Può un episodio di Game Of Thrones essere considerato filler? La risposta non è così semplice come si possa pensare. La natura stessa dello show, per come è costruito, impedisce una soluzione chiara a tale quesito. Game Of Thrones non può avere episodi filler in quanto ogni singola porzione di trama presente in ogni episodio ha un suo perché, ed è utile per muovere lentamente tutti i tasselli che piano piano si spostano verso il loro destino.
L’impeccabile estetica di GOT, ottenuta anche grazie agli alti budget, permette una continua e spettacolare realizzazione scenografica. Allo stesso tempo, però, proprio su questa base di perfezione estetica, mai si consumano esercizi di stile fini a sé stessi, momenti utili solo a far vedere quanto tutti siano bravi. Tutto deve essere funzionale alla trama: quindi, no, non esistono filler così come li pensiamo applicati alle serie standard.
Eppure, se si rivolta il punto di vista, tutto in GOT è filler. La produzione abbondante della base cartacea, il grande seguito di spettatori, l’iconizzazione di Game Of Thrones come uno dei prodotti pop di punta nel mercato internazionale: sono questi elementi che permettono di prendersela molto con calma. Non esiste l’esercizio di stile, eppure i tempi possono essere dilatati a dismisura. Tutto è funzionale alla trama, ma ogni porzione di episodio che abbia questa funzionalità può essere stiracchiata con tempistiche a dir poco bibliche. E per questo esiste un episodio come il 5×05 che, sì, è un filler. E’ un filler se consideriamo questa definizione adottando il secondo punto di vista: eventi importanti si profilano, non si realizzano.
Nella successione di sequenze che si vanno avvicendando, ciò che colpisce è come i protagonisti siano per lo più figure secondarie. Esempio: il punto cardine della porzione di Meereen non può non essere la consapevolezza della sopravvivenza di Verme Grigio, vera incertezza che ci si porta avanti da quattro settimane dalla settimana scorsa. Non può non essere questo il nocciolo di questa porzione di storia, in quanto le incertezze politico-strategiche di Daenarys non sono una novità. E non è un caso poi che, perso il saggio Ser Barristan, il livello di confusione aumenti all’ennesima potenza: “che dici? senti mo ti uccido, anzi no ti risparmio, pensandoci bene ti sposo”.
Molto importante, ma sempre in una dimensione preparatoria, è la svolta presa alla Barriera. Jon Snow, giovanissimo comandante, decide che è stato tutto troppo facile. Tanto vale smuovere un po’ le acque facendo scelte che potrebbero smuovere di molto le simpatie della sua gang. Stringere una collaborazione con i bruti equivale, per le concezioni dei guardiani, al celebre “da oggi la lingua ufficiale del Bananas sarà lo svedese” del film “Bananas” di Woody Allen (1972). Tanto che Stannis decide che forse è ora di togliersi dalle scatole.
Sicuramente più accattivante la cena dai Bolton. Per forza di cose, seguire gli Stark è diventato sempre più difficile, quindi i momenti riservati a Sansa non possono che essere tra quelli che affettivamente toccano di più. Ed in questo “Kill The Boy” presenta un momento abbastanza sospirato: la giovane Stark incontra qualcuno della sua originale famiglia. Ok, incontrare Theon Greyjoy non è né incontro piacevole (effettivamente per l’opinione pubblica Bran e Rickon sono stati fatti fuori) né di famiglia, visto il legame non di sangue tra i due “fratelli”. Ah, poi non si chiama più Theon ma Reek e non capisce niente di ciò che lo circonda, ma questi sono dettagli. Significativa però è la distanza che il viscido Roose prende dal figlio. Troppo diverse le due personalità: calcolatore e spietato il primo, folle e maniaco il secondo. Considerando che Stannis conta di farsi una gita da quelle parti e che Sansa non è sola come crede, forse questa prima forma di disunione non potrebbe essere così salutare per i Bolton.
Quando ormai ci si rassegna a vedere solo queste tre location, ecco che si viene catapultati su una lenta barchetta che naviga dallo scorso episodio. Un intero “filler” del genere avrebbe potuto perdere questo appellativo, appunto, facendo accadere qualcosa con il botto nell’ultima scena. Per carità, Jorah che alla fine si becca l’epidemia zombie-di-pietra non è che non sia niente, eppure in questo momento Tyrion potrebbe dirottare di non poco la nostra attenzione. L’incontro imminente con Daenarys è roba troppo grossa per far curare di altro. Coerentemente con tutto il resto dell’episodio, anche il finale, quindi, non porta ad un evento nuovo, bensì alla preparazione di una nuova situazione. Game Of Thrones può permettersi ciò: può permettersi di non accontentare i fan ad ogni singolo episodio per poi estasiarli o letteralmente accoltellarli alle battute finali della stagione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Sons Of The Harpy 5×04 | 6.82 milioni – 3.6 rating |
Kill The Boy 5×05 | 6.56 milioni – 3.5 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.