Arrow 3×14 – The ReturnTEMPO DI LETTURA 4 min

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Al grido di “Filler No More!” Arrow ed i suoi showrunner continuano a sfornare solo episodi utili ai fini della trama orizzontale, e questo molto più che un bene. La ricchezza dell’universo narrativo costruito in questi due anni e mezzo, è diventata così ampia e profonda, da poter permettere alla serie di viaggiare su due linee temporali differenti senza temporeggiare. Se ben più di qualche volta (specialmente nella 1° stagione) i flashback nel passato sono serviti da riempitivo per gli episodi e per poter spiegare qualcosa nel presente, ultimamente sono diventati interessanti quasi quanto la linea temporale principale. Chiariamoci: la scorsa stagione è stata articolata molto bene ed i flashback di e con Slade erano stati orchestrati benissimo, il paragone deve essere fatto principalmente con alcuni episodi di quest’anno e della prima stagione.
Il titolo dell’episodio può valere sia come “ritorno” sull’isola, sia come “ritorno” di Slade Wilson, visto che anche lui effettua una ricomparsa sulle scene: l’ultima apparizione è stata in “Unthinkable“. La puntata stranamente offre spunti più interessanti dal punto di vista dei flashback, che dallo scontro sull’isola poichè, come lasciato intendere in “Canaries“, il passato di Oliver è ben più articolato di quanto si potrebbe immaginare e questo da solo vale di più di uno scontro con Slade. Innanzitutto è apprezzabile constatare come il ritorno a Starling City offra l’occasione di vedere tutti i comprimari nell’era pre-Arrow, un modo come un altro per dare il consueto spazio a loro dedicato in ogni puntata, ma che qui sarebbe stato difficilmente piazzabile senza alcuni stratagemmi. Tra i vari ritorni si segnala anche quello di Tommy Merlyn che qui, pur dandosi alla pazza gioia, viene raffigurato come un ragazzo molto più buono e disponibile con gli amici di quanto non lo fosse stato nella prima stagione.
Il flashback di per sé offre un valore aggiunto alla puntata perché fa tenere alta la tensione narrativa, non si sa mai quale character potrebbe incontrare Oliver e, soprattutto, fa molto effetto vedere quanto si sia evoluta la serie in soli due anni e mezzo rispetto a quando era cominciata. Se si ripensa ora al valore della “lista” di Queen Senior viene quasi da ridere perché, confrontata con il pericolo rappresentato da Slade o da Ra’s Al Ghul, questa perde completamente di significato. È stato un inizio, funzionava molto bene nella prima stagione ma poi è stata giustamente abbandonata per inoltrarsi in altri lidi, e di questo ce ne si rende conto.
“The Return” pecca solo in una cosa: Slade Wilson. Per quanto il ritorno sulle scene di Manu Bennet sia piacevole ed inaspettato, è altrettanto inaspettato assistere ad un così forte calo delle qualità di quest’ultimo. Se per stenderlo ci vuole l’intera famiglia Queen, quello che quadra poco è sia la scarsa tensione narrativa che porta il suo incontro, sia il fatto che il big bad della scorsa stagione appaia più come un burattino senz’anima, che come il nemico indomabile che era stato. Slade è stato utilizzato per “testare” le abilità sul campo di Oliver e Thea, provando a risvegliare nel primo, l’istinto di sopravvivenza che coincide con la “disponibilità” ad uccidere. Il fatto che il tutto inizi e termini nell’isola, è utile solo ai fini della narrazione per non aggravare ulteriormente la situazione a Starling; tuttavia, se Slade fosse veramente riuscito a scappare da Lyan Yu, ora non staremmo parlando di lui come un burattino. Le catene che lo tengono bloccato sull’isola non si sciolgono per coercizione degli sceneggiatori ai quali fa più comodo lì che in città, nonostante ciò, si sente (e si vede) che è un artifizio costruttivo che poco ha a che fare con la “realtà” di cui andavamo parlando nelle precedenti recensioni.
A tirar su la puntata, non è l’aspetto “action”, ma quello psicologico. Il rapporto tra Thea ed Oliver diventa ancora più “vero”, grazie alla rivelazione della mano che ha ucciso Sara; inoltre, anche solo il fatto di condividere con la sorella l’esperienza in quell’isola che Oliver chiama “home“, è molto più profondo di quanto non possa sembrare all’apparenza. Tutto funziona bene, e una particolare nota di merito, va ai dialoghi, al solito, di una disarmante chiarezza; l’unico difetto che risalta e penalizza l’intera puntata, è rappresentato da quello che potremmo chiamare “Fake Slade”: un fantoccio che ha perso la metà del carisma e della forza che lo contraddistingueva. Invece che tentare la fuga aspetta i due fratelli Queen, che in teoria non avrebbero mai dovuto uscire dalla prigione, e li affronta con mestizia, quasi non fosse questione di vita o di morte, o anche solo di libertà. È la pochezza dello scontro e dell’avversario a deteriorare il valore del complesso. Un vero peccato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Flashback veramente ben fatti e con conseguenze studiate decisamente con giudizio
  • Approfondimento della “verità” nel rapporto Oliver-Thea
  • Ritorno di Slade, anche se solo per un episodio
  • Pochezza nella ricomparsa di Slade

 

C’è più di un ritorno in questa “The Return” che funziona, pur presentando un difettuccio non di poco conto. L’allenamento per lo scontro con Ra’s Al Ghul passa anche per Lyan Yu.

 

Canaries 3×13 2.67 milioni – 1.1 rating
The Return 3×14 2.91 milioni – 1.2 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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