0
(0)
Fuoco: elemento purificatore che eleva lo spirito a qualcosa di superiore, estirpa il buio dal cuore degli uomini, brucia come la passione e se non acquietato dall’acqua, devasta tutto ciò che intorno.
Come un filo rosso sangue, segue e tesse la tela delle vicende di questo episodio, innalzandole a simbolo delle esperienze umane, nonostante siano distanti dalla nostra reale e moderna quotidianità.
Il fuoco di R’hollr è giudice del duello tra Beric Dondarrion e Sandor Clegane: fuoco che strappa il Lord della Folgore dalla morte e che risparmia il Mastino; Arya sussurra i nomi dell’odio nella speranza di una vendetta che vuole disperatamente realizzare.
Religione e magia si mischiano in questa scena perfetta, in cui vita e morte si fanno beffa l’uno dell’altra, dove l’uomo diventa tramite di una sentenza divina.
La nostra piccola Lady, mostra la sua fragilità: vorrebbe solo avere l’occasione di ritrovare suo padre, ce lo dice attraverso il dialogo con Beric e lo scorgiamo nei suoi occhi lucidi quando dice addio a Gendry, la famiglia, il branco che si era scelta. Maisie Williams ha solo quindici anni eppure è straordinaria: la forza espressiva della sua Arya arriva dritta al cuore e allo stomaco, empatizziamo con la sua sofferenza e vorremmo soltanto proteggerla, anche se conosciamo la sua forza.
Jon lascia il freddo della Barriera al di fuori di una caverna e si lancia tra i fiammanti capelli di Ygritte; entrambi si perdono l’uno nella pelle dell’altro, senza più giuramenti o differenze a dividerli. Lei, femmmista d’oggi, indipendente nelle scelte di vita, istinto puro; lui, alle porte di un nuovo cammino, non è più il “Bastardo di Ned Stark” ma uomo che decide chi vuole essere, chi vuole diventare e soprattutto, a chi donare anima e corpo. Il momento di intimità tra i due riprende esattamente ciò che Martin scrive e vuole raccontare nei libri: il rapporto tra due esseri umani che non si sono cercati ma che al di la di ogni convenzione, si sono trovati. La nota dolente dei momenti dedicati “beyond the wall” sono le scelte troppo sbrigative dei Bruti: ai fini della narrazione è importante capire modi e tempi in cui si svolgono le vicende, essi sono fondamentali per comprendere cosa spinga il popolo libero ad affrontare la guerra incombente e dovrebbero per questo avere un respiro più ampio; ottimo invece il modo in cui è stata trattata la storia tra Jon e Ygritte, anche se Kit Harrington avrebbe potuto dare una sferzata in più alla sua espressività sottotono.
Gli intrighi ad Approdo del Re continuano: i Leoni temono le Rose e Cersei comanda a Ditocorto di scoprire cosa complottano i Tyrell. Sansa Stark, la chiave per Grande Inverno, diventa merce di scambio e i compratori saranno i Lannister, come chiarisce una volta e per tutte Tywin. Ancora un dialogo splendido e crudele quello tra il vecchio Leone e i suoi figli, marionette nel gioco del Trono, dove anche la più abile dei partecipanti, la regina, non è nulla senza quel potere tanto decantato nella scorsa stagione.
La tensione a palazzo è sempre più palpabile e ringraziamo gli autori per ogni scena in cui ci regalano una Lady Olenna smagliante: battute al vetriolo e astuzia, fanno di questa donna una vera e propria bomba.
A Delta delle Acque è il fuoco del tradimento che estingue tutto quello che di buono Robb è riuscito a conquistare: Lord Karstark e la severità con cui lui, al contrario di Catelyn, viene giudicato dal re del Nord, traccia un profondo solco tra lealleanze. “La mano che giudica è anche quella che deve mettere in atto la sentenza” diceva Ned: le azioni di Robb, giuste, sbagliate o affrettate che siano, porranno fine in un modo o nell’altro alla missione da lui intrapresa. La maturazione del personaggio sceglie una strada tutta sua, distante da quella paterna e materna, nonostante i valori che guidino gli Stark siano gli stessi.
A Roccia del Drago è il fuoco dirompente ma subdolo di Melisandre che annebbia e gioca con la mente di Selyse: la donna, fedele alla sacerdotessa e al suo dio, è stata manipolata così tanto da accettare e giustificare il tradimento del marito, credendosi fermamente colpevole di quegli eredi nati morti e di una figlia da nascondere. Una cieca follia negli occhi di una moglie disperata a cui è stata promessa redenzione eterna, facendo leva sulle sue tragedie, Selyse è uno dei nuovi personaggi che vediamo entrare in scena da questa puntata; ma la “new entry” migliore è sicuramente Shireen. La dolcezza e tenerezza di quella creatura rinchiusa in una torre ci piace tanto, il rapporto con Davos ci commuove e la sua canzone è così delicata che non la dimenticheremo più.
“Dracarys!”è il fuoco di drago che ha liberato Astapor dalla schiavitù; Dany prosegue il suo percorso di crescita, denotando sempre di più il tipo di regina che vuole essere: giusta, forte, misericordiosa e splendente.
Ma il momento più intenso e struggente dell’intera stagione fino ad ora, vede protagonista il mio duo preferito: Jaimie e Brienne vengono portati al cospetto di Roose Bolton e in un momento in cui i due si ritrovano soli, assistiamo al toccante racconto di un meraviglioso Nikolaj Coster-Waldau completamente in parte. Scopriamo che l’appellativo “Sterminatore di Re” è solo la facciata di qualcosa di molto complesso, della scelta di rinunciare alle promesse d’onore per salvare la propria famiglia, molti innocenti e lo stesso sovrano dalla pazzia, da un desiderio di onnipotenza così forte che nemmeno l’Altofuoco è riuscito a divorare: “Bruciali tutti!” gridava Aerys Targaryen durante la presa di Approdo del Re ed è a quel punto che Jaimie sceglie il suo destino. Come un moderno eroe ha indossato la maschera da “Cavaliere Oscuro” per essere ciò di cui la gente aveva bisogno, l’uomo da incolpare e così la verità è stata sepolta sotto la cenere e soltanto in questo lungo confronto ritrova la luce.
Tutta la sequenza è da brividi, davanti a noi non abbiamo lo “Sterminatore di Re” che ha gettato nel vuoto Bran Stark nella speranza di ucciderlo, ma Jaimie, con le sue ferite, i suoi demoni e una sincera, disarmante voglia di una nuova occasione, dare e ricevere fiducia.
PRO:
- Il racconto di Jaimie
- Il duello tra Dondarrion e Clegane
- La fragilità di Arya
- Jon e Ygritte
CONTRO:
- L’affrettata risoluzione di ogni dialogo e decisione dei Bruti
- L’introduzione di così tante storie che possono risultare talvolta frammentarie
Siamo a metà stagione e gli autori ci regalano una delle puntate più intimiste e profonde, nonché la più fedele ai libri; il livello qualitativo sale sempre di più e anche con qualche pecca, “Game of Thrones” resta sulla vetta e rasenta la perfezione.
VOTO EMMY
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.