La serie creata da Chris Brancato e Paul Eckstein continua, sulla falsariga dei precedenti episodi, a spingere molto sulle trame politiche nazionali e internazionali, mettendo gli affari criminali temporaneamente in secondo piano, nonostante l’avvio del business della cocaina sia comunque un evento nuovo e importante.
La mafia italoamericana invece è alla prese con l‘ennesima faida interna, con Stella Gigante come al solito al centro dei problemi. E Godfather Of Harlem può finalmente tirare un sospiro di sollievo dopo alcuni passaggi a vuoto avuti nella prima metà di questa stagione, visto che questi ultimi episodi sono tutti di grande qualità.
CIA VS FBI
Nel settimo appuntamento stagionale si assiste a un vero e proprio scontro aperto tra la CIA e l’FBI, organizzazioni con obiettivi diversi che si battono con tanto di spie interne e accordi con spietati criminali. Sarà poi Archie a farne le spese, pagando con la vita, evento che avrà ripercussioni anche sulla vita privata di Johnson. Questa è finalmente una nuova storyline molto interessante che offre agli spettatori un ulteriore punto di vista dell’interconnessione tra lo Stato e le diverse attività criminali e delle diverse fazioni in gioco anche all’interno dell’apparato statale.
A svettare in questa porzione di trama, ma anche nelle altre a dire il vero, è sicuramente il personaggio di Bill Harvey, un character estremamente affascinante e senza scrupoli che rappresenta tutto il marcio presente all’interno della CIA, pronto a qualsiasi cosa pur di raggiungere i proprio obiettivi.
Harvey è uno dei migliori nuovi personaggi di questo terzo ciclo stagionale e la sua interpretazione del famoso detto “il fine giustifica i mezzi” è alquanto radicale per usare un eufemismo.
Bisogna segnalare qualche forzatura narrativa e una certa rapidità con cui si sviluppa e termina l’affaire Archie-Conrad durante questi due episodi ma, complessivamente, lo scontro tra le due organizzazioni è verosimile e approfondisce ulteriormente l’intreccio tra politica e criminalità organizzata.
CHE GUEVARA E MALCOM X
Si è già avuto modo di dire riguardo le libertà creative che la serie si è presa circa gli incontri e la collaborazione tra Che Guevara e Malcom X e, anche nell’ottavo episodio, gli autori proseguono in questa direzione, attingendo però sempre a piene mani dalla realtà.
Nel 1964 Ernesto Che Guevara andò realmente a New York per tenere un discorso nel celebre Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite e durante il discorso venne effettivamente sparato un colpo di bazooka contro il palazzo, in direzione del rivoluzionario, come si vede nello show.
L’azione verrà poi attribuita a un gruppo di cubani nazionalisti e anti-castristi che volevano eliminare il Comandante, mentre sul coinvolgimento della CIA non vi sono prove certe. Ovviamente.
La parte riguardante Malcom X invece non ha riscontri nella realtà ma è interessante notare come Bumpy Johnson spinga all’estremo il suo legame con l’amico pur di salvargli la vita, per un rapporto sfaccettato e complesso, sicuramente complicato, ma che rappresenta ormai uno dei pilastri della serie.
Sullo sfondo da menzionare infine il doppio gioco di Omar, character che sembra riscattarsi dagli errori del passato e che si schiera definitivamente dalla parte di Malcom, contribuendo in modo essenziale alla sua sopravvivenza. Per ora.
STELLA E LE FAIDE INTERNE
La mafia italoamericana è scossa da diversi scontri interni e ovviamente il casus belli, almeno iniziale, non può che essere la figlia di Chin Gigante.
Ci si è spesso lamentati della pessima gestione del personaggio interpretato da Lucy Fry e invece bisogna ammettere che finalmente Stella Gigante ha un ruolo attivo all’interno della trama, manipolando e facendo uccidere affiliati, conquistando la fiducia di Joe Colombo con cui ormai collabora, accettando la sua vera natura: è una donna che fa parte della mafia, con tutto ciò che ne consegue.
Unico elemento negativo da riscontrare è l’abuso dell’espediente narrativo riguardante l’assenza di Chin: ormai parlano tutti a nome del boss recluso in carcere con il quale millantano discorsi e contatti. Modus operandi utilizzato da Olimpya, l’avvocato Fineman, da padre Lous e da Stella stessa. Nonostante sia un escamotage utile per dare peso ai propri obiettivi e raggiungerli tramite l’appoggio del boss assente, si è veramente esagerato al riguardo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Complessivamente due ottimi episodi che confermano, se ce ne fosse bisogno, la validità di questo terzo ciclo stagionale, nonostante qualche passaggio a vuoto. La valutazione è ampiamente positiva per una serie che è oggettivamente ben scritta e interpretata, ma si rimanda il massimo dei voti per qualche leggera sbavatura a livello narrativo. Mancano solo due puntate al termine della stagione è c’è veramente tanta carne al fuoco.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.