“I believe in a future that isn’t governed by the IGA. I’m asking you to believe with me.”
Purtroppo non potremo mai vedere realizzato il sogno di Everett Kynes, perché la corsa di Colony finisce quest’anno. E’ di questi giorni, infatti, la notizia della cancellazione da parte di USA Network, una cancellazione tanto più dolorosa se si considera che proprio con la terza stagione Colony si era risollevata alla grande, divenendo più unitaria, più cupa, più drammatica, più ambiziosa. E probabilmente, a differenza di un’altra serie di fantascienza che qualche tempo fa è stata cancellata immeritatamente prima di essere ripescata da Amazon, la creatura di Carlton Cuse non avrà la stessa fortuna, a meno che non ci sia là fuori un altro Jeff Bezos talmente innamorato dello show da volerlo acquistare e salvare ad ogni costo. Un vero peccato, se si considerano tutte le potenzialità venute fuori nel corso di questi dodici episodi e la certezza di un cliffhanger nella tredicesima puntata che chiuderà poco e niente.
Se è vero che a volte non conta tanto il viaggio quanto la destinazione, è altrettanto vero che una storia senza un finale non è mai piacevole da seguire, tanto più se si considera che Colony non è Deadwood o Carnivàle e non compenserà la propria incompiutezza con prestazioni attoriali stratosferiche o un livello di scrittura da Olimpo della serialità: è un’onesta storia di fantascienza con qualche buona idea, qualche scivolone di troppo e un sacco di misteri che resteranno irrisolti. E’ come se avessero interrotto Westworld alla quinta puntata della prima stagione, per intenderci.
Alla luce di questi fatti, recensire “Bonzo” non è facile. Non lo è certamente per la tristezza che aleggia sull’animo del recensore, tutto sommato affezionato ad un prodotto che ha saputo offrire del buon intrattenimento sviscerando nel contempo i lati meno scontati della Resistenza e del regime collaborazionista, lontano da certa retorica patriottica trita e ritrita; ma è difficile anche perché si ha la certezza che dietro a molti colpi di scena, a molte svolte narrative, a molte evoluzioni dei personaggi ancora in corso non ci sarà nulla di risolutivo, ma solo un sacco di strade aperte. Basti pensare all’incontro tra Kynes e il misterioso alieno, che lungi dal dare risposte apre nuovi interrogatori a cui, forse, non sarà mai data una risposta e che quindi potrebbe rimanere una scena criptica fine a se stessa. E’ chiaro che solo una piccolissima parte della vicenda messa su in questi tre anni potrà essere chiusa nel prossimo episodio: non sapremo mai, salvo miracolosi ripescaggi o interviste di Cuse su come avrebbe voluto proseguire la serie, cosa ne sarebbe stato dell’umanità, della Resistenza, della Global Authority, dei due imperi alieni in lotta. Non resta che godersi la visione del precipitare degli eventi nella nuova colonia, la fuga di Kynes a Bonzo, il salvataggio da parte di Broussard e Will, il deterioramento dei rapporti familiari tra i protagonisti, rilevando i pregi della narrazione ma anche qualche piccolo, fastidioso difetto, a cominciare dalla leggerezza con cui l’ex-numero uno di Seattle dice ad alta voce, davanti a due agenti che lo stanno lasciando scappare dalle forze dell’IGA, dove è diretto. E’ un’imprudenza non da poco, funzionale sì a permettere poi a Snyder e al suo mastino di trovare il fuggitivo, ma proprio per questo un po’ forzata: possibile che un uomo che non è nato ieri e che ha dato prova finora di una certa astuzia si lasci sfuggire davanti a persone di cui non può totalmente fidarsi un dettaglio così importante?
Fatto sta che la caccia a Kynes costringe gli Anomali di Seattle a mobilitarsi per trarlo in salvo prima che venga catturato e questo apre le porte ad un nuovo contrasto tra Will e Katie, ormai ben lontani dall’affiatamento e dall’intesa di un tempo. Il ritorno dei due nelle fila della Resistenza, lungi dal renderli più uniti, ha finito per scavare un fosso ancora più profondo, acuendo una ferita già aperta dalla morte di Charlie. Paradossalmente la donna, che faceva parte della Resistenza da ben prima di Will (e non manca di farlo notare al marito), si ritrova messa da parte per la sua inesperienza tanto come combattente quanto come figura di supporto medico, è costretta a rimanere a casa a badare ai bambini dopo essersi sentita dire che sul campo sarebbe solo un peso, un impiccio. Dietro la sua voglia di azione non ci sono altro che il senso di colpa per aver fatto parte, seppur per poco, del regime collaborazionista e la volontà di riscatto personale; ma queste motivazioni finiscono per scontrarsi con i modi bruschi eppure apprensivi di Will, mosso sicuramente dalla paura di perdere l’ennesimo familiare.
Al danno però si aggiunge la beffa: non solo Katie è lasciata a casa, costretta di malavoglia (ma per fortuna senza inutili scenate melodrammatiche) a ritornare alla sua funzione di moglie e madre, ma non riesce nemmeno a fare la guardia ai figli, perché Bram pensa bene di sgattaiolare fuori di casa con Grace e condurla nell’abitazione del capitano Erickson, per tenerla al sicuro. Non è certo una mossa inaspettata, perché i precedenti episodi, focalizzandosi sull’angst giovanile del ragazzo, sulla sua decisione di entrare nella pattuglia cittadina per avere un lavoro e sulle sue preoccupazioni per il futuro della famiglia, avevano preparato ampiamente il terreno ad una tale svolta; e non è nemmeno un’azione out of character, perché Bram è sempre stato un caput mentulae. Semmai, portare via la sorellina senza nemmeno lasciare un biglietto, aggiungendo l’ennesima preoccupazione alla lunga lista di problemi che i genitori devono affrontare, rappresenta un upgrade non da poco, perché fa passare Bram da personaggio inutile a dannoso.
Per fortuna non tutti i Bowman sono così e Will è lì a dimostrarlo. La serie sarà anche stata cancellata ma prima della sua fine abbiamo avuto modo di vedere la cupa metamorfosi di un uomo che, lasciata casa e perso un figlio, ha fatto emergere sempre più il proprio lato oscuro, arrivando come è noto persino a torturare un poveretto indifeso (ma non certo completamente innocente) come Snyder. L’amorevole marito e padre di famiglia, disposto dapprima a collaborare con la Global Authority e poi a vivere nei boschi piuttosto che a rinchiudersi in una nuova colonia quasi fosse un novello pater familias dei Robinson, è tornato gradualmente ad essere il soldato di un tempo e in “Bonzo” questo processo può dirsi completato, perché il Will Bowman che rimane indietro a tenere a bada gli uomini di Garland, col viso sporco di sangue e lo sguardo da assassino, è una perfetta macchina da guerra che fa la sua bella figura sullo schermo, trasudando carisma da action hero degli anni ’80 e ’90. Ancora una volta non si può che esprimere cordoglio per la cancellazione, perché altrimenti avremmo visto fin dove avrebbe condotto questa evoluzione del personaggio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Disposable Heroes 3×11 | 0.66 milioni – 0.2 rating |
Bonzo 3×12 | 0.60 milioni – 0.2 rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.