Black Mirror 7×06 – USS Callister: Into InfinityTEMPO DI LETTURA 4 min

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recensione Black Mirror 7x06Black Mirror introduce, in questa stagione, il suo primo “sequel” di un episodio già visto. il tutto con l’obiettivo palese di giocare con un presunto universo espanso in cui piccoli easter eggs e riferimenti ad altre puntate sono presenti un po’ dappertutto (fra cui un riferimento all’ospedale di San Juniper).
Ma non è solo una questione di giochi meta-testuali con lo spettatore storico della serie (anche perché sarebbe difficile pensare di godersi la puntata in questione senza il suo primo capitolo), per fortuna. “Into Infinity” riprende ambientazione, personaggi e tematiche di “USS Callister”  cercando di sviscerarne al meglio alcuni aspetti e cercando di riflettere un po’ di più sulla psicologia dei character già visti.
Un’operazione decisamente degna di nota, soprattutto perché va a colmare alcuni buchi di sceneggiatura lasciati indietro nella puntata precedente e prosegue nella riflessione sulla realtà immersiva e sui suoi effetti, soprattutto per quanto riguarda la psiche di alcuni videogiocatori. Rimangono, come nel primo episodio, alcuni difetti di fondo, ma nel complesso si può tranquillamente affermare che questa puntata sia più riuscita della precedente, forse anche per merito di una maggior consapevolezza da parte di Charlie Brooker e soci.

VERSO IL DISAGIO E OLTRE


L’episodio in questione riprende esattamente qualche mese dopo gli eventi del precedente capitolo. Nanette Cole (Cristin Milioti sempre più sulla cresta dell’onda dopo The Penguin) e soci stanno navigando gli infiniti spazi del web. Ma, invece di ampliare le proprie conoscenze e fare nuove amicizie, si scontrano con la parte peggiore dell’Internet. Ovvero i videogiocatori ludopatici che farebbero letteralmente di tutto per la gloria e per qualche credito in più. Una vera e propria satira feroce da parte di Charlie Brooker che fa di queste tematiche un vero e proprio leitmotiv di tutta questa settima stagione.
Appare evidente come più spesso Internet riveli più la parte peggiore della psicologia degli utenti che non il contrario. E l’episodio mostra chiaramente varie tipologie di video-giocatori (in un modo, va detto, un po’ da boomer, segnale che anche il buon Brooker sta invecchiando male) ciascuna poco incline a parlare quanto a sparare e ammazzare il proprio prossimo. In questo contesto, la sopravvivenza dei membri della USS Callister diventa una lotta continua con gli altri utenti. Con la differenza che, diversamente da loro, non sono avatar, per cui è difficile identificarli. Da qui partirà un’indagine che coinvolgerà anche le loro controparti “reali”.

IL BLADE RUNNER DI CHARLIE BROOKE


C’è un po’ di tutto dunque in “Into Infinity”. Dalle considerazioni esistenziali su cosa sia reale o meno (gli avatar virtuali hanno, di fatto, la stessa coscienza degli originali), ad una critica spietata contro la ludopatia e le multinazionali, che trattano gli utenti sempre più come anonimi clienti che non come persone.
Una sorta di Blade Runner in formato episodio televisivo molto più colorato e pop dunque. E con un cast d’eccezione ritrovato e in forma come non mai. Oltre a Milioti, infatti, ritroviamo anche il redivivo Robert Daly (Jesse Plemons), in una scena davvero toccante che unisce suspense narrativa e dramma esistenziale, praticamente il culmine di tutto l’episodio.
Ma qui soprattutto è il personaggio di  Walton (Jimmi Simpson) a farla da padrone qui. L’episodio sviscera, infatti, di più il rapporto che lo lega a Daly, conferendogli il titolo di “vero villain” di tutta la vicenda. E regala, inoltre, un’ottima performance di Jimmi Simpson che qui (come tutti gli altri interpreti dell’equipaggio della USS Callister) si sdoppia, di fatto interpretando lo stesso personaggio ma in due maniere completamente diverse.

CONCLUSIONI


Proprio l’incontro fra le copie-avatar e i personaggi “reali” della storia è il vero punto di forza della puntata. Non solo per l’ottima performance del cast scelto, ma anche perché regala finalmente un finale degno di nota per tutta la vicenda. Non senza offrire però un ulteriore “cliffhanger” ironico e cinico, come nella migliore delle tradizioni di Black Mirror. E per fortuna, dal momento che l’ironia è comunque una costante in tutto l’episodio, ma spesso viene usata in maniera un po’ troppo demenziale. Come la palese parodia di Cast Away con Walton-avatar novello Tom Hanks. O il personaggio di Karl (Billy Magnussen) che diventa più che altro un comodo espediente per creare plot twist ad hoc con la sua stupidità.
Peraltro il finale potrebbe anche portare ad un ulteriore capitolo delle vicende narrate (magari facendone un’ideale trilogia). In attesa di scoprirlo però si può certamente godere di quest’ultimo episodio della settima stagione. Una stagione che è riuscita, per fortuna, nell’intento di riportare Black Mirror per un po’ ai fasti di un tempo.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Tutto il cast
  • Riflessione sull’immersività della realtà virtuale e sulla violenza
  • Parodia dei giocatori virtuali
  • Risoluzione finale
  • Visione un po’ da boomer da parte di Charlie Brooker e soci
  • Comedy e drama miscelati insieme un po’ male

 

Torna l’equipaggio della USS Callister nel primo sequel dichiarato di Black Mirror. I sopravvissuti alla follia di Robert Daly si trovano ora a sopravvivere in un universo di 30 milioni di giocatori che, in quanto a sadismo e violenza, non sono da meno rispetto allo stesso creatore del gioco. Riusciranno a sopravvivere in questo e nell’altro mondo (quello reale)?

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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