“I’m announcing my candidacy for re – election to the office of President as an Independent, free from the costraints of party politics“.
Come si sottolineava nella recensione dello scorso episodio, molta carne era stata messa al fuoco e molte sotto trame restavano da concludere, per uno show di cui era già stata annunciata la cancellazione. Fra di esse, quella destinata ad una conclusione compiuta sembrava quella riguardante l’agente Hanna Wells. Proprio su questo fronte, invece, tocca segnalare una cocente delusione: le vicende del personaggio interpretato da Maggie Q. trovano un punto fermo, per quanto concerne l’indagine su Valeria Poriskova, ma si rilanciano subito nel modo peggiore. Hanna si ritrova infatti a doversi far carico della figlia del defunto Damien Rennet. Chi è allergico a trame simili, da “mamma per caso”, anche solo la metà di chi scrive capirà benissimo il problema.
Molto più soddisfacente, dal punto di vista della conclusione con rilancio, è la storyline centrale, riguardante il presidente. Kiefer Sutherland si conferma ogni volta uno dei punti di forza della serie, ma a parte questo si assiste alla decisione del Commander in Chief di ricandidarsi, come indipendente. Bisogna solo fargli i migliori auguri, perché, soprattutto alla luce della decisione di non schierarsi, ci sono due potenti partiti pronti a sbranarlo.
Sempre per rimanere in casa Kirkman, si rivede Leo: il sollievo provato sicuramente da molti spettatori, al solo pensiero di saperlo iscritto all’università di Stanford, in California (quindi fuori dai piedi) la dice lunga sull’inutilità del personaggio.
Venendo alla trama di giornata, solita esecuzione un po’ frettolosa di uno spunto buono, ma almeno si capisce come Lyor si sia ormai integrato organicamente nello staff della Casa Bianca, mentre Seth si conquista un’ennesima medaglia al valore (lui sì, sarebbe dispiaciuto perderlo). A chi scrive, il trucco di fare passare la legge di dissociazione dell’isola colpita dallo tsunami dagli Stati Uniti, per permettere interventi di forze straniere salvo poi ripensarci finita l’emergenza, ha ricordato quanto accadde con Baldovino, re dei Belgi, nel 1990. Il monarca “si dimise” per un paio di giorni, onde permettere al parlamento di passare una legge sull’aborto, alla quale egli era assolutamente contrario, in quanto cattolico fervente. Anche per questo si può parlare di spunto che avrebbe potuto essere trattato in modo più approfondito.
Ora, come si diceva, la serie è giunta alla sua conclusione, almeno per quanto riguarda la rete ABC. Sono infatti in corso trattative per il passaggio dello show a Netflix. Sinceramente, non si sa cosa augurarsi: da un lato, il potenziale per sviluppare trame interessanti c’è tutto: basti pensare a personaggi come Emily, a quanto pare coinvolta in losche macchinazioni, o a Kendra Daynes, la quale potrebbe far causa al suo ex mentore per molestie sessuali e, attualmente, alle prese con una relazione col fratello del Presidente. Dall’altro, è perfettamente inutile continuare a buttare lì spunti promettenti per poi non farne buon uso. Anche un Ethan West usato bene potrebbe essere un’ottima aggiunta al cast regolare (a parte, certamente, i problemi di salute di Michael J. Fox).
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Target 2×21 | 3.29 milioni – 0.5 rating |
Run 2×22 | 3.54 milioni – 0.6 rating |
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).