Più ci si avvicina al finale di Your Honor e più risulta difficile commentare ciò che si sta attualmente guardando. Di puntata in puntata, la serie sta sempre più fallendo nella costruzione di incentivi narrativi e, a sole tre puntate dal sempre più agognato series finale, ciò che rimane è solo esasperazione.
Esasperazione per l’inserimento continuo di storyline saltate fuori completamente a caso; esasperazione per un groviglio narrativo a cui si fatica trovare un senso; esasperazione per la caduta nel baratro di personaggi che potevano salvare il tutto e che invece sono stati rilegati a macchiette di loro stessi. Il mix perfetto per una stagione che, non ci si stancherà mai di ripeterlo, non doveva esistere sin dal principio.
A SPASSO CON MICHAEL
Per esaminare “Part Seventeen” basta guardare al minutaggio riservato al suo protagonista. Michael Desiato passa la maggior parte del tempo in questo episodio sul sedile posteriore di una macchina, conversando in maniera apparentemente estranea con il poliziotto che lo ha arrestato. Una scena che perde valore sin dal principio a causa del susseguirsi di due sensazioni: le circostanze fin troppo comode dell’arrivo del poliziotto e la conseguente ovvietà della “sorpresa” finale.
L’arrivo del poliziotto, il non riuscire ad inviare il messaggio a Nancy, l’arresto e il conseguente “rapimento” con tanto di uccisione ad un passo, si dimostrano tutti elementi scontati e privi di qualsiasi emozione, coronando il tutto con il deux ex machina finale dell’arrivo di Nancy che salva Michael. Un’escalation di situazioni che rendono banale la storia, approssimativo il modo di portarla in scena ed esasperante il risultato finale.
Come sottolineato nella recensione dello scorso episodio, infatti, la storyline dell’assassinio della moglie di Desiato, seppur da un lato poteva portare nuovo materiale in scena (materiale di cui la serie ha assolutamente bisogno), dall’altro non poteva di certo salvare la baracca con una trama inserita (ed inventata) totalmente a caso.
Un assassino di cui si ignorava l’esistenza, dunque, viene scovato e messo fuori gioco nel giro di un solo episodio, mentre altri complici di un giro più grande vengono fatti fuori senza troppe cerimonie. Una modalità di costruzione e narrazione che definire approssimativa è poco.
CRONACA DELLA ROVINA DI UN PERSONAGGIO
Approcciandosi a questa seconda stagione, uno dei timori principali dello spettatore poteva sicuramente essere inerente la rovina del personaggio di Michael Desiato. Un character con più niente da raccontare che rischiava di ritrovarsi vittima di una scrittura senza alcuna cognizione di causa. Ovviamente qualcosa del genere è accaduto al personaggio di Bryan Cranston ma, sorprendentemente, non è lui quello che ha subito la trasformazione peggiore.
Al primo posto dei personaggi rovinati da questa insensata seconda stagione, svetta infatti Jimmy Baxter. Una figura criminale che si portava dietro una certa aurea di interesse e fascino completamente distrutta da questi sette episodi. Jimmy sembra infatti diventato una caricatura di sé stesso, dove l’esasperazione delle sue azioni lo trasforma in una macchietta quasi comica, e a poco può la bravura di Michael Stuhlbarg che non può certo salvare il suo personaggio da una scrittura nevrotica e paradossalmente vuota.
QUEL CHE RIMANE
Con Michael Desiato spostato verso nuovi (e campati in aria) fronti e Jimmy Baxter in preda ad un esaurimento nervoso, a mantenere la baracca narrativa di Your Honor sembra rimasto solo il povero Eugene. Questo ragazzo continua a rimbalzare da una parte all’altra della storia risultando protagonista ormai di fin troppe situazioni surreali ed esagerate. Ancora una volta scampato alla morte e adesso con la copertura definitivamente saltata, non si capisce davvero dove la sua storia andrà a parare.
Tuttavia, la storyline di Eugene risulta molto più sensata rispetto alla faida interna del clan di Big Mo: un altro personaggio inserito per creare un ulteriore filone narrativo principale ma che finora ha fallito miseramente. Come tutto il resto, tra l’altro.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Forse il voto può sembrare troppo “violento” dopo aver sopportato con maggiore pazienza i precedenti episodi. Ma a sole tre puntate dal finale è ormai l’esasperazione che parla e poi, qualcuno dovrà pur pagare per questi ennesimi 55 minuti buttati.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.