Doctor Who 9×05 – The Girl Who DiedTEMPO DI LETTURA 6 min

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Non sarebbe stata scelta saggia quella di proporre la successione di tre coppie di episodi dallo stesso schema narrativo. E’ vero, come ribadito numerosissime volte, era stata una mancanza grave l’anno scorso quella dei tanti singoli (con l’eccezione, nel finale di stagione, di “Dark Water“/”Death In Heaven“). Arrivare a ridosso del midseason con tre sole avventure prolungate sarebbe stato un rischio niente male, in caso di accoglienza fredda delle stesse.  Così non è stato: i primi 4 episodi sono piaciuti e, con animo leggero, ci siamo avvicinati alla prima parte di questo terzo serial (come venivano chiamati nella serie classica).
Ce ne fregava poco della trama orizzontale nella 9×03 e 9×04, nella 9×05 abbiamo trame orizzontali da e in ogni dove. Il Dottore vede Ashildr e i due sembrano riconoscersi, sebbene il ricordo – a dire del Dottore – possa venire da una diversa direzione, sotto forma di premonizione. Il Dottore è, inoltre, nella fase di auto-indagine di sé, della sua etica, della sua vita. La paura di perdere nuovamente qualcuno lo spinge a fare dei discorsi sempre più pessimisti nei confronti di Clara (avete notato che non appare nel promo del prossimo episodio?). E’ proprio questa continua riflessione, magistralmente portata avanti da Peter Capaldi, che disegna lo schema di “The Girl Who Died”. Abbiamo la prima parte di un episodio doppio, a suo modo autoconclusivo, eppure duplice nel suo interno. E’ presente un’avventura che nella scorsa stagione sarebbe bastata e avanzata per costruire un episodio. Ma, come già detto, è presente anche un’accurata indagine che porterà a risposte, ricercate da qualche tempo. Senza dimenticare che, senza cliffhanger alcuno, si pongono le basi di trama per la prossima puntata. E’ conseguenza naturale, quindi, che “The Girl Who Died” sia un insieme meravigliosamente disordinato di azione, umorismo, profondi monologhi (anche quelli erano mancati abbastanza), momenti commoventi e la solita brillante e coraggiosa fantascienza whovian.
Come giudicare l’illuminazione che – 18 episodi dopo – ha il Dottore riguardo la familiarità e le rughe del suo volto? Indubbiamente bene, per il semplice fatto che in piena era moffattiana non si ricorre alla tipica soluzione wibbly wobbley, è bensì possibile osservare quell’armonia che non tutti riconoscono tra Moffat e l’eredità di Russell T. Davies. Il Dottore come portatore di salvezza, utile a porre una lente di ingrandimento sulle semplici vite umane, ognuna di per sé importantissima, è una delle filosofie più importanti nella prima parte del DW targato 2005. Per questo, una risposta così semplice e amarcord (è ovvio che le apparizioni fugaci di David Tennant e Catherine Tate servano non poco a raggiungere lo spettatore più nel profondo) giunga nel momento più esatto. Ci troviamo in un “momento storico” in cui il Dottore è cosciente di aver salvato Gallifrey in maniera “estrosa”, ha avuto – all’inizio di questa stagione – un incontro con Davros bambino, la sua stessa companion è vittima di incroci temporali assurdi (onde evitare mal di testa, evitiamo di ricordare come abbia incontrato il Dottore grazie a Missy, e di come il Dottore abbia voluto viaggiare con lei perché già incontrata precedentemente nella forma di eco, ottenuti durante un’avventura tra i due, successiva agli incontri con gli eco… ma si era detto di non parlarne). Quindi bene questa scelta temporalmente lineare e minimale. Un’eventuale soluzione Clara-style con dispersione di eco nel tempo e nello spazio avrebbe sì, da un lato, spiegato – senza bisogno di esplicitarla – anche la presenza di John Frobisher in Torchwood, ma sarebbe stata tanto prevedibile, quanto, come detto, nuovamente intricata. Oltretutto, essendo con Torchwood e “Fires Of Pompeii” nel campo di Russell T. Davies, la spiegazione può sempre essere quella della più o meno lontana discendenza (come era avvenuto anche per i personaggi interpretati da Eve Myles, o la straordinaria somiglianza di Martha con sua cugina…). In tutto questo, non siamo neanche così sicuri al 100% che le risposte siano finite qui. Moffat ha saputo quando fermarsi, ma potrà sempre avere la tentazione di incasinare ulteriormente le cose. In ogni caso, nell’economia di “The Girl Who Died”, va bene così.
Per una strada aperta nel passato in quel di Pompei, un’altra se ne apre nel futuro con un volto televisivamente assai celebre. Maisie Williams, apparentemente, dimostra di aver attratto i produttori per lo stesso ruolo per il quale si è imposta sugli schermi, ovvero la giovane guerriera in un contesto medievaleggiante. Ciò che vediamo, però, è un personaggio radicalmente diverso da Arya, per “piccole” sfumature: meno spavalda, solitaria e soprattutto colma di mistero (oltre a essere una vichinga). Già nei trailer estivi le speculazioni sul suo personaggio si erano sprecate, ma le ultime scelte di Moffat e soci ci hanno insegnato a non essere troppo creativi. Non è un caso che ci sia chi scriva le sceneggiature (bene o male) e chi le fan-fiction. L’impressione è che si voglia creare un nuovo personaggio ricorrente (in base alla soluzione del prossimo episodio), sullo stile di Jack o River. Con buona pace di chi vede in Ashildr possibili antiche incarnazioni. Nel caso in cui si voglia già chiudere con Maisie Williams (giustamente impegnata in più remunerativi ruoli) con “The Woman Who Lived”, avremo, come detto ad inizio recensione, la conferma di un atipico doppio episodio in cui, a personaggio costante, corrispondono zone temporali radicalmente differenti.
Più semplicemente, si potrebbe individuare la linea narrativa ed il soggetto di questa coppia di episodi con l’origine e le conseguenze di una scelta estrema del Dottore. Avviene tutto velocemente: l’illuminazione a proposito del suo volto e del suo ruolo, il salvataggio di Ashildr mediante tecnologia Mire, la rapida fuga. La reazione emotiva del dodicesimo (che già nel precedente episodio aveva provato a sfidare le leggi del tempo) viene da lui stesso immediatamente riconosciuta come probabile tragico errore. La sensazione è che potremmo essere in un ennesimo momento chiave della vita e della filosofia del Dottore. Non è un caso pensare e citare “Water Of Mars”, primo grande momento di hybris del nuovo corso. Il solo pensiero (con relative conseguenze) di sfidare regole, da lui sempre rispettate, lo porterà poi alla geniale idea di salvare Gallifrey senza interferire. Questi due picchi storici di dannazione e redenzione hanno formato il nuovo dodicesimo Dottore, con i suoi dubbi e le sue insicurezze, portatore nel suo volto – rughe o ripples? – di un messaggio, seguendo le regole o meno, da lui stesso inserito e portato avanti: “I’m the Doctor and I save people”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Maisie Williams
  • Rivelazione sul volto e sulle rughe
  • Il video con il tema di Benny Hill
  • Velo di mistero nello sguardo iniziale tra il Dottore e Ashildr
  • Lo yo-yo
  • Monologhi su monologhi
  • La traduzione del pianto della bambina
  • I nuovi nomi dei vichinghi (ZZ Top su tutti)
  • La scena finale con Maisie Williams, ottima dimostrazione della definizione di immortalità data dal Dottore
    • Qualunque biologo marino avrebbe da ridire sulla soluzione delle anguille, ma l’originalità dell’idea fa comunque applaudire la scelta

 

 

To be continued…

Before The Flood 9×044.38 milioni – ND rating

The Girl Who Died 9×05 4.85 milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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