Quando si cercano nuove serie tv da vedere, la trama delle potenziali candidate è un elemento di grande importanza ma, spesso e volentieri, non è sufficiente. Il caso di Breeders, comedy co-prodotta dalla britannica Sky e dal network via cavo statunitense FX, è particolarmente emblematico da questo punto di vista. Basta pensare, infatti, che l’unica informazione disponibile sul pilot fosse un breve riassunto della trama, presentato così: “Breeders è una comedy anglo-americana che segue una coppia di sposi che fatica nel proprio ruolo genitoriale”.
L’entusiasmo, presumibilmente, non potrebbe essere alle stelle, dato che un concept di questo tipo non è certo inedito nel mondo televisivo. Fortunatamente, come già detto, la trama non è tutto; per questo motivo, leggendo dettagli aggiuntivi relativi allo show, l’interesse può crescere significativamente.
La ragione, in questo caso, è presto detta: lo show, infatti, è stato creato da Chris Addison (comico britannico che ha recitato in The Thick of It e ha diretto 13 episodi di Veep), Simon Blackwell (il quale ha lavorato come sceneggiatore in molte comedy britanniche, oltre che nello stesso Veep) e soprattutto Martin Freeman (Fargo, la trilogia de Lo Hobbit, Sherlock, StartUp e un ruolo nel Marvel’s Cinematic Universe). Inoltre, i due protagonisti sono interpretati dallo stesso Freeman e da Daisy Haggard (nota soprattutto per il suo ruolo in Episodes e per aver interpretato Bets in Nosedive). In sostanza, nonostante un plot non particolarmente innovativo, Breeders può vantare un team di tutto rispetto, il che può far presumere di trovarsi davanti ad uno show potenzialmente di alto livello. Dopo la visione del pilot, le speranze permangono parzialmente.
“Don’t do this mate, don’t do it. It doesn’t help. If you’re going in, you scream, they cry, you hate yourself. Breathe. Talk to them. Do better, Paul. Be better […] Jesus fucking Christ! How many times do I have to tell you to be quiet? No, tell me, how many times have I told you? You think I’m gonna put up with this? I’ll fucking go, I don’t give a shit. In fact, I’m gonna go, tell Mummy that Daddy’s gone. Right? ‘Cause he couldn’t stand to be around the fucking noise anymore”.
Come anticipato in precedenza, Breeders segue le vicende di Paul (Freeman) e Ally (Haggard), una coppia di quarantenni della classe media londinese. Avendo entrambi impegni lavorativi, i due coniugi devono condividere le responsabilità genitoriali e prendersi cura dei loro due figli piccoli, Luke e Ava. Il rapporto tra genitori e figli, peraltro, sembra essere il tema portante dello show, dato che ad esso sono dedicate la quasi totalità delle scene.
Sin dall’inizio, si comprende l’impronta squisitamente britannica della serie. A differenza delle classiche comedy statunitensi, infatti, non punta a far ridere di gusto tramite situazioni ridicole e gaffe imbarazzanti ma la comicità, al contrario, si basa su dialoghi veloci e brillanti, su uno humour piuttosto asciutto e sulla crescente insofferenza dei due genitori nei confronti dei loro figli. In particolare, è Paul quello che ha meno pazienza e arriva spesso ad imprecare nei confronti dei due bambini. Nelle comedy britanniche, la presenza di un protagonista che tende a pronunciare parolacce e insulti a ripetizione non è certo inusuale; la novità, nel caso di Breeders, è rappresentata dal fatto che Paul rivolge la quasi totalità dei suoi sfoghi nei confronti di due bambini, per di più suoi figli. L’effetto, inizialmente, è spiazzante e la scelta può porta avanti un suo senso. Il rischio, però, è che ben presto ciò diventi ripetitivo e – invece che originale – possa risultare soltanto un tentativo non troppo divertente di anticonformismo a tutti i costi. Questo, in generale, è il rischio di tutto lo show: due genitori sull’orlo dell’esaurimento e che non sopportano più i loro figli e i loro stessi genitori è una buona idea di base, ma deve essere sviluppata e arricchita con altri archi narrativi e l’introduzione di altri personaggi. In caso contrario, andare oltre la visione del quarto o del quinto episodio non avrebbe molto senso.
“There’s no fucking fire!”
La speranza, dunque, è che Breeders abbia degli assi nella manica per espandere il suo universo narrativo. Una prima idea – peraltro abbastanza ovvia – è rappresentata dal mostrare anche il contesto scolastico dei due bambini. In questo senso, una delle situazioni che probabilmente verranno mostrate riguarderà i tentativi – più o meno riusciti – di iscrivere i propri figli ad una scuola più prestigiosa (un classico per molte comedy, soprattutto statunitensi).
In generale, però, come ricorda anche il titolo (Breeders vuol dire letteralmente “allevatori” ed è usato in senso figurativo e peggiorativo per indicare il ruolo genitoriale), il punto focale della narrazione sarà sempre mostrare le difficoltà di Paul e Ally nell’accudire Luke e Ava. Per questo motivo è auspicabile che gli sceneggiatori (e in particolar modo Simon Blackwell che ha scritto 5 dei 10 episodi di cui si compone la prima stagione) abbiano idee sufficienti a garantire un alto livello di comicità e la sussistenza a medio termine dello show.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Breeders si è presentata ai nastri di partenza con un ottimo pedigree. Per il momento, il pilot ne ha confermato le potenzialità ma ne ha anche mostrato i punti deboli. Per questo motivo il nostro giudizio si attesta sulla sufficienza (seppur tendente al ringraziamento).
No Sleep 1×01 | 0.33 milioni – 0.1 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.