Come appuntato nella precedente recensione, Generazione 56k continua a portare avanti la propria narrazione cercando di intaccare solo in minima parte Enea, l’attuale fidanzato di Matilda, mettendolo spesso e volentieri sotto una luce positiva e non negativa. Quando, per esempio, i due si conoscono per pura casualità durante una festa in maschera (entrambi vestiti da Beethoven, chi il cane, chi il compositore); oppure quando Matilda decide di riconsegnare il regalo non richiesto al padre ed Enea cerca di fare da mediatore e far ragionare la ragazza.
Un viaggio, quest’ultimo, che viene presentato in parallelo rispetto a quello del passato.
La giovane Matilda, infatti, desiderosa sia di rivedere il padre, sia di scoprire la verità attorno alla sua fumosa e sfuggente figura decide di farsi Napoli-Roma in completa solitudine e tenendo all’oscuro di tutto la madre.
Nel presente il viaggio è quello di Enea-Matilda, sempre per Roma, sempre per incontrare il padre e ribadire la necessità che mantenga le distanze perché non voluto.
RAPPORTO PADRE-FIGLIA
Il confronto padre-figlia si conclude nella maniera più prevedibile, rispecchiando il classico cliché delle commedie dove l’incontro studiato come scontro finale viene sfruttato per un sano momento di riappacificazione generale. Ecco quindi che Matilda vede sotto una luce diversa il padre, forse perché più matura o forse perché in prima persona sta vivendo degli stravolgimenti che non credeva possibili.
Un momento riflessivo, tuttavia, che non aiuta Enea a rientrare nelle grazie di Matilda ormai con un solo chiodo fisso in testa dal nome Daniel.
Tuttavia, con la sua cotta adolescenziale, Matilda sembra aver incrinato definitivamente il rapporto visto e considerato il modo in cui il ragazzo è venuto a conoscenza sia di Enea, sia dell’imminente matrimonio.
Proprio per questo motivo c’è necessità di una seconda riappacificazione che, questa volta, fallisce prima ancora di essere portata in scena perché allontanatasi momentaneamente dal fidanzato, Matilda prima scopre che Daniel l’ha bloccata telefonicamente, poi lo scorge in lontananza mentre bacia una ragazza. Il sogno si incrina, tutto sembra precipitare e la puntata termina lasciando il dubbio di ciò che ne seguirà.
Generazione 56k è una serie tv che non tenta né di ostracizzare, né di gonfiare di elogi Internet e tutto ciò che gli ruota attorno, bensì basa la propria narrazione sull’importanza del dialogo, della comunicazione. E, anche, sui malintesi che vengono a crearsi per improbabili concomitanze di fattori e momenti.
Questo bacio di Daniel, che fa scaturire in Matilda una scarica di dubbi e ulteriori perplessità, dovrà quindi essere contestualizzato e spiegato nei prossimi episodi dando modo ai due protagonisti, finalmente, di chiarire la situazione.
UNA SERIE TV LEGGERA
La nuova serie tv Netflix potrebbe tranquillamente essere definita un prodotto leggero e non si sbaglierebbe. “Leggero” deve, ovviamente, essere inteso con un’accezione positiva in quanto si tratta di un intrattenimento che era lecito attendersi e fa piacevolmente piacere notare che i The Jackal non monopolizzino il prodotto rendendolo a conti fatti una loro costola. Francesco Ebbasta è ideatore e regista; Gianluca e Fabio sono tra i protagonisti, ma secondari ed aiutano a smorzare i toni di una commedia che altrimenti potrebbe apparire eccessivamente sentimentale.
Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli, d’altra parte, reggono la scena in completa autonomia riuscendo ad alternare momenti da vera e propria commedia a quelli da storia d’amore. Esempio di questo perfetto mix è stata la sequenza del loro primo incontro nel precedente episodio. Claudia Tranchese (Inés), Sebastiano Kiniger (Enea) ed il resto del cast risultano essere degli ottimi co-primari e spalle recitative per dare spazio a dialoghi sia di coinvolgimento, sia utili a progredire con la narrazione. Generazione 56k è un prodotto sicuramente non privo di qualche neo, ma nell’insieme tutto sfuma in un intrattenimento godibile, contenuto e con un intreccio tra passato e presente sviluppato in maniera interessante.
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Questo matrimonio, alla fine, si farà?
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.