Designated Survivor 1×10 – The OathTEMPO DI LETTURA 3 min

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So help me God.

L’ideatore della serie, David Guggenheim, ha scritto personalmente questo midseason finale. L’episodio se ne giova: con una certa eleganza ed economia vengono fatte rivelazioni importanti, tali da aprire squarci e mettere in nuove prospettive quanto già era stato detto.
Le scene ambientate in Virginia, in un cottage sistemato come una casa delle vacanze quando non la si usa, fanno capire come ci siano più sopravvissuti all’attentato di quanto non sembrasse a prima vista. Forse c’era anche la voce misteriosa delle telefonate anonime: potrebbe essere la signora di una certa età con cane al guinzaglio e telefonino in mano, che ha denunciato l’agente per restare nell’ombra, o qualcuno nella macchina che si è allontanata. A meno che non sia qualcuno la cui identità costituirebbe una rivelazione talmente clamorosa, da dover essere tenuta in serbo per l’ultima puntata, sarebbe ora di dare un volto a questo personaggio. Sicuramente, la pista delle indagini sta andando nella direzione giusta. Lo provano gli sforzi sempre più energici dei colpevoli per non farsi scoprire, costi quello che costi.
Cacciato dalla porta, torna dalla finestra il generale guerrafondaio Cochrane. Sorprendentemente, però, non è detto che questo sia un male, anzi potrebbe rivelarsi un vantaggio, dato che sembra disposto a collaborare con “i buoni”. Poche parole della moglie di MacLeish fanno capire che la signora c’è dentro sino al collo, anzi, sembra perfino più convinta del marito, che vede come il Prescelto. Al momento, il piano sta procedendo a gonfie vele ed il giovane senatore è giunto alla vice presidenza -chiunque ci sia alle sue spalle-.
Per alcuni dettagli ben gestiti, ce ne sono altri organizzati meno bene. Abbiamo, ad esempio, l’improbabile fuga di Hannah Wells all’inizio della puntata, oppure, peggio ancora, la posizione delle mani dell’hacker durante il gioco di intercettazioni e contro intercettazioni sui telefonini.
Il finale, comunque, rispetta tutti i dettami del manuale classico: si scopre che, purtroppo, di Aaron Shore non c’è completamente da fidarsi. Questo può quasi essere visto come un punto positivo, che aggiunge complessità al personaggio, così come nel caso della senatrice Hookstraten.
Maggie Q corre per impedire una tragedia, alla fine partono degli spari, ma per capire chi è stato colpito occorrerà aspettare il prossimo episodio. Quasi sicuramente non è Kirkman ad essere stato colpito. Regola dell’immunità del protagonista a parte, se un altro presidente americano venisse assassinato in poco tempo sarebbe davvero troppo. Si aprirebbero, invece, nuovi scenari inediti se la vittima fosse proprio Peter MacLeish, “agnello sacrificale”, magari, di qualcuno che gli muove i fili da dietro le quinte. Il piano di farlo diventare presidente, con giuramento lampo alla morte del suo predecessore, fallirebbe miseramente e chi se l’è coltivato negli anni resterebbe con un pugno di mosche in mano. Questo costringerebbe “loro”, quelli di cui “non c’è da fidarsi”, ad apportare parecchie modifiche in corso d’opera ai loro progetti “più grandi di quello che sembra”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La mano di David Guggenheim
  • Rivelazioni che danno nuove prospettive
  • Sano colpo di scena finale
  • L’ambiguità di alcuni personaggi, ben gestita, non è un male
  • La fuga di Hanna Wells ad inizio puntata
  • Il gioco di intercettazioni e contro intercettazioni sui telefonini
  • Aaron Shore è inaffidabile

 

Dopo alcune settimane di trasmissione tutti i mercoledì, gli ascolti sono in risalita ma per la prossima puntata occorrerà aspettare addirittura fino al prossimo 8 marzo. Rischia di esserci tutto il tempo per far dimenticare agli spettatori a che punto eravamo rimasti. Forse occorre tempo per mettere tutto a punto, dopo il prolungamento a 22 episodi di questa prima stagione e il cambio di showrunner, ma questa pausa difficilmente gioverà ad una serie che ha già ricevuto abbastanza danno proprio dal troppo tempo intercorso fra un episodio e l’altro.

 

The Blueprint 1×09 5.18 milioni – 1.1 rating
The Oath 1×10 6.18 milioni – 1.2 rating

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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