Dopo una première esplosiva, che si dipanava su tre strade presentandoci il famigerato giorno dell’Arrivo da altrettanti punti di vista diversi per poi ricongiungersi nel finale e, dopo una seconda puntata alquanto imbarazzante (se non fosse per i primi tre-quattro minuti che richiamano il tema più volte ripreso dal cinema del dark side of the moon -che a questo punto verrebbe da chiedersi a che pro inserire quel pezzo se non ha sbocchi narrativi alcuni-), Colony arriva con l’acqua alla gola già al finire del terzo episodio.
“Perché tutto questo?”, verrebbe da chiedersi e non ci sarebbe nulla di sbagliato nel farlo.
Ma accenni di cedimento e di piccole falle nella struttura si potevano già intravedere nello scorso episodio (non che la serie fosse priva di pecche durante la passata stagione, ovviamente): l’aver sprecato un fattore tanto interessante, come quello concernente le telecamere in casa Bowman, così sbrigativamente era uno di questi accenni. Se a ciò aggiungiamo che tutto si andava a ricollegare ad un personaggio a malapena abbozzato durante le precedenti dieci puntate, potete ben capire quanto la situazione fosse precaria.
“You collaborate, you die.”
Uno degli elementi che continua a risaltare per il suo pessimo utilizzo è Charlie. Ma è giusto fare una premessa prima di valutare come questo personaggio sia stato calato all’interno della trama: così come è abbastanza imbarazzante che un elemento di tale importanza (ricordiamoci bene che è il motivo e nocciolo principale dell’intera trama della prima stagione) venga accatastato e risolto in meno di tre episodi, sarebbe stato sbagliato allo stesso modo se l’interrogativo/questione ad esso collegato fosse stato lasciato in sospeso ad aeterno o per molto altro tempo. A meno che non venisse trattato come uno dei molteplici interrogativi di The Leftovers, in quel caso gli applausi sarebbero arrivati di conseguenza.
La questione legata a Charlie, come precedentemente detto, viene risolta nella maniera più banale e semplicistica che la mente umana potesse concepire: lo script narrativo assomiglia al pensierino che un bambino delle elementari scrive per un compito di italiano. Veramente imbarazzante.
Ma non è tutto, perché Devon, personaggio presentato e fatto comparire nella prima puntata di questa stagione appositamente come supporto per Will, una volta raggiunto lo scopo della sua esistenza nella serie, svanisce. Nel vero senso della parola.
Non si vogliono evocare vecchi fantasmi e rovinarvi di conseguenza il sonno, ma una gestione talmente sciagurata dei personaggi ricorda a suo modo quella di The Following.
Parallelamente a questo la serie procede anche sul fronte Bram (“Like the guy who wrote ‘Jekyll and Hyde‘”) e Lori Sara Katie. Zenit dell’episodio: il dialogo tra Katie e Jennifer McMahon. Probabilmente doveva apparire come un dialogo abbastanza profondo in cui la prima si rendeva conto di essere una calamità per la propria famiglia dopo aver fatto rischiare la pelle ad ogni suo componente, mentre la seconda la compativa dicendole di non capire bene come fosse riuscita ad ottenere tanto minutaggio, considerato che nella prima stagione raramente le veniva concesso un primo piano. Due personaggi veramente mal costruiti a confronto o meglio, uno è mal costruito e si rifugia nel pianto per indurre qualche emozione nello spettatore (Katie), l’altro ancora di dubbia utilità (Jennifer).
Un elemento positivo però c’è e batte su uno dei punti deboli tra i vari personaggi del cast di Colony: Maddie si sta guadagnando sempre più spazio e come figura verrà quasi sicuramente coinvolta attivamente a più riprese e ciò può essere solo un bene per un personaggio tenuto in disparte a fare la bella bambolina. Diciamo, sotto questo punto di vista, Colony ha saputo migliorare su uno dei difetti che anche nelle precedenti recensioni avevamo fatto notare, andando però a crollare su tutti i restanti.
Nota a margine: è la seconda puntata che abbozza interrogativi -non precisati- riguardanti il culto del quale Gracie sta ricevendo un pesante indottrinamento (Greatest Day).
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Somewhere Out There 2×02 | 0.88 milioni – 0.3 rating |
Sublimation 2×03 | 0.78 milioni – 0.3 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.