Superata ufficialmente la metà della stagione, Your Honor sembra essere uscita dal suo statico letargo e aver trovato le storyline che accompagneranno lo spettatore in questa seconda e ultima parte.
Detto così, sembra un risveglio positivo per lo show, finalmente in grado di proporre delle trame più concrete rispetto all’impasse narrativo dei primi episodi. Eppure, non è tutto oro ciò che luccica.
“Part Sixteen”, infatti, si riscopre in grado di seguire una trama finora nascosta ma, allo stesso tempo, pecca dal punto di vista della logica. Si, perché le scelte narrative proposte saltano fuori dal nulla, risultando del tutto sconnesse a livello organico. In pratica, un inserire roba a caso per far andare avanti una storia inesistente sin dalla partenza.
DA GIUDICE A INVESTIGATORE
Al primo posto tra le “storyline saltate fuori a caso” c’è sicuramente quella inerente l’assassinio della moglie di Michael Desiato. Un personaggio apparso come un’ombra nella scorsa stagione attraverso i ricordi di Michael e Adam, ma che sicuramente non sembrava sul punto di guadagnarsi il primo piano in questo secondo ciclo.
Aggrapparsi all’omicidio della donna e ricamarci su un’intera storyline porta così a due visioni differenti. Da un lato va detto che la storia ne ha sicuramente guadagnato in interesse. La ricerca di indizi e testimoni, oltre alla curiosità che casi simili si portano sempre dietro, presentano finalmente una parte di trama a cui lo spettatore può aggrapparsi, rendendo l’episodio meno vuoto di contenuti. Oltre a una questione prettamente narrativa, poi, va considerato anche l’utilizzo dei personaggi. Lo stesso Michael svolge un ruolo leggermente più attivo rispetto agli scorsi episodi passati nell’apatia totale, mentre per la prima volta emerge maggiormente anche la figura di Elizabeth, regalando materiale più consistente alla sua interprete Margo Martindale.
Ma, come si sottolineava a inizio recensione, questa leggera intraprendenza della trama deve fare i conti con il senso logico della narrazione. Inserire fatti e situazioni a caso, infatti, non aiuta la reputazione di una stagione che continua a non avere un senso proprio. Senza una motivazione coerente di base, la creazione ad hoc di storyline non connesse al quadro generale rendono ancora maggiore la sensazione di una stagione che continua ad arrampicarsi sugli specchi.
INCIDENTI, SPARATORIE E CROLLI PSICOLOGICI
Di pari passo vanno anche le altre trame di stagione, che continuano a diramarsi sempre più. A tal proposito, spicca sicuramente quella inerente Eugene che, tornato in città, riottiene una centralità più consistente rispetto agli scorsi episodi. In questo caso, la prevedibilità di alcune scene (l’inseguimento di Carlo Baxter e la mancata uccisione di quest’ultimo) viene compensata dal momento finale. Il proiettile che colpisce Eugene per mano del poliziotto corrotto (e legato alla storyline della moglie di Desiato), tesse un filo che unisce le trame creando un’illusione di continuità e coerenza. Una giustificazione minima che non va comunque a compensare la creazione di storie saltate fuori dal nulla ma che, almeno, donano maggiore spessore alla narrazione attuale.
Ma è forse la parte dedicata a Jimmy Baxter quella che delude di più. L’arrivo del suocero ha sicuramente portato dinamiche nuove all’interno della famiglia, oltre alla presenza dell’attore Mark Margolis che in scena con Bryan Cranston fa sempre un certo effetto per i loro trascorsi in Breaking Bad. Tuttavia, l’intrusione di Carmine Conti e di tutta la sua nuova schiera di mafiosi sembra sortire un effetto indesiderato sul personaggio di Jimmy Baxter. Decisamente messo in secondo piano, Baxter sembra aver perso la sua verve narrativa, con il crollo psicologico avvenuto in questo episodio che ne sottolinea l’assenza di uno scopo. Un personaggio che sta pagando l’assenza di una storyline interconnessa maggiormente con Michael, mentre la serie perde l’occasione di una maggiore potenza scenica separando Bryan Cranston e Michael Stuhlbarg.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Iniziano finalmente a emergere storyline più consistenti in questa seconda e ultima parte di stagione. Il senso di tutto ciò ancora si fatica a trovarlo, l’unica speranza rimasta è che gli ultimi quattro episodi mantengano un minimo di interesse per, quantomeno, lasciarsi guardare.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.