Lo show di casa MGM, in Italia disponibile su Disney+ sino alla seconda stagione per ora, prosegue con due episodi non eccelsi ma che confermano la qualità di questo prodotto televisivo di cui si parla sempre troppo poco, nonostante qualche passaggio a vuoto che sta caratterizzando questo terzo ciclo stagionale.
A non convincere per niente in questa stagione è la gestione dei personaggi femminili di Godfather Of Harlem e non è la prima volta a dire il vero.
PERSONAGGI FEMMINILI
Mayme Johnson è costretta a tornare nella realtà e rinuncia al proprio ruolo ma sinceramente va detto che fosse poco realistico che la moglie di un noto gangster potesse collaborare in maniera così evidente con Adam Clayton Powell e relativi progetti sui diritti civili senza nessuna conseguenza.
Non va meglio con Elise Johnson, Stella Gigante e le relative sottotrame visto che la prima è un personaggio completamente inutile e irritante che, oltre a guardare Malcom X in modo sognante e adorarlo, al momento non serve a molto nell’economia dello show.
Stella invece, ben interpretata da Lucy Fry, dopo tre stagioni si trova ancora divisa tra l’atavico dilemma di collaborare con la polizia e uscire dal mondo della mafia italoamericana e la sua appartenenza a questo universo criminale e nel quarto episodio si assiste all’ennesimo cambio di rotta in tal senso.
Insomma i character femminili al momento sono sfruttati poco e male e si auspica un cambiamento repentino al riguardo per evitare ulteriori peggioramenti.
INTRECCIO NARRATIVO
L’ottimo intreccio narrativo tra il mondo della criminalità organizzata, la politica statunitense e internazionale e la lotta per i diritti civili degli afroamericani rimane il vero punto di forza della serie di Chris Brancato e Paul Eckstein.
Certo qualche scelta narrativa non ha entusiasmato ed è risultata un pò semplicistica come l’assurda scena della pistola scarica dello scagnozzo di Bumpy, l’ennesimo procuratore che vuole usare Stella contro la mafia o la facilità con cui i poliziotti vengono corrotti e manipolati. Va anche detto che in generale la qualità della scrittura è fuori discussione.
Dispiace invece che vi sia poco spazio per il personaggio di Giancarlo Esposito che avrebbe molto da offrire allo show mentre l’introduzione di due nuovi criminali di spicco come Joe Colombo e Jose Battle, avvenuta negli episodi precedenti, convince visto che i due character sono molto interessanti e in parte sopperiscono alla grande assenza di Chin Gigante, splendidamente interpretato da Vincent D’Onofrio.
A proposito di interpretazioni, sembra quasi inutile dirlo ma quella di Forest Whitaker è sempre eccelsa e in grado di reggere da sola la serie, anche se per fortuna lo show è ben più articolato e non ha bisogno di puntare tutto sul protagonista principale.
IL VIAGGIO DI MALCOM X
Il pellegrinaggio di Malcom X viene introdotto nel terzo episodio, da cui prende il titolo la puntata, e prosegue nel quarto dove, dopo essere stato alla Mecca in Arabia Saudita, si reca invece in Africa e incontra diversi leader islamici e non solo.
Infatti anche se nella realtà Malcom incontrò Fidel Castro a New York e non Che Guevara in Egitto, è sicuramente interessante l’incontro tra i due leader così come è significativa l’intromissione della CIA, per un dialogo breve ma d’impatto tra due personaggi così importanti nella storia del ‘900.
Un viaggio che cambierà radicalmente il character destinato a superare in parte la divisione tra bianchi e neri in favore di una maggiore spinta verso l’Islam che accomuna tutti i fedeli al di là della razza con sullo sfondo un progetto di unificazione per tutti i neri islamici.
Da segnalare lo splendido discorso tenuto dal leader islamico durante la conferenza panafricana, senza dubbio la storyline dedicata a Malcom X rimane al momento una delle migliori di tutta la serie e permette di sviscerare sotto molteplici punti di vista un periodo storico di incredibile complessità.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Due puntate che confermano la validità del cast attoriale, del comparto tecnico e dell’ottimo livello della sceneggiatura. Tuttavia la gestione dei character femminili rimane discutibile e non all’altezza, così come qualche scelta narrativa un pò pigra. Forse Godfather Of Harlem ha abituato troppo bene i propri spettatori a suon di puntate perfette, motivo per cui quando vi è qualche piccola imperfezione salta subito all’occhio. Si opta per un sufficienza molto ampia ma non di più, forse un valutazione un pò severa, ma da una serie di evidente qualità è giusto anche pretendere sempre il massimo.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.