viene portato a Newport Beach la vita di Ryan e dei Cohen cambia radicalmente e insieme alla loro anche quella dei loro vicini di casa, i Cooper. Inutile dire che un ragazzo dei quartieri bassi non è molto ben visto dai ricchi figli di papà, tuttavia la coesistenza viene resa più piacevole da una cotta per una certa Marissa Cooper, la vicina di casa che tutti vorremmo, e dal fratello acquisito, Seth. Questi personaggi, insieme alla più vulcanica Summer Roberts, sebbene completamente diversi tra di loro saranno costretti ad interagire e scopriranno stando assieme la loro complementarità, oltre che le gioie e i dolori che un “classico” ragazzo della borghesia californiana sperimenta durante l’adolescenza.
La domanda fondamentale comunque rimane perché guardare queste 4 stagioni. La risposta è ovviamente l’empatia che si forma subito con i personaggi della serie che, volenti o nolenti, si fanno amare dallo spettatore nel giro di una manciata di minuti. La loro diversità è anche il motivo per cui ogni adolescente, o in generale ogni spettatore, riesce a riconoscersi in almeno uno di loro ed è stimolato a proseguire la visione sempre piacevole e mai scontata dello show (la prima metà della 3° stagione è da dimenticare ma questo è un discorso a parte…). Chi scrive poi, si è affacciato al mondo dei telefilm e alla serialità proprio grazie a The O.C. che tutt’ora è l’unico a stazionare con i suoi 4 cofanetti dvd sulla mensola di casa.
Partito in sordina come uno dei classici telefilm estivi che serve più come spuntino in attesa di settembre che altro, l’incredibile, quanto sorprendente, livello di audience e di rating dei primi episodi ha portato i vertici della FOX a fare i calcoli in tasca e, riconoscendo in tempo la gallina dalle uova d’oro, a prolungare lo show per tutta la stagione invernale e primaverile, raggiungendo la cifra record di 27 episodi per una sola stagione. E se questa non è una buona motivazione per dargli una chance non sappiamo quale altra potrebbe esserlo.
Particolare attenzione degli autori è poi data sin dal principio alla colonna sonora dello show: alzi la mano chi non ha mai sentito Phantom Planet – California; in ogni episodio, poi, vengono elargite certe perle appartenenti al genere indie rock, rock e dance che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute ai più. Giusto per fare qualche nome e dare più concretezza a queste parole, vanno sottolineati Killers, Death Cab For Cutie, The Shins e Imogen Heap, ma solo perché sono quelli che si conoscono maggiormente, altrimenti ce ne sarebbero molti altri. Insomma, oltre che a un puro piacere visivo anche l’orecchio viene sollazzato a dovere ed è una cosa da non sottovalutare per niente.
L’impatto che lo show ha avuto con la realtà è stato impressionante tanto da diventare un fenomeno di culto per moltissimi. Anche chi non seguiva la serie avrà sicuramente saputo del finale shock della 3° stagione o si sarà imbattuto in qualcuno che parlava della festività creata ad hoc dall’amatissimo Seth Cohen, il Chrismukkah, o addirittura si sarà chiesto da dove sono derivati i vari reality Laguna Beach e The Hills; sono tutti merito di The O.C. in qualche modo.
Ora, nonostante il suo amplio risalto, lungi dal definirlo il miglior teen drama mai esistito o la serie da guardare assolutamente. The O.C. non è niente di tutto questo ma il suo successo, che è già un ottimo biglietto da visita, lo deve anche ad un ottimo cast (tra tutti Adam Brody e Peter Gallagher), al legame che si è creato anche fuori dal set e soprattutto all’amore indiscusso che il creatore, Josh Schwartz (Gossip Girl, Chuck), ha messo nello sceneggiare ogni singolo dialogo. Tutto questo e dei personaggi indimenticabili hanno reso lo show una pietra miliare dei teen-drama garantendosi di diritto un posto nella memoria collettiva e ponendosi anche come paragone per tutti i futuri show adolescenziali. Se non lo avete mai guardato, mettete mano al portafoglio e procuratevi subito i cofanetti, tutti soldi ben spesi.
Particolare attenzione degli autori è poi data sin dal principio alla colonna sonora dello show: alzi la mano chi non ha mai sentito Phantom Planet – California; in ogni episodio, poi, vengono elargite certe perle appartenenti al genere indie rock, rock e dance che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute ai più. Giusto per fare qualche nome e dare più concretezza a queste parole, vanno sottolineati Killers, Death Cab For Cutie, The Shins e Imogen Heap, ma solo perché sono quelli che si conoscono maggiormente, altrimenti ce ne sarebbero molti altri. Insomma, oltre che a un puro piacere visivo anche l’orecchio viene sollazzato a dovere ed è una cosa da non sottovalutare per niente.
L’impatto che lo show ha avuto con la realtà è stato impressionante tanto da diventare un fenomeno di culto per moltissimi. Anche chi non seguiva la serie avrà sicuramente saputo del finale shock della 3° stagione o si sarà imbattuto in qualcuno che parlava della festività creata ad hoc dall’amatissimo Seth Cohen, il Chrismukkah, o addirittura si sarà chiesto da dove sono derivati i vari reality Laguna Beach e The Hills; sono tutti merito di The O.C. in qualche modo.
Ora, nonostante il suo amplio risalto, lungi dal definirlo il miglior teen drama mai esistito o la serie da guardare assolutamente. The O.C. non è niente di tutto questo ma il suo successo, che è già un ottimo biglietto da visita, lo deve anche ad un ottimo cast (tra tutti Adam Brody e Peter Gallagher), al legame che si è creato anche fuori dal set e soprattutto all’amore indiscusso che il creatore, Josh Schwartz (Gossip Girl, Chuck), ha messo nello sceneggiare ogni singolo dialogo. Tutto questo e dei personaggi indimenticabili hanno reso lo show una pietra miliare dei teen-drama garantendosi di diritto un posto nella memoria collettiva e ponendosi anche come paragone per tutti i futuri show adolescenziali. Se non lo avete mai guardato, mettete mano al portafoglio e procuratevi subito i cofanetti, tutti soldi ben spesi.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.