Appena nata e già rinnovata per una 2° stagione: è sotto questa stella di innata positività che nasce Better Things, l’ultima creazione dello strano ma consolidato duo Louis C.K. & Pamela Adlon che in FX hanno trovato un rifugio sicuro. Tra i due il più rinomato, anche per i ruoli più incisivi interpretati negli anni, è senza ombra di dubbio Louis C.K. che ultimamente è anche emerso agli onori della cronaca per le copiose perdite economiche causate dalla sua web series Horace And Pete oltre che per lo hiatus in cui è finita Louie. Lo strano idillio tra FX, Louis C.K. e Pamela Adlon ha dato alla luce questo dramedy ibrido in cui la stessa Adlon ricopre il triplice ruolo di protagonista, executive producer e showrunner, emulando le orme del suo partner Louis.
“Okay, there’s this one moment in this scene, a little detail, that I just want to dial down… A tiny bit. I’m not sure that I want to live with it. It’s the part where my legs are up in the air, and that one is eating my pussy, and his son walks in and sees us.”
L’impostazione data a Better Things ricalca il modus operandi delle opere dei due produttori/creatori, niente di più e niente di meno. La stessa ironia, in alcuni momenti molto sottile e in altri estremamente grottesca, rievoca ricordi legati a Baskets o allo stesso Louie perché, in fin dei conti, umorismo e format sono pressoché identici: sono tutti one man show. Se si va alla ricerca di una trama orizzontale non si troverà nulla di quanto presente nella descrizione stessa del termine: la “trama orizzontale”, per gli anglofoni anche conosciuta come “story arc”, è quella tipologia di narrazione che si estende per diversi episodi o anche a tutta la stagione/serie portando avanti una storia unica che coinvolge totalmente protagonisti e coprotagonisti. Better Things non si può fregiare di avere una sua trama orizzontale perché la mera narrazione della vita quotidiana di un character, con tutti i casini o le normalità del caso ma senza uno scopo definitivo che direzioni le azioni del protagonista, non può essere ricondotta a questa definizione.
Pamela Adlon (per chi scrive indimenticata e indimenticabile grazie al personaggio di Marcy in Californication) ricopre il ruolo di Sam Fox, una madre single con tre figlie che prova a mandare avanti la sua vita barcamenandosi tra casting couch, doppiaggi di cartoni animati e recitazione in serie tv. Tutto il pilot gira intorno a questo, niente di più e niente di meno. Di primo acchito quindi non sembra esserci nessun vero motivo per guardare la serie, niente che la renda diversa rispetto a tutti i suoi predecessori, almeno non all’apparenza. In realtà però ci sono un paio di elementi che fanno la differenza e che alla fine sono ciò che rende diverso Better Things rispetto ai suoi colleghi: personaggi e protagonista.
Nel piccolo schermo così come nel grande, si può anche ripetere con successo una trama già vista e rivista grazie alla diversità dei character ed è esattamente quanto accade qui grazie alla poliedricità di madre e figlie; allo stesso modo non si può non spendere un pensiero al fatto che una serie di questa fattura abbia come protagonista una donna, a memoria probabilmente è la prima volta che accade. Insomma se non si sguazza nell’innovazione almeno si compensa dove si può: bene ma non benissimo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Sam/Pilot 1×01 | 0.67 milioni – 0.3 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.