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Arrow 3×10 – Left BehindTEMPO DI LETTURA 5 min

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Ciò che non uccide fortifica, o almeno così si dice.
È questo il leitmotiv di “Left Behind”, la puntata di Arrow forse più difficile da realizzare in assoluto per via delle conseguenze pesantissime di quanto accaduto a Nanda Parbat. La morte di un eroe nei fumetti è sempre una tematica trattata con estrema cautela e grazia perchè porta con sè uno strascico enorme di conseguenze tra i personaggi ed i famigliari più vicini al “caduto” ma, soprattutto, rappresenta per la malavita ed i criminali una grandissima occasione per sovvertire l’andamento naturale delle cose sfruttando il vuoto di potere che si è venuto a creare tra le fila dei buoni. La morte di Oliver Queen non fa eccezione a questa regola non scritta dei comics e con la sua mancanza gli equilibri sia interni al team sia per le strade di Starling City devono essere risistemati.
La prima tecnica che si usa per tenere a bada i criminali è quella di non palesare l’assenza di un vigilantes perchè, fintanto che si mantiene viva l’immagine del defunto, questo rimane in vita agli occhi di un estraneo. È questa la prima immagine che ci viene mostrata nella midseason premiere, Roy e Diggle infatti provano a non far palesare l’assenza di Oliver e per farlo quest’ultimo indossa proprio il costume con tanto di arco e frecce (“This suit is too tight“) fingendosi Arrow. Potrebbe sembrare uno stratagemma banale e un po’ forzato ma se si conta il motivo per il quale è stato fatto non lo è assolutamente.
Se per circa metà episodio la morte di Oliver non viene data per certa, la seconda parte è quella che fa decisamente più riflettere sia per l’azione sul campo sia per l’adrenalina. La presa di coscienza della sua morte è più un processo in divenire che una notizia già elaborata e questo è un elemento molto interessante e gestito sapientemente dai tre showrunner. L’assenza del giovane Queen infatti si sente prepotentemente e volutamente in ogni situazione, da quella meramente fisica sul campo a quella più sentimentale ed ideologica tra “colleghi”.
Se prima il vuoto che si doveva coprire era solamente scenico, con l’avanzare dei minuti l’elaborazione del lutto portata avanti da Malcolm Merlyn si fa sentire sempre di più, e tutti ne sono afflitti e reagiscono di conseguenza. C’è chi prova a focalizzarsi sul non perdere altri amici (Felicity), chi tenta di salvare il salvabile e quanto fatto negli ultimi mesi con le varie catture dei criminali con il fine ultimo di onorare l’amico caduto (Roy), chi pur mantenendo una facciata imperturbabile medita l’addio alle scene (Diggle) ed infine chi, ormai sopraffatta da rabbia e frustrazione, coglie la palla al balzo per calarsi nel ruolo di Black Canary onorando a suo modo non uno ma ben due eroi caduti in battaglia (Laurel).
“Left Behind” è un episodio di un’importanza fondamentale perchè unico nel suo genere. Se nei fumetti capita molto spesso di assistere alle morti con annesse resurrezioni dei supereroi (Spider-Man, Thor, Batman, Capitan America sono gli ultimi esempi in ordine cronologico), in tv è la prima volta che si effettua un’operazione del genere e, a dispetto dei fumetti, è un vero e proprio esperimento perchè lo schermo non è la carta stampata. Innanzitutto, come detto in “The Climb“, Oliver Queen è morto ma è impossibile che lo sia veramente. Questo prima di tutto perchè una serie tv senza il suo protagonista è impensabile e anche a livello contrattuale non è molto facile da effettuare; in secondo luogo la resurrezione di un eroe “urban” come Arrow non può passare per eventi mistici o divini e quindi il tutto deve essere reso il più verosimile possibile. A tal proposito Maseo e Tatsu sono la carta giusta da giocare perchè, se della seconda non si sapeva niente, il primo lo si era già visto tra le fila di Ra’s Al Ghul ed aveva implicitamente ricevuto l’invesitura del ruolo di salvatore. Mettere al suo posto un qualsiasi altro personaggio, pur essendo un escamotage classico dei comics, avrebbe svilito la parte verosimile della storia venendo meno, di fatto per comodità, al contesto urbano in cui si articola Arrow. Chi addita come stupida questa scelta ha di che ricredersi.
La scelta della morte di Arrow, oltre ad avere un forte impatto mediatico e di interesse per l’inaspettata svolta narrativa, è prima di tutto un modo per evolvere i personaggi secondari che per motivi di tempo e spazio sono stati sviluppati poco. Laurel Lance è la principale fruitrice di quest’operazione e quindi non c’è assolutamente di che sorprendersi per il suo nuovo costume di scena che ha sfoggiato a fine episodio.
La rabbia per la morte della sorella e la voglia di giustizia che non riesce ad ottenere di fronte ad un giudice erano già due grossi impulsi per vestire i panni della vigilante, la presunta morte di Oliver e di conseguenza la creazione di un vuoto tra le fila degli eroi della città è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’evoluzione di Laurel come donna forte e carismatica è cominciata diverse stagioni fa ma solo ora che veste i panni di Black Canary II raggiunge il pieno compimento. Il fatto che sia diventata la seconda Black Canary è una cosa molto telefonata e pertanto non ha quell’impatto che meriterebbe, tuttavia nel lungo periodo si riuscirà senza dubbio ad apprezzarla meglio. L’unico difetto in tutto ciò è la misteriosa destrezza con la quale si muove già sul campo di battaglia dopo pochi mesi di allenamento, ecco, qui è lecito porsi alcune domande…
Ah si, in tutto ciò si ha pure avuto il tempo di inserire un nuovo big bad (Brick) interpretato dallo stesso Vinnie Jones che in Galavant scorrazza in un castello brandendo una spada. Piccole chicche che vanno apprezzate.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Verosimilità della salvezza di Oliver
  • Evoluzione nelle varie fasi di lutto dei personaggi
  • Dimostrazione pratica di quanto grande sia il vuoto lasciato dalla presunta morte di Arrow
  • Introduzione di Black Canary II
  • Introduzione telefonata di Black Canary II
  • Leggere forzature in alcune scene

 

Non si può non apprezzare la bravura degli autori, in questo caso di Guggenheim, nel rendere vivido il lutto provato dai personaggi riuscendo al contempo a dimostrare l’effettiva difficoltà nella routine quotidiana. In un episodio difficile come questo, tutto ciò ha un’importanza fondamentale.

 

The Climb 3×09 3.06 milioni – 1.1 rating
Left Behind 3×10 3.06 milioni – 1.1 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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