Il continuo alternarsi dei punti di vista all’interno di Generazione 56k, fa sì che si possano creare delle soluzioni narrative interessanti, come quella proposta in questa “Come Mai” che, insieme alla precedente “Il Regalo”, rappresenta un ideale dittico.
In particolare, questo episodio serve per svelare cosa si cela dietro il plot twist che chiudeva quella puntata. In questo modo viene nuovamente ribaltato tutto quanto, ma stavolta questo continuo ribaltamento degli eventi non sortisce l’effetto sperato, risultando peraltro piuttosto prevedibile e ripetitivo.
IL RITORNO DI ROSA
L’episodio vede il ritorno di Rosa, la ragazza rimorchiata da Daniel nel primo episodio e immediatamente “scaricata”. Il possibile ritorno di fiamma fra i due è la molla narrativa che tiene incollato lo spettatore fino all’ultimo, soprattutto visto l’evolversi dei sentimenti di Matilde per Daniel.
Si entra dunque in un’ottica di “gioco degli equivoci” con triangolo amoroso, situazione peraltro tipica della commedia all’italiana, e che quindi, se sviluppata male, rischia di apparire come trita e ritrita.
Sebbene sia abbastanza prevedibile fin dall’inizio come si evolverà il rapporto fra i due, gli sceneggiatori sono comunque bravi a tenere in sospeso questa storyline fino all’ultimo, anche se la chimica fra i due personaggi non è esattamente delle migliori e le interpretazioni appaiano molto fiacche rispetto a quanto visto finora.
ANNI ’90 E KARAOKE
Decisamente migliore la parte flashback degli anni ’90 (che finora era stata parecchio statica in realtà) che qui raggiunge il suo apice con il suo primo vero plot twist significativo. Il piano dei tre piccoli “imprenditori” Daniel, Sandro e Lu, è la molla che li fa finalmente crescere come gruppo di amici, ma soprattutto che li indirizza sempre di più verso la separazione verso le piccole Matilde e Ines. Ed è perfettamente in tema con le tematiche della serie, mostrando i primi effetti dell’Internet sulle persone e dimostrando come fossero assolutamente vere le parole del Dottor Cox.
Il tutto condito da una ricostruzione pressoché perfetta degli anni ’90, compreso l’immancabile karaoke che accompagna la soundtrack contenete l’immancabile canzone degli 883 che dà il titolo all’episodio.
UNA STRUTTURA GIÀ VECCHIA?
Nonostante però la paraculata la scelta di Max Pezzali come specchio per le allodole, l’episodio in sé scorre come una lunga parentesi narrativa che riconduce il tutto verso la scena finale (che lo spettatore ha già immaginato dall’inizio).
A questo si aggiunga una performance del duo Daniel-Rosa non proprio ai livelli dei primi episodi, che per molti versi sembra scimmiottare la recitazione ostentata e falsa dei film di Muccino, senza far capire però il confine fra le intenzioni e la parodia vera e propria.
La scena viene così retta dal solo Lu (Gianluca Colucci), il cui ruolo dovrebbe essere quello della semplice “spalla comica”, ma che risulta in realtà il personaggio migliore visto finora nello show.
Si comincia ad avvertire, quindi, una certa pesantezza di questi continui cambi di prospettiva, quando il desiderio è semplicemente quello di convergere, il prima possibile, verso il tanto atteso finale di stagione.
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Forse il primo passo falso compiuto da questa serie. E sulle note di Max Pezzali per giunta!
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!