Generazione 56k 1×07 – Message In A BottleTEMPO DI LETTURA 3 min

/
0
(0)

Generazione-56k-1x07La semplicità della narrativa di Generazione 56k potrebbe essere facilmente paragonata al romanticismo dei Baci Perugina se fosse una serie anni ’90, ma essendo una serie post 2000 occorre avvicinare temporalmente la similitudine e dire che si tratta di romanticismo da frasi di Tumblr. Alcuni spezzoni di dialogo, infatti, risultano essere decisamente costruiti e suonano spesso e volentieri poco credibili. Ma il tutto non inficia l’ottimo intrattenimento che la serie prodotta da Cattleya e The Jackal sono riusciti a mettere in piedi.
Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli reggono senza problemi la scena, ma avere a disposizione due spalle del calibro di Gianluca Fru e Fabio Balsamo aiuta sicuramente la serie a rimanere coerente con la sua leggerezza e comicità. Perfetto, da questo punto di vista, il connubio tra il funerale di Ciro (con tanto di omelia-monologo di Daniel) e la sequenza successiva al bar del padrino dove viene recuperata la celeberrima bottiglia dei segreti (lasciata in custodia a Daniel) dove l’intero paese, nel corso degli anni, aveva depositato foglietto dopo foglietto ogni singola malefatta, ogni bugia, ogni rivelazione, ogni verità celata al mondo.
E così è anche per Matilda che proprio in quella bottiglia aveva nascosto la cartolina che tanto desiderava poter consegnare a Daniel.

UNA COMMEDIA CHE FUNZIONA


Una verità rimasta nascosta da altre verità e che con il tempo è finita nel dimenticatoio. Tant’è che Matilda stava per sposare Enea. Poi il fatidico incontro in “L’Appuntamento” dove gli equilibri cambiano incontrovertibilmente ed il passato riaffiora andando a colpire una ferita fresca: un sentimento d’amore, quello di Matilda per Enea, destinato a spegnersi. Intorno alla storia d’amore, come detto, vengono presentate molte frasi fatte, ma anche sottotrame interessanti che aiutano lo show a reggersi in piedi senza essere fin troppo dipendenti dai due personaggi principali e dalla loro storia (nonostante, evidentemente, restino al centro del racconto).
La necessità di un’idea per una nuova app ed un lavoro reso precario dalla decisione di Daniel di prendere di petto la vita sono problemi rimasti sì irrisolti, ma menzionati a più sprazzi lasciando intendere che si tratta di elementi di contorno non dimenticati dagli sceneggiatori.
La serie poi richiama se stessa riproponendo per la seconda volta Matilda alle prese con una problematica d’amore esterna che cerca di risolvere trasponendola su di essa. Era successo prima alla festa di divorzio dell’amica, quando il discorso di Ines sembrava averla colpita nel profondo; ricapita nuovamente con Gaia, la giovane protagonista dello spettacolo messo in piedi da Enea, che fugge spaventata dopo aver baciato in scena un ragazzo che non è il suo, ammettendo che mentre lo faceva aveva “provato una scossa”. Parole che, nuovamente, scuotono Matilda. E che la portano, incoscientemente, a chiamare Daniel da poco venuto a conoscenza dell’esistenza della cartolina nascosta nella bottiglia (fortunosamente rotta dallo sbadato Fru/Lu).
E la verità torna nuovamente a galla, esattamente come la cartolina.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Metafora ascensore-scala e discorso di Daniel
  • Fru e Balsamo: co-primari d’eccezione
  • La cartolina di Matilda per Daniel
  • L’incontro finale e… la fuga?
  • “Però lei l’hai riconosciuta subito”
  • Romanticismo un po’ sempliciotto

 

Una storia semplice, sicuramente, ma che per mezz’ora intrattiene, emoziona il giusto e si mantiene su di un ottimo livello sia per qualità di scrittura, sia per la recitazione. Certo, non si ha ovviamente sotto gli occhi Notting Hill, ma attendersi un livello di questo tipo dal prodotto Netflix-The Jackal sarebbe stato forse troppo. Otto puntate che filano via senza intoppi (per lo spettatore, per Daniel si vedrà) e che sembrano funzionare. Ma per poter determinare quanto una serie abbia funzionato il tassello più importante resta il finale. Ecco quindi che “L’Ascensore” rappresenta l’appuntamento per dimostrare definitivamente che Generazione 56k non è stato un buco nell’acqua. Non resta che incrociare le dita, sia per la serie, sia per Daniel.

Quanto ti è piaciuta la puntata?

0

Nessun voto per ora

Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

Precedente

Generazione 56k 1×06 – Come Mai

Prossima

Generazione 56k 1×08 – L’Ascensore

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.