Arrow 4×02 – The CandidateTEMPO DI LETTURA 5 min

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Both Lance and Jessica Danforth said something to me about this city needing something that the Green Arrow can’t offer them.
Decent Sushi restaurant?
Hope. Inspiration. Someone who can do things in the light, who isn’t afraid… Someone who can protect himself. 
Felicity: I’m going to run for mayor.

Ci sono cose che si possono accettare e altre che semplicemente appaiono troppo irreali per poter essere digerite anche dal meno raffinato degli stomaci. “The Candidate” è uno straniante mix di tutto ciò che si vorrebbe vedere e tutto ciò che non si vorrebbe vedere, è come andare in un ristorante “fusion” e aspettarsi che la qualità del sushi sia la stessa del risotto di porcini che viene cucinato dal medesimo cuoco: semplicemente ci sono piatti buoni e piatti discutibili, bisogna sapere cosa ordinare.
Quello che da sempre viene bene ad attori e showrunners è la creazione di hype ed il costante susseguirsi di plot-twist che animano la serie. Questo è un retaggio derivante direttamente dai fumetti dove, ogni volta che finisce un albo, l’autore prova a lasciare il lettore con il fiato sospeso in modo da fargli comprare l’albo successivo e così via. Ovviamente a livello seriale la situazione è molto simile e quindi di puntata in puntata Greg Berlanti, Marc Guggenheim e Andrew Kreisberg danno delle direttive al loro team di sceneggiatori sul da farsi. Ma questo già lo sappiamo essendo alla 4° stagione.
In una sorta di corsa ad ostacoli, Arrow sta sfornando rivoluzioni sopra rivoluzioni, alcune buone, altre meno, il tutto senza tirare mai il fiato. Indubbiamente ci sono delle scelte condivisibili e altre meno, tutte però progettate con l’intento di stupire e di mantenere sempre vivo e vivido l’interesse dello spettatore. Ricollegandoci alla similitudine del ristorante fusion, la frase “I’m going to run for mayor” è chiaramente il piatto da non prendere per diversi motivi, non ultimo la veridicità della situazione. In ottica di rinnovo della serie e di trasformazione da Arrow a Green Arrow ci sono diversi margini di miglioramento e diverse opzioni plausibili tra cui scegliere, sicuramente la candidatura a sindaco non è tra quelle.
Partiamo da un assioma che è stato scritto nella Dichiarazione D’Indipendenza Degli Stati Uniti:

We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.

Citiamo lo scritto di Thomas Jefferson per partire da una verità che però è totalmente insostenibile quando si tratta di politica (in Italia ne sappiamo qualcosa). In America sono tutti estremamente ligi e attenti quando si tratta di scandali e di operazioni elettorali perché i candidati vengono scandagliati da cima a fondo per assicurarsi che siano “puliti”. Non stiamo a giudicare l’effettiva efficacia dei metodi (in Italia siamo gli ultimi a poter commentare questo genere di cose) quanto piuttosto la storia pubblica di Oliver Queen: nato come ex-ereditiero noto come playboy e festaiolo, successivamente creduto morto per diversi anni, risorto e diventato CEO delle Queen Consolidated prima che diventassero Palmer Technologies e, non ultimo, arrestato due volte con l’accusa di essere il vigilante omicida noto come Arrow. Ora, alla luce di questi fatti e pur considerando che la memoria pubblica è meno durevole di una scritta sulla sabbia, come è anche solo pensabile che Oliver Queen possa diventare sindaco? Su questo vi lasciamo riflettere, tanto se ne parlerà ancora.
Soffermandoci invece sul resto degli eventi della puntata si può notare come si stia correndo a grosse falcate verso la costruzione di Legends Of Tomorrow. C’è un istante in cui nella testa di Laurel si vedono i criceti correre sulla ruota gli ingranaggi roteare vorticosamente dopo aver pronunciato “He would do anything to save his sister“. E se ci fosse un modo per riportare in vita Sara Lance? I vari trailer, le interviste e gli annunci agli Upfronts sono già abbastanza spoiler in tal senso ma la vista del cadavere della defunta sorella di Laurel fuga ogni dubbio: la resurrezione si farà, rimane solo da capire se gli effetti del Pozzo di Lazzaro saranno gli stessi che sta subendo Thea.
Già, Thea. Ultimo dei problemi che emergono in ordine di tempo nel Team Arrow. Se il passaggio da Arrow a Green Arrow passa per l’accettazione nell’avere un effettivo team di vigilanti come supporto nelle missioni, c’è però da fare i conti con tutti i malumori insiti nel gruppo che non riconoscono più in Oliver un capo su cui avere fiducia. Diggle e Thea ne sono un esempio ma anche Laurel agisce sbattendosene allegramente dell’opinione di Oliver.
C’è molto su cui lavorare, c’è molto su cui migliorare, l’importante innanzitutto è la coerenza e l’acquisizione della consapevolezza dei propri mezzi. Greg Berlanti, Marc Guggenheim e Andrew Kreisberg siete avvertiti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scene d’azione ben organizzate e piacevolissima scena iniziale
  • Relazione Oliver-Thea
  • Primi passi verso Legends Of Tomorrow
  • Oliver come sindaco: really?
  • Essere investito da un’auto e poi rialzarsi come se niente accaduto: fatto
  • Quentin Lance fa troppo il galletto: la città sarà anche in uno stato di degrado impossibile da gestire ma tutte le morti che ci sono state in due episodi dovrebbero fargli abbassare la cresta

 

Da “Green Arrow” a “The Candidate” c’è stato qualche leggero miglioramento e senza dubbio una visione rapida della puntata non fa trasparire le principali mancanze dello show, tuttavia noi siamo qui apposta per sottolineare che non è tutto oro ciò che luccica. Così, giusto per farvelo sapere…

 

Green Arrow 4×01 2.62 milioni – 1.1 rating
The Candidate 4×02 2.50 milioni – 1.0 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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