L’uomo infatti è da sempre alla ricerca della proverbiale “botte piena e moglie ubriaca”, pur sapendo che non è possibile. E nonostante ciò, nonostante ne sia consapevole, ancora sembra non volerlo comprendere e diventa per forza di cose una perpetua preda degli stessi errori, creando un circolo vizioso ed infinito di violenza e infelicità. Basti pensare che, in diversi studi del Diritto Psicologico – materia che studia il comportamento delle persone rapportato alle leggi – si è osservato come le persone tendano a rispettare la legge, non tanto per una spiccata comprensione del giusto e dello sbagliato, quanto più per paura di non riuscire ad affrontare le conseguenze in caso di sanzione prevista dalla legge infranta.
La chiave di comprensione di “Crocodile” sta tutta qui, nell’incoscienza di Zeno e di come, spesso e volentieri, la causa del proprio malessere sia proprio da ricercare nell’uomo stessi oltre che nella sua perseverante incapacità di prendere scelte difficili in favore di “ciò che è giusto”, cercando di allontanarsi da quel continuo e dannoso incedere dei suoi vizi. Mia Nolan, interpretata da una glaciale ma ottima Andrea Riseborough, rientra pienamente in questa descrizione, dato che tutto l’episodio la vede incessantemente dannarsi l’anima per coprire un omicidio con altri omicidi. Il risultato ultimo altro non può essere che il tragico annullamento di ogni forma d’innocenza, suo e degli altri.
“Demonio, sì, demonio! Se la terra potesse partorire fecondata da lacrime di femmina, ogni goccia sarebbe un coccodrillo!”
(Otello, di William Shakespeare)
Il taglio psicologico della puntata è anche supportato da una presenza minima (seppur significante) delle influenze futuristico/tecnologiche, la cui compartecipazione si limita solamente all’introduzione dello strumento che permette di recuperare immagini impresse nella memoria (che trovata geniale, non è assolutamente un riciclo), espediente narrativo che permette alla trama di mettere in moto gli eventi che contribuiscono alla distruzione emotiva di Mia. Ma anche qui l’influenza fantascientifica è pressoché nulla, in quanto gli elementi tecnologici servono solo per valorizzare il discorso di cui sopra. La tecnologia non è il male, in quanto insieme di oggetti inanimati e senza volontà, sono gli utilizzatori di questi oggetti a dare forma e allineamento agli stessi. Ulteriore prova di ciò arriva dal modus operandi di Mia nelle uccisioni, in quanto la protagonista uccide senza l’uso di mezzi appariscenti e chiassosi, ma solo con attrezzi di utilizzo casalingo, come un martello o un pezzo di legno. Il punto però non è la presunta caratterizzazione di oggetti privi di pensiero, quanto più di come l’uomo li utilizzi e plasmi la sua realtà in funzione di essi e non viceversa. Il risultato è che se ne converte l’uso per dare forma ad assurdi comportamenti e squallidi approcci degli stessi nelle dinamiche quotidiane.
Nonostante l’analisi molto corposa e approfondita, questo terzo episodio della quarta stagione di Black Mirror manca purtroppo di mordente. Sembra infatti strano dire una cosa del genere, vista l’introspezione fatta delle tematiche che si possono trarre dalla puntata, il problema è che la profondità di tematiche non sempre va di pari passo con il ritmo della puntata, tant’è che è possibile cogliere importanti ed attuali lezioni su diversi temi anche da episodi che scorrono in maniera contenuta e che non necessariamente devono toccare l’ora come durata. Se tutto ciò rientra nella normalità della serialità, non lo è per Black Mirror in quanto “Crocodile” rappresenta – per i presupposti e le possibilità della serie – un episodio fin troppo normale.
In questa 4×03 è assente tutta l’aggressività tipica del serial, oltre che l’amarezza e la fatalità dei contenuti. Che sì, alla fine – proprio come l’analisi qui sopra dimostra – arrivano allo spettatore. Però senza il traumatico impatto scenico delle puntate delle precedenti stagioni, sfornando una tematica che sensibilizza lo spettatore sul tema, ma non lo “bullizza” per la spietatezza delle sequenze come avevano saputo fare episodi come “Shut Up And Dance“.
Una piccola nota a margine va fatta e riguarda la protagonista, Andrea Riseborough, che alla lettura del primo script non era la protagonista in quanto il character principale doveva essere un uomo. Su suggerimento della stessa Brooker ha poi modificato la sceneggiatura al fine di dare ancora maggiore impatto alla storia visto che la Mia Nolan, alla fine, è solo una madre.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Arkangel 4×02 | ND milioni – ND rating |
Crocodile 4×03 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora