The Flash 9×05 – The Mask Of The Red Death, Part 2TEMPO DI LETTURA 3 min

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The Flash 9x05 recensioneLa gestione di The Flash continua a non soddisfare disgustare il pubblico, ormai assuefatto dal dolore che si prova costantemente durante la visione di questi 40 minuti settimanali. Un’assuefazione al dolore che però non ha senso di esistere visto che ci sono sarebbero tutte le carte in tavola per poter migliorare una storyline che fa acqua da tutte le parti e, soprattutto, è diventata inguardabile.
È probabilmente dalla gestione di Savitar che The Flash non azzecca un villain che sia uno, anche per colpa di attori che non lasciano trasparire un minimo di profondità in character che sono scritti comunque molto male, e non è un caso se si pensa che solo Tom Cavanagh è in grado di fare la differenza quando ritorna nei panni di Eobard Thawne. E si, per quanto l’idea di un Red Death possa piacere sulla carta, poi Javicia Leslie purtroppo non trasmette minimamente quelle vibrazioni che si vorrebbero provare. Il tutto senza dimenticare ovviamente le sue motivazioni, per lo più non giustificabili.

UN PRODOTTO THE CW DI UN PAIO DI DECENNI FA


Da un paio di anni, ovvero da quando Eric Wallace è subentrato nel ruolo di showrunner, la costruzione delle stagioni è cambiata passando da 20-23 episodi in cui c’era solo un villain ed una lunga trama orizzontale ad una stagione composta da “graphic novel”, ovvero una versione più ridotta delle storyline depauperate (grazie a Dio) dai numerosi filler che garantivano alla serie di raggiungere quota 23 puntate.
La gestione fatta di “graphic novel” è un aggiornamento piuttosto necessario per modernizzare un prodotto televisivo (ma soprattutto un modo di fare tv) che dall’avvento dell’era streaming è andando progressivamente a morire. Lo spettatore è ormai abituato alla fruizione istantanea con il rilascio di blocchi di episodi senza dover aspettare l’uscita settimanale, uscita settimanale che comunque c’è ed esiste ancora (The Last Of Us, The Mandalorian) ma non funziona più come in passato per serie tv procedurali. Motivo per cui l’idea della suddivisione stagionale in graphic novel è ottima per un canale generalista, ma rimane il problema della scrittura e della recitazione.

L’ENNESIMA CAFONATA


L’attendismo scenico misto a disperazione e mancanza di idee che si respira nel corso di questi 40 minuti è l’esemplificazione di una sceneggiatura che non si regge in piedi. Da un lato Flash, che sulla carta è uno degli eroi più potenti del DC Universe, continua a necessitare di continui aiuti da parte di villain di quart’ordine improvvisatisi eroi, il tutto andando ad erodere ulteriormente quella sottilissima patina di carisma e invincibilità che ormai non sono più attribuibili a Barry Allen.
La stessa necessità di rendere ogni character secondario fondamentale per la sconfitta del villain di turno è il perfetto esempio del perché The Flash sia una serie che ha continuato a perdere pezzi nel corso degli anni senza nemmeno accorgersene. Anche in “The Mask Of The Red Death, Part 2” senza l’intervento di supereroi esterni, Barry non sarebbe mai riuscito a sconfiggere Red Death, il che è comprensibile visto che in generale non è stato nemmeno in grado di fermare i vari villain reclutati da quest’ultima per imporre la sua utopica e ingiustificata visione del mondo. Ma non si vuole nemmeno aprire quell’enorme vaso di Pandora intitolato “motivazioni di un villain per distruggere il mondo” perché altrimenti la recensione terminerebbe fra un migliaio di parole.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Apprezzabile la scelta di inserire Grodd che, altrimenti, non avrebbe avuto spazio in questa stagione
  • Nonostante una CGI discutibilissima, lo scontro Flash-Red Death è l’unico momento di piacere
  • CGI imbarazzante, ormai si vede benissimo anche la falsità dietro le inquadrature degli S.T.A.R. Labs
  • Recitazione infima
  • Risoluzione della trama velocissima con l’arrivo di Batwoman che risolve tutto da sola
  • Sceneggiatura deplorevole

 

Si conclude qui con “The Mask Of The Red Death, Part 2” l’ennesima fallimentare graphic novel della gestione Eric Wallace. Difficile fare peggio di così, sarebbe molto più facile invece licenziare tutti gli sceneggiatori e sostituirli con sceneggiature fatte da ChatGPT.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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