Briarpatch 1×01 – First Time In Saint DisgraceTEMPO DI LETTURA 3 min

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Briarpatch è l‘antologico crime che USA Network ha messo in piede, dal romanzo del famoso scrittore crime Ross Thomas.
Andy Greenwald ne è il produttore esecutivo, alla sua prima prova come produttore dove aver partecipato alla realizzazione di Legion come sceneggiatore.
La star della serie è Rosario Dawson con la sua presenza magnetica.
Dalle premesse fatte finora, sembrerebbero esserci i presupposti per creare un buon prodotto anche se siamo nell’inflazionato mondo dei crime e si utilizza una struttura ampiamente (ab)usata: quella del figliol prodigo (in questo caso donna) che torna nel villaggio dove è cresciuta, da cui era fuggita, per essere di nuovo immersa nelle sue torbide dinamiche, richiamando situazioni alla Twin Peaks in termini di “le cose non mai sono come sembrano”
In questo caso, il personaggio della Dawson, Allegra, torna a casa a San Bonifacio (ribattezzato Saint Disgrace) per indagare sull’omicidio della sorella Felicity (grande attenzione nella scelta dei nomi, c’è da dire), poliziotta morta a seguito dell’esplosione della sua auto di pattuglia.
Come si vede, non si notano particolari spunti interessanti e originali nell’incipit: la scelta dell’attrice aiuta a catalizzare l’attenzione su di lei. La Dawson può risultare a tratti sopra le righe ma è innegabile che riesca a tenere desta l’attenzione grazie alla sua magneticità (oltre alla sua bellezza).
La serie non fa nulla per nasconderlo ma anzi cerca di concentrare il minutaggio dell’episodio quasi sempre su di lei. Qui però sorge il primo limite della serie stessa: affidarsi troppo alla sua protagonista rischia di mettere in secondo piano gli altri personaggi, relegati finora a parti macchiettistiche e prive di una profondità che vada oltre il loro ruolo nei confronti della protagonista.
Si prenda ad esempio l’ex fidanzato mafioso di Allegra, Spivey, che nonostante sembri avere anch’egli un potenziale interessante, rimane troppo un personaggio sopra le righe, senza alcuna tridimensionalità: un trafficante di armi volgare che abita in una villa kitch, ancora segretamente attratto dalla sua ex diventata poi poliziotta.
Un aspetto sul quale vale la pena soffermarsi è l’approccio narrativo al racconto. La regia più volte insiste nell muoversi sul filo dell’allucinazione, come se Allegra fosse preda di visioni assurde e sensazioni potenti. Si veda per esempio l’insistita volontà di inquadrare animali esotici, fuggiti dallo zoo cittadino proprio in quei giorni, o dalla presenza di formiche in scene chiave. Cosa che accomuna le due sorelle e che vediamo mostrata per un paio di volte nell’episodio. Anche i movimenti di macchina sono realizzati con andamenti anomali, a tratti spigolosi o troppo fluidi.
E’ evidente la volontà di avere un approccio più autoriale, per catturare l’attenzione dello spettatore più con le atmosfere che i risvolti della trama, che in questo episodio non mancano, visto che si assiste anche alla morte del commissario della polizia locale, scoprendo quindi del marcio molto più più diffuso di quello che si vuol far credere.
Questo approccio è riuscito? A tratti, si direbbe. Probabilmente il problema qui è la mancanza di scelta su cosa e come si vuole raccontare questa storia.
Come pilot, fa quasi pienamente il suo dovere, cioè interessare lo spettatore nel continuarne la visione ma lasciando una sgradevole sensazione che in realtà manchi qualcosa per essere convinti a pieno e dirsi “vediamo il prossimo episodio”.
In un panorama televisivo affollato come quello odierno, la battaglia per attirare l’attenzione del pubblico è veramente ardua e si può perdere per pochissimo, quindi è necessario sistemare le cose per poter proseguire la narrazione con successo.
E’ limitato quindi affidarsi solo alla propria protagonista se si vuole sopravvivere. Il materiale c’è da poterne fare una buona serie e le idee “originali” non sembrano mancare. Quindi va aggiustato il tiro quanto prima per raggiungere un buon livello.
 
THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Rosario Dawson, non c’era quasi bisogno di dirlo
  • Un regia a tratti molto originali
  • Se il “cosa” è un già visto allora bisogna decidere come approcciare il “come”

 

Un buon pilot a cui manca qualcosa per essere interessante. Consigliato per chi ama Rosario Dawson, il Texas, il crime “sporco” e un po’ di sani allucinogeni. Beh, non è poco ma poteva essere molto di più. Quindi lo si salva ma ci si aspetta un miglioramento.

 

First Time In Saint Disgrace – 1×01 0.53 milioni – 0.1 rating

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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