Arrivati all’ultimo episodio di Città Invisibile, gli autori tentano di stupire lo spettatore ma il risultato non è dei migliori. Tenendo conto della sostanziale novità del materiale di base della serie e soprattutto del fatto che mai questa parte della cultura brasiliana era stata esplorata attraverso questo canale, ci si aspettava decisamente qualcosa di più.
In particolare, l’accanimento di Ivo nei confronti di Eric sembra calcolato e funzionale solo al creare un ostacolo per Corpo Secco prima del compimento della sua missione. Senza contare che si tratta della polizia ambientale e non della omicidi.
Come sottolineato nella recensione del precedente episodio, i poteri delle entità vengono fuori in maniera limitata: la persuasione degli agenti della polizia ambientale da parte di Camila è solo un espediente debole per tirare fuori di lì Eric e la trasformazione in farfalla di Inês è relegata a un momento sfuggente e poco godibile.
Risultano comunque imperdonabili gli errori di scrittura di questo season finale dal quale, dopo il livello raggiunto con i due precedenti episodi, ci si aspettava davvero di più in termini di sviluppo narrativo.
Al centro della narrazione si trova quindi Cucupira/Iberè e la sua ira: il focus sul suo passato spiega bene l’evoluzione di questo personaggio sempre rabbioso e che si è mosso tra la spazzatura per tutto il tempo in cui è stato mostrato in scena dagli autori.
L’IRA FUNESTA DEL PELIDE ACHILLE DI CUCUPIRA
Come detto, il focus sul passato di Cucupira spiega il motivo della sua rabbia incontrollata e quindi il suo passare da una situazione di estrema inerzia a una invece di azione violenta. La sua trasformazione e il ritorno al luogo delle origini sono accompagnate da urla e lamenti che ben rendono la natura di questa entità, parte della foresta e guardiana di quest’ultima.
Seguendo in parola il consiglio di Inês, contribuisce ad aumentare la sofferenza dello spettatore per la morte ingiustificata di Saci e, di conseguenza, lo porta immediatamente dalla sua parte. Non tifando più per Eric, il suo personaggio scade così in favore di Iberè, che, alzatosi dalla sedia a rotelle e dalla spazzatura, riesce ora di nuovo a camminare e correre, nonostante i suoi strani piedi e il capo infuocato.
Il tormento e la sofferenza dell’entità sono ben rese, in particolare con il vento della foresta che soffre con lui e si muove ai suoi comandi.
LA FORESTA: L’INIZIO E LA FINE DI TUTTO
Nella foresta, dunque, si concentra questo episodio che ha un sapore dolce e, allo stesso tempo, amaro. Infatti, mettendo da parte la resa recitativa di Fàbio Lago, il resto del cast non si comporta a dovere. Ma, è da sottolineare, questo è accaduto soprattutto per il fatto che la linea narrativa di “It’s Much Bigger Than Us” ha davvero molte pecche.
Anche la grande affermazione di Gabriela “Eric, you still have quite a journey ahead of you. It’s not your time yet. You are one of them now” in realtà non sconvolge perché l’informazione era stata data nei primi episodi e cade del tutto fuori luogo.
Ci si sarebbe aspettati di più dal personaggio di Camila, data la grande popolarità delle sirene in Brasile: il suo è stato il personaggio sfruttato nella maniera peggiore e poco funzionale. Poteva, infatti, dare molto di più, così come Inês, villain appena abbozzato e subito convertita alla causa di Eric dopo aver passato vari episodi a pianificare e tentare di mettere in atto la morte del protagonista senza la minima evoluzione che, naturalmente, ci si aspetterebbe per un cambio di rotta simile.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Si confidava in un finale di stagione migliore, in particolare per una serie come questa che doveva fare del materiale di partenza incentrato sul folklore poco conosciuto di un Paese come il Brasile il suo punto di forza ma che, evidentemente, non è ben riuscita nel suo intento per carenze di scrittura e un uso poco funzionale di alcuni elementi chiave come, appunto, i poteri delle entità. In definitiva, nulla ha colpito in maniera così significativa ma si può giustamente attendere la realizzazione di una seconda stagione che, si spera, corregga il tiro e tracci meglio le personalità solo abbozzate delle entità presentate che, al contrario, se meglio approfondite, avrebbero reso Città Invisibile un piccolo gioiello del filone fantasy.
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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.