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“I thought to know how the world turns. What is real, what not… It sounds crazy.”
Dopo la scorsa puntata di raccordo, Castle Rock continua da dove era stata lasciata la storyline principale, senza per questo motivo rinunciare a delineare, in maniera sempre più sociologica, il ritratto dei singoli abitanti della cittadina omonima del Maine.
È bene ricordare che la serie, tratta dai racconti brevi di Stephen King, è prima di tutto una serie antologica (di cui è già stata annunciata una seconda stagione) il cui filo conduttore principale è l’intera cittadina, vista come un ricettacolo di tutti i mali del mondo.
Un universo espanso in cui tutte le storie del Re del terrore convivono a poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Risulta perciò naturale che alcune storyline siano destinate a nascere e a morire nel corso di una singola puntata, mentre altre potrebbero continuare anche nella successiva stagione oppure concludersi già in questa prima (di cui rimangono ancora solo due episodi).
L’episodio in questione introduce, ad esempio, i coniugi Gordon e Lilith, gli affittuari dell’ex casa del direttore del carcere di Shawshank. Introdotti velocemente nel corso della seconda puntata, all’inizio i due non sembravano avere particolare rilevanza per la trama generale e parevano destinati a rimanere delle mere comparse.
“Past Perfect” invece, sceglie di cominciare proprio da loro. In una rapida carrellata introduttiva si scopre che i due non sono solo dei semplici turisti di passaggio con un’idea imprenditoriale bizzarra (un B&B a tema horror, ottima idea in una città come Castle Rock!), ma sono anch’essi personaggi con una storia inquietante alle loro spalle.
Perfettamente rientranti negli schemi narrativi della serie, i due sono il perno di tutto l’episodio, l’ulteriore dimostrazione che il male viene attirato a Castle Rock come le api sul miele. Venendo contagiati dal “male oscuro” che affligge la città, i due sono protagonisti di un percorso di formazione insolito in cui da semplice coppia con problemi coniugali alle spalle (già tendenti alla violenza) si trasformano in assassini seriali efferati.
La loro storyline è destinata a concludersi in questo unico episodio, con grande rammarico pensando alle potenzialità che potevano avere anche per eventuali altre puntate. Tuttavia, la loro sequenza non è affatto casuale e non si può dire che siano stati un semplice riempitivo di trama.
La presenza dei coniugi diventa fondamentale nel finale per coprire un ulteriore tassello del grande puzzle che ruota attorno alla figura del misterioso personaggio interpretato da Bill Skarsgard, in assoluto il miglior interprete della serie, la cui presenza (in soli dieci minuti totali di episodio, comprese le scene in cui è rappresentato nei quadri di casa) basta già per renderlo una figura affascinante ed inquietante allo stesso tempo.
Ancora non è chiaro quale sia il suo ruolo all’interno della vicenda del rapimento del piccolo Henry né se sia una figura completamente negativa o, in parte, positiva, quasi una specie di “angelo custode”. D’altra parte è lui stesso ad ammettere di aver aiutato Henry a scappare dalla sua prigionia da giovane. Allo stesso tempo, il personaggio pare essere perseguitato da una specie di “sfiga” per cui ogni volta che è presente in scena avviene qualcosa di male, ma sempre causato più dalle altre persone e dalla loro paranoia che non per causa sua direttamente (nulla ha ancora dimostrato che l’episodio precedente non sia stato un semplice viaggio mentale/delirio dell’anziana Ruth).
La capacità di provocare male da parte dello strano individuo è pari, in compenso, alla capacità di Henry di cacciarsi sempre nei guai in qualsiasi situazione si trovi. Questa risulta essere la parte forse più debole di tutta la storyline principale (che a sua volta è la parte forse più debole di tutta la trama): la ripetitività delle situazioni fa sì che Henry debba ogni volta venire soccorso da qualcuno che funge da semplice deus ex machina della situazione. Queste sono prima Molly e poi Jackie Torrance (geniale citazione ad un’altra grande opera del Re del terrore).
Nel caso specifico di Molly, poi, si tratta davvero di uno spreco in quanto il personaggio, viste le sue doti, meriterebbe molto più spazio del dovuto mentre il suo compito al momento risulta essere semplicemente quello di sbloccare tutte le situazioni di stallo in cui s’impantana la storia. Solo il cliffhanger finale, con la sua shockante rivelazione, sembra finalmente darle giustizia lasciando sperare che già dalla prossima puntata questo difetto possa risolversi. Anche solo per questo motivo merita continuare a seguire questa serie horror targata Hulu, che ha dalla sua non solo la trama in sé, ma anche continui riferimenti e citazioni dalle opere del Re del terrore che da questo momento in poi si presuppone diventino sempre più numerose.
Non rimane che continuare a seguire gli episodi e vedere che cosa (o chi) si nasconde ancora in questa “ridente” località sita nel Maine (USA).
È bene ricordare che la serie, tratta dai racconti brevi di Stephen King, è prima di tutto una serie antologica (di cui è già stata annunciata una seconda stagione) il cui filo conduttore principale è l’intera cittadina, vista come un ricettacolo di tutti i mali del mondo.
Un universo espanso in cui tutte le storie del Re del terrore convivono a poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Risulta perciò naturale che alcune storyline siano destinate a nascere e a morire nel corso di una singola puntata, mentre altre potrebbero continuare anche nella successiva stagione oppure concludersi già in questa prima (di cui rimangono ancora solo due episodi).
L’episodio in questione introduce, ad esempio, i coniugi Gordon e Lilith, gli affittuari dell’ex casa del direttore del carcere di Shawshank. Introdotti velocemente nel corso della seconda puntata, all’inizio i due non sembravano avere particolare rilevanza per la trama generale e parevano destinati a rimanere delle mere comparse.
“Past Perfect” invece, sceglie di cominciare proprio da loro. In una rapida carrellata introduttiva si scopre che i due non sono solo dei semplici turisti di passaggio con un’idea imprenditoriale bizzarra (un B&B a tema horror, ottima idea in una città come Castle Rock!), ma sono anch’essi personaggi con una storia inquietante alle loro spalle.
Perfettamente rientranti negli schemi narrativi della serie, i due sono il perno di tutto l’episodio, l’ulteriore dimostrazione che il male viene attirato a Castle Rock come le api sul miele. Venendo contagiati dal “male oscuro” che affligge la città, i due sono protagonisti di un percorso di formazione insolito in cui da semplice coppia con problemi coniugali alle spalle (già tendenti alla violenza) si trasformano in assassini seriali efferati.
La loro storyline è destinata a concludersi in questo unico episodio, con grande rammarico pensando alle potenzialità che potevano avere anche per eventuali altre puntate. Tuttavia, la loro sequenza non è affatto casuale e non si può dire che siano stati un semplice riempitivo di trama.
La presenza dei coniugi diventa fondamentale nel finale per coprire un ulteriore tassello del grande puzzle che ruota attorno alla figura del misterioso personaggio interpretato da Bill Skarsgard, in assoluto il miglior interprete della serie, la cui presenza (in soli dieci minuti totali di episodio, comprese le scene in cui è rappresentato nei quadri di casa) basta già per renderlo una figura affascinante ed inquietante allo stesso tempo.
Ancora non è chiaro quale sia il suo ruolo all’interno della vicenda del rapimento del piccolo Henry né se sia una figura completamente negativa o, in parte, positiva, quasi una specie di “angelo custode”. D’altra parte è lui stesso ad ammettere di aver aiutato Henry a scappare dalla sua prigionia da giovane. Allo stesso tempo, il personaggio pare essere perseguitato da una specie di “sfiga” per cui ogni volta che è presente in scena avviene qualcosa di male, ma sempre causato più dalle altre persone e dalla loro paranoia che non per causa sua direttamente (nulla ha ancora dimostrato che l’episodio precedente non sia stato un semplice viaggio mentale/delirio dell’anziana Ruth).
La capacità di provocare male da parte dello strano individuo è pari, in compenso, alla capacità di Henry di cacciarsi sempre nei guai in qualsiasi situazione si trovi. Questa risulta essere la parte forse più debole di tutta la storyline principale (che a sua volta è la parte forse più debole di tutta la trama): la ripetitività delle situazioni fa sì che Henry debba ogni volta venire soccorso da qualcuno che funge da semplice deus ex machina della situazione. Queste sono prima Molly e poi Jackie Torrance (geniale citazione ad un’altra grande opera del Re del terrore).
Nel caso specifico di Molly, poi, si tratta davvero di uno spreco in quanto il personaggio, viste le sue doti, meriterebbe molto più spazio del dovuto mentre il suo compito al momento risulta essere semplicemente quello di sbloccare tutte le situazioni di stallo in cui s’impantana la storia. Solo il cliffhanger finale, con la sua shockante rivelazione, sembra finalmente darle giustizia lasciando sperare che già dalla prossima puntata questo difetto possa risolversi. Anche solo per questo motivo merita continuare a seguire questa serie horror targata Hulu, che ha dalla sua non solo la trama in sé, ma anche continui riferimenti e citazioni dalle opere del Re del terrore che da questo momento in poi si presuppone diventino sempre più numerose.
Non rimane che continuare a seguire gli episodi e vedere che cosa (o chi) si nasconde ancora in questa “ridente” località sita nel Maine (USA).
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Episodio che porta avanti la trama principale ma, allo stesso tempo, fa luce su altri personaggi della “tranquilla” cittadina del Maine. “Past Perfect” esemplifica tutti i motivi per cui qualcuno dovrebbe vedere Castle Rock almeno una volta nella vita (perlomeno se è fan del Re del terrore).
The Queen 1×07 | ND milioni – ND rating |
Past Perfect 1×08 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!