Your Honor 2×05 – Part FifteenTEMPO DI LETTURA 3 min

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Your Honor 2x05 recensioneArrivati al traguardo (sudatissimo) di metà stagione, anche questa puntata non fa che riconfermare la futilità di una seconda annata, specialmente se composta da dieci episodi. Perché, oggettivamente, non si può non essere leggermente annoiati dalla visione di 52 minuti di puntata che sarebbero potuti essere condensati in 30-35 al massimo. Ovviamente tagliando tutte quelle scene già viste e riviste e quelle dinamiche di avvicinamento e repulsione che sono le uniche carte in mano agli sceneggiatori.
In realtà questa seconda stagione di Your Honor non sarebbe stata neppure così malvagia se rilasciata cinque o dieci anni fa, quando questo genere di storia non era stato ancora sviscerato in ogni modo possibile. Sfortunatamente per Showtime e per chi scrive, il lento svolgimento della trama è un susseguirsi di mosse su una scacchiera di cui si sa già l’evoluzione. E “Part Fifteen” ne è l’ennesima riprova.

DID YOU SAY “NON C’ERA BISOGNO DI QUESTA STAGIONE”?


Fondamentalmente il problema di Your Honor non è neanche quello di essere stato rinnovato per una seconda stagione, bensì quello di andare in onda su un canale via cavo completamente privo di serie tv e quindi alla disperata ricerca di contenuti decenti da proporre. Da questo punto di vista si ha quindi un’idea più chiara del perché una trama che sulla carta dovrebbe durare massimo cinque puntate sia stata invece dilatata per il doppio del tempo.
Non che gli ascolti televisivi in prima serata siano cruciali, considerati gli svariati metodi di fruizione (streaming, repliche, ecc.) che non permettono più di avere una chiara visione totale degli spettatori, però si può constatare come “Part Ten” avesse totalizzato 742.000 spettatori mentre questa seconda stagione abbia in media 250.000 spettatori consenzienti vittima di questo raggiro televisivo. Trattasi di un calo del -66% per la serie di Showtime, che può essere tradotto come due spettatori su tre che hanno abbandonato lo show perché chiaramente non interessati. E non si può che empatizzare con chi ha avuto il buon senso di finirla cinque episodi fa.

DID YOU SAY “TRAMA GIÀ VISTA”?


Immaginando questa stagione come una scacchiera con diverse pedine che si muovono lentamente minacciando cavalli ed alfieri, i tanti troppi personaggi e l’infinità di trame secondarie che si faticano a reggere in piedi sono semplicemente la riproposizione di mosse ampiamente note allo spettatore medio. Per citare la famigerata apertura Queen’s Gambit come esempio (nota più per altri motivi), l’equivalente televisivo messo in scena in questa puntata è il confronto tra Michael e Charlie, con il secondo “tradito” dal primo che però l’ha fatto solo per il suo bene.
Alternativamente si può pensare alla situazione tra Big e Little Mo e alla riproposizione del classico cliché ampiamente visto in cui una divergenza tra parenti che gestiscono una gang si traduca in una faida tra i due, a cui poi seguirà una vendetta e probabilmente la morte di entrambi. Se anche questo esempio non bastasse, la minaccia di morte di Jimmy Baxter ai danni del sindaco come ricatto per l’appalto, e il conseguente doppio gioco di Charlie, rientrano nuovamente in quella lista di mosse e contromosse ben note. Il tutto senza dimenticare l’arrivo del suocero boss mafioso che non adora il genero.
Ecco quindi spiegato in maniera banale il perché dell’assenza di interesse verso una trama il cui finale e tutte le mosse per arrivarci sono già di dominio pubblico.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Doppio gioco del sindaco
  • Recitazione sempre apprezzabile del cast
  • Lunghezza della puntata per la qualità della trama presentata
  • Ennesimo tira e molla tra Michael e Jimmy
  • La trama di Big e Little Mo è ancora distantissima dalla trama orizzontale

 

Il giro di boa non fa sentire meglio lo spettatore medio che è ancora molto distante dal traguardo. E le cose non sembrano affatto migliorare da questo punto di vista, e nemmeno Bryan Cranston sembra in grado di reggere il peso della serie sulle sue spalle.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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