Dietro Generazione 56k c’era attesa, ma c’era anche timore.
C’era attesa perché vedere i The Jackal in partecipazione con Netflix per la produzione di una serie tv originale era un motivo più che sufficiente per attendersi un prodotto di sicuro interesse; parallelamente però c’era timore di ritrovarsi di fronte all’ennesima operazione nostalgia in cui “gli anni XX erano meglio, oggi fa tutto schifo e si son persi i valori” e mille altre frasi fatte da chi, parlando del passato (e vivendo in funzione di esso), perde la cognizione di cosa sia il presente, millantando una superiorità dai tratti indefinibili dei “favolosi” anni 80/90 o chi per loro.
Ebbene, dopo quattro puntate, si ha ormai la certezza che Generazione 56k non è in alcun modo un’operazione nostalgia, bensì una commedia romantica/drammatica in cui oltre al parallelismo con il passato (utilizzato come elemento di contorno e non come perno centrale della storia) c’è molto di più. In primis una (presunta) storia d’amore che, dopo questo quarto episodio, si fatica ad immaginare possa concludersi bene.
Matilda: “Siediti, siediti. No, no, no Daniel. Non posso restare. Sono soltanto venuta per dirti che l’altra sera io dovevo dirti chi ero soltanto che tu mi sembravi molto convinto, però sì, avrei dovuto farlo. Anche perché tu probabilmente stavi incontrando la donna della tua vita e per colpa mia invece hai perso un’occasione e non l’hai fatto e mi dispiace tanto per te…”
Daniel: “Matilda… tu mi piaci.”
Matilda: “Grazie.”
DESTINO BARO E BEFFARDO
Nella puntata precedente, Daniel era riuscito a scoprire l’identità della misteriosa ragazza che per l’intera serata dell’appuntamento si era finta Magda: Matilda Pastore, conosciuta anche come Satana. Un colpo di scena che riporta indietro nel passato Daniel, e lo spettatore insieme a lui, mentre i giovani bambini dell’isola di Procida stanno progressivamente scoprendo l’infinita bellezza ed utilità di Internet. Ognuno per i propri interessi personali: Daniel, Luca, Sandro per cercare di racimolare qualche soldo; Matilda per scoprire la verità sul padre e andare a trovarlo a Roma. Un’arma a doppio taglio che se da un lato sembra poter semplificare alcune cose, dall’altro potrebbe rivelarsi portatrice di scoperte che forse sarebbe meglio non portare alla luce. Come per esempio la storia d’amore tra il padre di Matilda ed una famosa attrice sul set in cui entrambi stanno lavorando.
Ma Generazione 56k si diverte a saltare tra presente e passato concedendosi l’opportunità di presentare Matilda e Daniel in due momenti totalmente diversi ma accomunati dal desiderio dei personaggi di essere onesti e sinceri: nel 1998 Daniel chiede suggerimenti alla ragazzina per conquistare Ines; ai giorni nostri sempre lui confessa la sua infatuazione per Matilda. Un’informazione che manda in confusione la ragazza, accordatasi per l’appuntamento solamente per rivelare la triste verità a Daniel (l’imminente matrimonio).
“Fedeltà” manda in confusione anche lo spettatore, però. Solitamente in un frangente di questo tipo, in cui i due protagonisti principali sembrano innamorati, si propenderebbe per l’eliminazione per qualsivoglia tipo di impedimento: attuali fidanzati/e, famiglie contrarie ecc. Ecco quindi che questo quarto episodio mette in mostra il rapporto tra Matilda ed Enea portando lo spettatore a non riuscire ad odiare visceralmente (come solitamente accade) l’innocente fidanzato. Enea è una persona gentile, disponibile, volenterosa, forse un po’ troppo melensa, ma decisamente innamorata di Matilda. E quindi che si fa?
Beh, il destino risponde picche a Daniel che in una sequenza decisamente rapida scopre prima dell’esistenza di Enea e poi del matrimonio (venendo pure invitato). Una risposta chiara da parte del destino resa ancora più evidente da un aspetto grafico: Salvo ed il suo incontrollabile dito medio che rende ancora più palese il pensiero del destino a Daniel, pronto a sputare in faccia al povero ragazzo che, sconsolato, non può fare altro che andarsene e cercare di voltare pagina.
Generazione 56k si dimostra serie tv d’intrattenimento in cui viene ottimamente dosato l’elemento evocativo del passato, riuscendo a calarlo nel contesto narrativo senza renderlo vero perno narrativo della storia rappresentato, invece, dalle vicissitudini tra Daniel e Matilda. E dalla dimostrazione che se la fortuna è cieca, la sfortuna invece ci vede benissimo.
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Operazione nostalgia? No, Generazione 56k è il prodotto leggero e di intrattenimento che bisogna sperare di ottenere.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.