“Does it bother you’ve to be such a cliché millennial?”
Nell’epoca della nostalgia anni 80 e dei ritorni in grande auge, come è stato l’anno scorso The Twilight Zone, pareva strano che nessuno avesse ancora ripescato fuori Amazing Stories, la serie-cult di Steven Spielberg targata 1985.
Va detto che ormai serie antologiche del genere sono ormai un format abbastanza rodato nonché uno dei più difficili poiché, a fronte di una formula tra le più flessibili al mondo, si ha una capacità di presa sul pubblico minore mancando completamente una trama orizzontale fra le puntate.
Così, molto spesso le soluzioni e le trame più semplici la fanno da padrone essendo quelle più facilmente comprensibili e di sicuro impatto. Non fa eccezione, purtroppo, anche questo nuovo reboot che riprende la formula creata dello show originale (con tanto di sigla nostalgica) senza però cercare a tutti i costi di renderla più contemporanea, anzi, crogiolandosi in situazioni e trame già viste. Così fa questo pilot che tratta una tematica nuova e mai affrontata prima nel mondo seriale: i viaggi nel tempo!
Si parte subito con il più tipico dei cliché da weird tales: la casa abbandonata da anni che nasconde dei segreti. Qui due fratelli restauratori Joe (Micah Stock) e Sam (Dylan O’ Brien) trovano degli oggetti lasciati lì da un precedente proprietario tra cui la foto di una giovane ragazza che diventa, fin da subito, l’ossessione di Sam. Ma, se fino a questo momento lo show sembra comunque poter essere apprezzabile, il primo vero plot twist della storia riduce tutto a un mero remake in salsa americana di “Non Ci Resta Che Piangere”, quando Sam durante un temporale si trova catapultato nel 1919. E qui avviene l’incontro fatale con la giovane ragazza vista nella foto: Evelyn (Victoria Pedretti), giovane di buona e puritana famiglia che, pur vivendo nei primi anni del 900, parla e ragiona come una qualunque ragazza del terzo millennio. E non è purtroppo l’unica assurdità in questa America rurale di inizio secolo conservatrice ma, allo stesso tempo, moderna.
Come da copione, tutta la parte relativa al passato ha il solo scopo di far innamorare i due, mettendo in mezzo anche tematiche femministe con il personaggio di Evelyn che è promessa sposa ad un riccone della zona ma sogna, invece, una carriera da cantante.
Da qui la missione dei due diventa quella di tornare il più in fretta possibile nel 2020 sfruttando l’effetto della tempesta sull’orologio magico con cui è possibile, teoricamente, fare avanti e indietro nelle varie epoche. Il tutto ovviamente senza una qualche base e/o spiegazione scientifica e senza la benché minima paura di un possibile loop temporale, che di norma sarebbe la base per storie di questo tipo. Invece no, l’intreccio è fatto apposta per suscitare un filler abbastanza elementare per i due giovani innamorati, la cui storia d’amore non può non finire come il peggio cliché delle storie drammatiche.
Il che è un peccato perché, almeno a livello scenografico, il 900 rurale americano è ben costruito, e anche il cast si rivela comunque ottimo e con buone interpretazioni (da segnalare la prova canora di Victoria Pedretti). È proprio la storia in sé che non attrae per nulla e sembra essere stata scritta senza troppa voglia di osare e/o sperimentare.
Di certo non un bel biglietto da visita per la serie e per gli autori e co-produttori Adam Horowitz e Edward Kitsis che pure sono gli stessi di Lost e di Once Upon A Time, due prodotti che hanno fatto la storia del piccolo schermo proprio per la loro originalità e freschezza.
Amazing Stories diventa così un prodotto leggero e superficiale pensato soprattutto per un pubblico di famiglie, adatto tutt’al più per le uggiose domeniche pomeriggio estive quando non si sa cosa guardare. Rimane certamente un buon programma artigianale di scrittura televisiva, ma nel 2020 con tante serie simili e con le maestranze che si porta dietro nei titoli di testa… beh qualcosa in più poteva sicuramente fare!
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!