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Your Honor 2×09 – Part NineteenTEMPO DI LETTURA 5 min

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Recensione Your Honor 2x09Prosegue “la fiera del non richiesto” e Your Honor si appresta a muovere gli ultimi pezzi sulla scacchiera in attesa del finale di stagione – e stavolta si spera anche di serie – forse meno atteso di sempre.
L’episodio in sé è sicuramente uno dei più interessanti di questa stagione: ci sono le consuete performance di Cranston e Stuhlbarg, sempre sinonimo di garanzia; ci sono le sequenze in aula, che piacciono a tutti e hanno il pregio di deviare temporaneamente dalle insulse trame gangster sullo sfondo; e poi c’è la sempre incombente presenza di Gina Baxter, spada di Damocle sulla testa del marito Jimmy e spunto narrativo forse più interessante proposto finora se visto nell’ottica di uno scontro interno alla famiglia Baxter.
A mancare, come sempre, è l’interesse nei confronti di una seconda stagione oggettivamente superflua. Stagione che quantomeno si spera possa concludere la sua avventura con un finale migliore di quello della prima, dando un briciolo di significato alle ore spese a guardare questi ulteriori dieci episodi di Judge Cranston.

OBIEZIONE VOSTRO ONORE!


Il fascino proibito del voyeurismo, la spettacolarizzazione dell’informazione, la giustizia mediatica e le distorsioni che essa ha sulla percezione degli imputati, il giudice Santi Licheri, sono molte le ragioni dietro al successo televisivo delle sequenze ambientate in un’aula di un tribunale. Cresciuti a pane e drammi giudiziari americani, gli spettatori che sono stati bambini a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, comprenderanno bene il sopracitato magnetismo ogniqualvolta si udirà in lontananza il più classico degli “obiezione vostro onore!“.
E visto che Your Honor, anche un po’ per sua natura, ha fatto della componente legal uno dei punti cardine della prima stagione, non può che far piacere tornare a guardare qualcosa che effettivamente funziona nell’economia generale della serie. Certo, il fatto di togliere minutaggio alle ben poco coinvolgenti vicende gangstar sullo sfondo sicuramente aiuta a valorizzare ulteriormente le sequenze in tribunale, ma nel complesso è evidente quale sia l’elemento narrativo sul quale la serie dovrebbe puntare maggiormente, invece di pensare alle gang, alla “famigghia” e alla guerriglia urbana.
Your Honor è infatti nata come la storia di un padre disperato, disposto a fare qualsiasi cosa, anche andare contro a tutto ciò in cui crede, pur di proteggere suo figlio. Un dramma umano ancor prima che legale, nonché un’analisi del comportamento di un genitore messo alle strette dal peggiore degli avvenimenti possibili, e che necessitava dell’elemento Baxter per innescare nel giudice Desiato quegli istinti completamente slegati dalla sfera razionale, quasi animali, di protezione verso i propri figli.
L’errore, forse, è stato proprio quello di concentrarsi inutilmente su aspetti che sarebbero dovuti restare “scatenanti” e non cruciali per l’intera narrazione.

LA CORTE SI AGGIORNA…


L’episodio può dirsi portato a casa anche grazie ai soliti Cranston e Stuhlbarg, che come al solito mettono in scena gli scambi di battute più intensi all’interno dell’episodio. Da una parte, Jimmy Baxter sembra essere diretto sulla strada della (parziale) redenzione, “accettando” Michael all’interno della famiglia in nome dell’amore provato per Fia e il piccolo Rocco. Si tratta naturalmente di un percorso di redenzione che in pratica baserebbe le sue solide fondamenta sul concetto di favoreggiamento piuttosto che su quello di azione diretta, al quale naturalmente seguirebbero una quantità infinita di altri crimini marchiati dal più classico dei “giuro che questa è l’ultima volta”. Lo stesso Carlo conferma che il rapporto che suo padre ha con il crimine è un po’ quello che il fumatore patologico ha con l’ultima sigaretta, e che in un modo o nell’altro la sua natura da gangster finirà sempre con l’avere la meglio su quella di uomo d’affari.
Senza perdere tempo a commentare l’inutile segmento dedicato a Big Mo, i guai amorosi con la partner Janette e i quadrupli giochi di Trey “Little Mo”, sottotrame che mostrano tutte le caratteristiche del semplice riempitivo – inutili, noiose, ridondanti – rimane ben poco da salvare all’esterno delle aule di tribunale. Interessante il faccia a faccia tra Jimmy e Fia, con quest’ultima intenta ad avvertire l’uomo circa il contatto avuto con Olivia, la procuratrice distrettuale, ora che i suoi sospetti circa la ben nota reputazione del padre sono stati confermati dallo stesso.
Nulla di imprevedibile dunque, esattamente come nel caso del “colpo di scena” finale che vedrà quindi Michael Desiato testimoniare nel processo a carico di Eugene Jones. Il suo avvocato, la giovane e ambiziosa Lee Delamere, chiede così all’ex giudice, senza troppi giochi di parole, di mentire per salvare il suo cliente, trovandosi di fronte al secco rifiuto di quest’ultimo, per la prima volta intenzionato fermamente a non mentire.
La sensazione è che, giunti a un episodio dalla conclusione, ancora troppe trame risultino apertissime e che alcune di esse verranno semplicemente abbandonate o concluse frettolosamente per focalizzarsi sul destino, probabilmente tragico, dei due padri di famiglia Michael e Jimmy. Regalando, molto probabilmente, un lieto fine a Eugene e Fia, i due personaggi maggiormente dipinti come “vittime” in questo secondo arco narrativo e, proprio per questo motivo, quelli più meritevoli di una seconda chance.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Cranston e Stuhlbarg perfetti come sempre
  • Le sequenze in tribunale
  • Gina Baxter pronta a esplodere
  • Michael Desiato costretto a testimoniare
  • Tutte le trame e sottotrame legate a Big Mo
  • In generale la dimensione gangster sullo sfondo non entusiasma
  • Michael che scrive a Olivia mentre è con Jimmy Baxter con il rischio di farsi beccare come un idiota

 

Un altro episodio sufficiente all’interno di una stagione dal quale era davvero difficile tirare fuori qualcosa di realmente interessante. Affidarsi al carisma dei suoi due protagonisti ha sicuramente funzionato nell’ottica di portare a casa un risultato sufficiente nella sua globalità, ma l’interrogativo circa la necessità di una seconda parte rimarrà presente fino alla conclusione della stagione. Conclusione che, quantomeno, si spera possa regalare qualche piacevole sorpresa o colpo di scena inaspettato.

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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