African Queens: NjingaTEMPO DI LETTURA 3 min

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recensione African Queens: NjingaLa nuova docuserie antologica targata Netflix si prefigge un obiettivo decisamente ambizioso ed elevato: raccontare le vicende biografiche delle grandi regine (guerriere, cape di stato, ecc…) che hanno caratterizzato la storia del continente africano.
Un progetto decisamente interessante ed originale perchè mira a far conoscere un pezzo di storia che normalmente (almeno in questo emisfero terrestre) viene bellamente ignorato visto che non ha avuto alcun impatto nella società e generalmente c’è un’ottusità di fondo per tutto quello che accade al di fuori dei confini nostrani/europei.
Si tratta di una rilettura decisamente interessante soprattutto se tradotta in questa chiave di lettura femminista, un punto di vista che raramente viene affrontato già nelle storiografie ufficiali, figurarsi in un prodotto audiovisivo.

NJINGA REGINA-GUERRIERA DELL’ANGOLA


Non per nulla la produzione d questo show presenta alcune figure note del jet-set hollywoodiano (soprattutto di origine afro-americana) fra cui il nome che campeggia più in alto nei titoli di testa è quello di Jada Pinkett Smith. Jada che, prima di essere coinvolta in “incidenti diplomatici” durante la notte degli Oscar, è da sempre nota per il suo attivismo, sia nei confronti della popolazione afroamericana sia in generale per quanto riguarda le battaglie femministe.
Protagonista di questa prima stagione, composta di 4 episodi, è Njinga (a volte scritta anche Nzinga) di Ndongo e Matamba, regina di un vasto territorio corrispondente all’attuale Angola (per cui è eroina nazionale), che nel ‘600 guidò le popolazioni autoctone del Paese contro l’invasione dei colonizzatori portoghesi.
Divenuta leader giovanissima dopo la morte del padre e del fratello, assumendo così la reggenza del proprio regno (la società angolana era già fortemente matriarcale comunque all’epoca, ndR), divenne ben presto un simbolo contro gli oppressori europei, dapprima combattendoli fieramente e poi, una volta convertitasi al Cattolicesimo, intrattenendo con loro rapporti diplomatici volti ad una pacifica convivenza con i colonizzatori, per evitare il commercio degli schiavi. Da entrambe le parti è ricordata come una figura carismatica e positiva per la nazione, e tutt’oggi celebrata nel proprio Paese.

WAKANDA ANGOLA FOREVER


Nei quattro episodi che compongono tale stagione (altri quattro sono già in produzione per la seconda parte dell’anno e avranno come protagonista Cleopatra) viene sviscerata la storia di questa regina africana. Per fare ciò viene adottato uno schema abbastanza classico e collaudato per le docuserie televisive in cui alle ricostruzioni grafiche e alle interviste ad esperti di storia africana si susseguono sequenze di “fiction”, in cui a dare i volti ai vari protagonisti della vita di Njinga sono attori professionisti.
Così l’attrice Adesuwa Oni (già vista in The Witcher) presta il volto a Njinga, attorniata da un cast di tutto rispetto, che purtroppo però non brilla come dovrebbe. Il problema è la troppa enfasi posta in queste sequenze che romanzano fin troppo la storia di Njinga. Per tutto il tempo pare di assistere, soprattutto nei primi episodi, ad una versione femminile di Black Panther e quindi del corrispettivo sequel Wakanda Forever.
C’è tutto: la storia di formazione della “principessa-guerriera”, il tema della lotta fratricida, la successione al trono e il destino di improvvisarsi leader di una nazione per onorare i propri antenati. Una serie di cliché narrativi incasellati uno dietro all’altro (di dubbia fedeltà storica) che sembrano fatti apposta per catturare l’attenzione dello spettatore.

CONCLUSIONI


Il problema è che lo stile frammentato, tipico di queste produzioni, mette fin troppo in risalto le differenze fra la parte “narrativa” e la parte “scientifica” del prodotto, che viene messa costantemente in secondo piano rispetto all’impianto epico imbastito per l’occasione.
Di contro, anche la parte “fiction” presenta non pochi difetti (soprattutto andando verso le puntate finali) proprio perché sembra di vedere un film già visto e rivisto. Non si può dunque considerare la docuserie un capolavoro del proprio genere, sebbene la vicenda presentata sia comunque molto interessante, ma visto il risultato sarebbe stato meglio se si fosse utilizzato un altro format/medium.

…THEM ALL!


 

Part 1 1×01
Part 2 1×02
Part 3 1×03
Part 4 1×04

 

Prodotto interessante ed innovativo per quanto riguarda la tematica affrontata, peccato per lo svolgimento che rasenta la didascalia narrativa. Fin troppo retorico e “costruito” per risultare accattivante, pur presentando comunque un ottimo cast e una regia notevole.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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