“I’m not sentimental. I’m Russian. I’m here in city for only two reasons. One is revenge against Oliver Queen. Two it’s money”.
Finita la parentesi di Cayden James/Michael Emerson, era ora per lo show di trovare nuovi villain (gli ennesimi in questa sesta stagione).
Il ritorno di Laurel Lance, o meglio della “presunta Laurel Lance” dal momento che si sa benissimo che in realtà è Black Siren di Terra-2, poteva servire benissimo in questo senso. Il personaggio presenta un ottimo conflitto interiore e una buona ambiguità, dal momento che fino alla fine non si capisce quanto lavori per aiutare il Team Arrow (che può proteggerla dai suoi nemici ma anche aiutarla a ricostruirsi una vita, magari a riscoprirsi una brava persona) e quanto in realtà faccia il doppio gioco con i nuovi villain Ricardo Diaz e Anatoly (evviva il politically correct, solo criminali stranieri!).
Un’ambiguità che riesce a smuovere un po’ di curiosità nel proseguire la visione e vedere da che parte deciderà di schierarsi Laureal Lance/Black Siren.
Peccato che gli sceneggiatori decidano di giocarsi poco questa carta per prediligere, invece, momenti puramente soapish, con dialoghi al limite dell’imbarazzante e una strategia organizzativa fallimentare che ha il solo scopo di rallentare la narrazione per presentare i nuovi villain (ai quali va aggiunta la nuova ondata di polizia corrotta per cui Starling City è diventata la nuova Città del Messico) e attendere le prossime puntate per avere qualcosa di veramente sostanziale da raccontare.
In generale questa puntata segna il ritorno attivo di Thea Queen/Speedy (cosa di cui nessuno sentiva il bisogno in realtà) e di Roy Palmer, ritrovatisi dopo rocamboleschi attacchi scritti abbastanza in fretta e poco realistici in cui sembra sempre che sia più la fortuna, che non la strategia, il punto di forza del nuovo Team-Arrow.
La conclusione, con il cliffhnager finale della donna armata che osserva dalla finestra i due piccioncini, riesce a risvegliare un po’ di entusiasmo per questa storyline e una speranza per un proseguimento migliore della serie.
Per quanto riguarda i villain, come già detto in precedenza, la serie presenta il meglio dello stereotipo americano per quanto riguarda le figure dei “cattivi”, con un Rodrigo Diaz che è una via di mezzo tra un Al Pacino (dei poverissimi) di Carlito’s Way e il Jean Claude Van Damme trash degli anni 80.
Quasi inconsistenti poi i membri del cosiddetto team-NonArrow (ad eccezione di Dinah Drake) con Curtis che compare in scena con il solo scopo di rivelare alla figlia di Wild Dog quanto successo al padre, scena che poteva essere ampliata un po’ di più o quantomeno approfondita nelle sue conseguenze, ma che qua ha la stessa consistenza di una pausa pubblicitaria.
“Doppleganger” rimane così un’occasione persa in cui sono soprattutto i tempi e il ritmo ad essere sbagliati. Lo si può considerare solo come un episodio di raccordo tra una puntata decisamente migliore e un’altra che (si spera) possa fare meglio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Collision Course 6×14 | 1.11 milioni – 0.4 rating |
Doppleganger 6×15 | 1.28 milioni – 0.4 rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!